Capitolo Otto

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AD OCCHI CHIUSI

Capitolo Otto


"A volte le  parole non bastano.
E allora servono i colori.
E le forme.
E le note.
E le  emozioni."

ALESSANDRO BARICCO


Okay, era palese che George lo stesse facendo apposta.

Non era la prima volta che correggeva un mio lavoro, e mai aveva impiegato così tanto tempo per farlo. D'accordo che questa volta mi giocavo la copertina e che anche il buon nome dell'Edinburgh Fashion Magazine era in qualche modo, nelle mie mani, ma essere schiava dell'ansia per più di un'ora era davvero troppo. Avrei preferito andarmene nel mio ufficio e aspettare di essere chiamata, piuttosto che rimanere seduta come un rigido soldatino sulla logora sedia del logoro e polveroso ufficio di George.

Sentivo il fastidioso "tic toc" dell'orologio in plastica grigia appeso alla parete che andava ad un ritmo decisamente lento rispetto al battito del mio cuore. Io ero così! Fin da quando ero piccola, mi facevo sovrastare da mille ansie e mille paure e anche se tra me e me dicevo che se anche una cosa fosse andata male, avrei potuto migliorare, mi sentivo sempre male, con una fastidiosa morsa all'altezza dello stomaco.

Dopo qualche secondo, finalmente quel sadico si schiarì la voce, posando i miei fogli sulla scrivania. Dopodiché si sfilo i suoi tondi occhialetti e li posò davanti a sé, toccandosi l'inizio del naso con l'indice e il pollice.

Ingoiai un po' di saliva e presi a fare grandi respiri.

-Jane, puoi andare.- si limitò a dirmi.

Cosa? Cioè io mi stavo facendo un sacco di paturnie mentali e lui mi liquidava con un semplice : "Puoi andare"?

Se fossi stata in un'altra situazione gli avrei sicuramente risposto a tono, ma non ero nelle mie complete facoltà mentali per farlo, per cui mi litai ad alzarmi dalla sedia e a rimetterla ordinatamente al suo posto, poi mi avviai verso la porta dell'ufficio.

-Potrebbe dirmi com'è andata?- mi limitai a chiedergli, guardandolo negli occhi.

George rimase a osservarmi serio. Dio, era andata così male? Avevo lavorato per due settimane sfornando un articolo così...pessimo? Mi veniva da piangere.

-Sebbene ci siano troppe virgole, e sebbene potevi evitare di mettere troppe citazioni, il tuo articolo...è semplicemente...- si fermò posando lo sguardo fuori dalla finestra.- uno dei migliori che io abbia mai letto.- disse spiazzandomi, riguardandomi con un'ombra di un sorriso sul volto. Un attimo...sorriso? Il mio capo mi stava sorridendo? E mi aveva detto che avevo fatto un buon lavoro? Mi sentivo poco bene. Sorreggetemi vi prego!

-Ehi Ryan...non mi sverrai in ufficio, vero? Ho già perso tempo con te...ora va.- mi liquidò con un gesto della mano.

Aprii la maniglia della porta e mi recai dai miei colleghi. Oddio...ero la persona più felice del mondo...oddio non potevo crederci...oddio, oddio, oddio! Sentii le mie labbra curvarsi in un sorriso, in uno di quei sorrisi involontari che ti spuntano quando sei troppo contenta. Sentii il cuore leggero come una piuma, e dopo essere arrivata davanti al mio ufficio, vi entrai saltellando letteralmente e andando tra le braccia di Freddie, sotto lo sguardo curioso di tutti.

-Oi tesoruccio...è andata alla grande, non è vero?

Annuii con il capo sorridendo sul suo petto.

-Che ti ha detto?- mi domandò Vincent, fintamente distaccato.

-Nulla di che...solo che il mio è stato uno degli articoli migliori che abbia mai letto!- quasi urlai nel dirlo.- Avrei voluto saper di più...ma mi ha liquidato dicendo di aver perso troppo tempo con me!- mi staccai da Freddie per rispondergli.

Ad Occhi ChiusiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora