Capitolo Undici

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Chi non ha avuto un cane non sa cosa significhi essere amato.
(Arthur Schopenhauer)


Avete presente quei momenti in cui vorreste che la vostra vita fosse un film semplicemente per avere un telecomando e usarlo per mettere in pausa i momenti più belli? Beh in questo momento io avrei voluto avere un telecomando proprio per questo motivo!

Quando si è con il ragazzo che ti piace e questo sta ballando con te e durante il ballo ti fa a avvicinare a sé, tu cosa puoi fare? Me lo stavo chiedendo da un po'.

Erano diversi secondi, ormai, che io e Terence eravamo nella stessa posizione. Eravamo vicini, molto vicini. Potevamo persino...baciarci. Ma cosa andavo a pensare? Io e lui baciarci? Terence Ashling baciare me? Mi diedi della stupida mentalmente.

Potevo respirare a pieni polmoni il suo profumo e la nostra vicinanza era tale che potevo persino vedere l'accenno di barba che stava crescendo sulle sue guance.

Ma la "favola" durò poco. Perché pochi secondi dopo lui si schiarì la voce e si allontanò da me, sempre tenendomi per mano.

-E oggi com'è andata al lavoro?-domandò come se nulla fosse.

Ecco adesso avrei voluto avere di nuovo un telecomando, ma non per mettere in pausa la scena, ma per tornare indietro al momento in cui le labbra di Terence erano solo ad una spanna da me.

***

-No! Non ci credo e non ci voglio credere! Cioè tu...tu e lui eravate vicinissimi, potevi persino baciarlo e poi...ti chiesto semplicemente com'era andata la tua giornata al lavoro?- fece Abbie ad un semaforo nella via di ritorno a casa.

-Sì, hai capito benissimo.- le risposi, permettendo al vento di accarezzarmi la faccia dal finestrino.- è proprio palese che mi veda solo come un'amica, cara Abbie. -Sospirai.- Forse voleva risultare gentile nel fare un passo un po' "particolare" nel ballo, ma quando ha sentito che gli ero molto vicina ha pensato bene che fosse meglio che mi allontanassi.- continuai leggermente triste.

Non che mi aspettassi chissà che...insomma, alla fine stavamo parlando di Terence Ashling...il ragazzo freddo e scontroso che non ti parlava mai di sè e che ti confondeva con le sue frasi ad effetto.

-Mhm...Terence non me la racconta giusta...no, direi proprio di no.- disse sottovoce quasi come se stesse parlando tra sé e sé. - Secondo me non l'ha fatto perché gli dispiaceva il fatto che tu gli stessi vicino. Sì insomma...pensaci, Jane...lui cosa ti ha fatto sempre capire dell'amore?- ora parlò a voce alta, guardandomi per un momento e poi ritornando a guidare, quando scattò il verde.

-Che lui non l'ha mai provato e che non si fidanzerebbe mai, perché per lui tutte le ragazze che lo corteggiano sono solo interessate ai suoi soldi più che alla sua persona.- dissi.

-Bene! E dietro questa frase non c'è un po' di insicurezza per te? E' palese che dopo essere diventato cieco sia diventato più fragile! Probabilmente non vuole che voi due vi avviciniate troppo perché teme che tu ti possa innamorare di lui e non vuole che questo accada, perché è cieco.- concluse come se avesse pensato a tutte queste parole almeno un'ora prima.

-Abbie, so benissimo che è un ragazzo fragile! Ma detto così, sembra proprio che la mia vita sia una telenovela.- ridacchiai.- non so davvero che pensare. Il guaio è che a me lui piace troppo e non so che fare...davvero!- ammisi.

Mi sentivo così...strana e anche un po' stanca, perché avevo la testa nel pallone e non avevo idea di come reagire.

-Non preoccuparti Jane, vedrai che si sistemerà tutto alla fine.- mi strinse un ginocchio Abbie, sempre mantenendo lo sguardo fisso sulla strada.

Ad Occhi ChiusiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora