Agata camminava davanti a me, senza dire nulla. Ogni tanto si girava. Aveva un'espressione preoccupata. Avevo la sensazione che qualcuno ci seguisse.
Continuammo a camminare ancora ed un po e io non riuscivo ancora a capire cosa stesse succedendo.
"Agata? Dove mi stai portando?"
Non si girò, continuò per la sua strada senza darmi spiegazioni.
Dopo un po arrivammo davanti ad un palazzo. Era grigio, vecchio e abbandonato. Proprio come quello della città sconosciuta. Ero sempre più confusa...
Lei mi guardò. "Questo è il passaggio che ti porterà nel tuo incubo più profondo. Ti porterà nel luogo o.nella situazione di cui tu hai più paura."
Continuavo a non capire.
Mi abbracciò e corse via.
Ero curiosa ma allo stesso tempo avevo molta paura e nella mia testa galleggiavano un sacco di domande.
Misi la mano sulla maniglia della porta d'ingresso. Ma un'urlo mi bloccò. Mi girai e vidi Tom. Il Tom bambino, quello magro e basso ma che per i lineamenti era uguale a quello che conoscevo io, quello della mia età.
Urlava e intanto piangeva mi prese per una manica e mi portò via da lì.Mi svegliai di soprassalto. Dov'ero? Cos'era successo? Che ore erano?
Presi il telefono e nonostante fosse molto tardi mandai un messaggio a Tom.
"Vieni alle 7.30 davanti al cancello di scuola domani".Il giorno dopo non c'era scuola ma io avevo bisogno di parlare con Tom.
Tentai di riaddormentarmi ma.non ci riuscivo. Mi sentivo osservata ed ero a disagio. Ma in camera mia non c'era nessuno.
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Era li davanti che mi aspettava e appena mi vide mi corse incontro un po preoccupato.
Mi abbracciò.
"Cos'è successo?"
Gli raccontai tutto: il sogno, di Agata, di lui da bambino, del prato, del palazzo e della sensazione che provai quando mi svegliai. Guardai il mio anello,o meglio, l'anello di mia madre.
Tom mi disse che magari era solo un incubo e che non era successo niente di poi così strano ma io sapevo che non era così.
Ci doveva essere una spiegazione logica a tutto ciò.
Avevo chiamato anche Agata e dopo poco arrivò. Dovetti rispiegare tutto daccapo e anche lei mi aveva detto che era solo un incubo passeggero.
Il resto della giornata volò via veloce insieme a loro e fu già ora di dormire di nuovo.
Agata rimase a casa mia a dormire quindi mi sentivo un po più al sicuro ma nonostante ci fosse lei il sogno si ripresentò costringendomi a rimanere sveglia per il resto della notte.Ed a quando Agata era rimasta a casa mia a dormire trascorse un mese. Tutto andava bene ma il sogno si ripresentava tutte le notti, nessuna esclusa.
Con Tom andava bene, escludendo qualche litigata per motivi infantili.
Insomma, mancava solo un mese alla partenza per Roma e io ero terrorizzata dapprima per gli esami e poi per l'imminente trasloco.
Ne parlavo spesso con Agata e anche con Tom. Non vedevamo vie alternative se non quella di andare a Roma senza causare problemi a mio padre. Ma io non volevo lasciare né Tom né Agata.
Ma era così e io non potevo farci niente.
Con mio padre andava tutto bene e l'anello di mia madre era sempre con me ed era diventato un po il mio "porta fortuna"....