Chapter seven

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"Mi prendi in giro?!" esclamò Lila dall'altra parte del telefono, scioccata.

"No" mi limitai a risponderle per l'ennesima volta.
"Dovete vedervi e parlare. Assolutamente." disse sicura.
"Abbiamo già parlato e per il prossimo mese e mezzo siamo a posto" risposi secca, lei si arrese probabilmente notando che ero stanca dell'argomento. Dopo aver concluso la chiamata con Daniel l'avevo chiamata, mi serviva un parere esterno, anche se di parte.

"Allora, dimmi come te la passi" chiese cambiando argomento, sgranai gli occhi ricordandomi del concorso.

"Indovina? Vado in Spagna! Per un concorso di fotografia, se ce la faccio mi daranno una borsa di studio all'Accademia delle Belle Arti di Boston!" dissi più che entusiasta, ci fu un attimo di silenzio nel quale il mio entusiasmo scemò un poco.

"Che notizia fantastica" disse Lila, si capiva lontano un miglio che non era affatto felice.

"Non è detto che vinca..." iniziai

"Non dirlo neanche per scherzo, ho capito quanto la fotografia sia importante per te e voglio che tu vinca per essere felice, solo che mi mancherai" concluse determinata, intristendosi sulla parte finale.

"Potresti sempre far richiesta anche tu, se per belle arti intendono anche architettura e design potremmo benissimo andare all'università assieme e..." iniziai a blaterare senza un freno, finché lei non mi interruppe.
"Lo sai anche tu quanto mi piacerebbe ma manca poco tempo e non posso aspettare che tu finisca il concorso e sperare che tu vinca, mandando all'ultimo la domanda a Boston" disse rassegnata.

"Anche io avevo fatto richiesta alla NYU ma non mi hanno mandato ancora niente..." ancora una volta non mi lasciò terminare il discorso

"A me si, mi hanno presa" disse in un sussurro, quasi a non voler farsi sentire, però io la sentii.

"Che cosa?" sbottai incredula e arrabbiata "e quando te lo avrebbero detto che ti avevano presa? E perché non mi hai detto nulla?!" 
"Avevo paura va bene? Mi hanno mandato la risposta il giorno dopo la tua partenza e io non potevo mica chiamarti sbattendotelo in faccia!" rispose a tono
"Avresti potuto benissimo farlo invece!" urlai

"Stavi già abbastanza male per conto tuo" disse. Non seppi come risponderle perché aveva ragione e perché si era preoccupata per me. Ero nel torto.

"Senti... Appena ci saranno le vacanze di primavera ne parleremo, ora vado" disse tristemente e io annuii, sapendo che non poteva vedermi.

Due persone stavano male e stavano così a causa mia. Era tutta colpa mia e della mia stupida paura e codardia. Perché, capii solo in quel momento, ero spaventata di quello che sarebbe potuto succedere se avessi iniziato a dipendere da Daniel e da ogni sua piccola attenzione, usando l'imminente trasferimento di mio padre come scusa per andarmene e scappare. 

Ma infondo, qui, avevo imparato a conoscere meglio me stessa, a pensare e riflettere sulle mie azioni per prendere una decisione che per una volta fosse giusta. 

Mi alzai dal pavimento, sul quale ero ancora seduta, ed iniziai a girare per la mia stanza facendo lavorare il cervello.

Mi serviva un programma da seguire, una pista da precorrere, non avrei dovuto sbandare o sarebbe stata la fine per tutti

Angolo autrice
Hey amicii, sono riemersa dall'oltre tomba. Volevo dirvi che mi sto impegnando davvero molto per riuscire  scrivere in questo periodo che non è dei migliori per me, e scusatemi se i capitoli sono corti ma più di così non riesco a fare.

Ve se ama

-e


close as strangers [sequel of burn it down]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora