Non seppi esattamente cosa fare una volta che l'ebbi difronte, ma a quanto pare ci pensò la mia migliore amica, che mi diede una spinta facendomi scontrare con il suo petto, forse un po' troppo forte. Un piccolo grido di sorpresa mi sfuggì dalle labbra non appena capii che Daniel si era sbilanciato all'indietro, trascinandomi rovinosamente a terra con se.
"Scusa" biascicai a poca distanza dal suo viso.
"Lila usa un po' troppa forza nelle braccia" sussurrò per poi ridacchiare, trascinandomi con se.
"Già" sussurrai di rimando, guardandolo negli occhi, non capendo più nulla. Il suo viso nella penombra sembrava quasi angelico. Scossi lievemente la testa, tirandomi in piedi ed offrendo una mano al moro, che accettò ben volentieri.
"Andiamo dentro, venite" dissi guidandoli verso la casa buia e silenziosa, facendoli passare per la porta sul retro, entrando poi in cucina. Cercai di fare piano per non svegliare Tyler che dormiva sul divano a poca distanza da noi, e accesi solo una piccola lucina.
Lila e Daniel si sedettero sugli sgabelli dell'isola, togliendosi le giacche leggere che avevano addosso.
"Quanto rimarrete qui?" chiesi mentre mettevo a bollire del the per loro, io lo odiavo.
"Qualche giorno, ci hanno anticipato le vacanze di primavera" mi informò la mia migliore amica.
"Fantastico, avete un posto dove stare?" domandai ancora.
"In verità speravamo nella tua generosità" rispose Daniel.
"Dovrete accontentarvi del pavimento della mia stanza" risi, mettendo l'acqua in due tazze e porgendogliele insieme alle bustine di the.
Per qualche istante regnò un silenzio imbarazzato. L'ultima volta che avevo parlato loro, le nostre conversazioni non erano state delle migliori. Non potevo neanche tirare fuori il discorso dell'università, che era un tasto alquanto dolente purtroppo.
"Quella l'hai scattata tu?" mi sentii chiedere da Lila. Si stava riferendo ad una foto che mio padre aveva deciso di attaccare al frigo con un magnete, rappresentava il tramonto in una spiaggia dove io e Tracy andammo i primi giorni in Spagna. La figura principale era lei, girata di spalle all'obbiettivo con i capelli e i vestiti mossi dal vento.
"Si, l'ho fatta in Spagna" risposi poco dopo.
"Chi è la ragazza nella foto?" chiese Daniel.
"Tracy, fa il corso con me" dissi guardandolo.
"Come è andata laggiù?" domandò la mia migliore amica. Così iniziai a parlare, raccontando del viaggio in aereo con il bambino urlante, del fatto che non avessi svuotato le valige, da come non mi fossi affatto impegnata per vincere e mi persi nella descrizione della piccola città nelle vicinanze di Barcellona in cui ero stata. Loro ascoltavano attenti, senza interrompermi.
"Sembra un bel posto" disse Lila quando ebbi finito.
"Potremmo andarci un giorno" ipotizzai pensando a quanto ci saremmo potuti divertire noi tre.
"Forse" disse Daniel.
"Beh, è tardi e io ho sonno, che ne dici di presentarmi il pavimento di camera tua?" io e il moro ridacchiammo all'affermazione di Lila, e li condussi entrambi di sopra dandogli due sacchi a pelo.
Ci augurammo la buonanotte, per poi andare a dormire.
Ma io non riuscivo a chiudere occhio. C'erano così tante cose di cui io e lui dovevamo parlare, troppe cose da chiarire.
Mi rigirai nel letto, voltandomi verso il moro, trovando il suo sguardo già nella mia direzione. Mi aspettai che chiudesse gli occhi, si girasse, guardasse altrove. Invece continuò a guardarmi dritto negli occhi. Ci fissammo per quelli che parvero minuti prima che, raccolto tutto il mio coraggio, mi alzassi e gli facessi segno di seguirmi. Con mi sorpresa si alzò e mi stette dietro mentre attraversavo silenziosamente la casa, fino alla porta principale, dalla quale uscimmo, mettendoci a sedere sull'amaca in veranda. Eravamo esattamente uno di fronte all'altra.
"Andrai a Boston, non è vero?" chiese dopo quelli che parvero minuti interi. Annuii in risposta.
"Non cambierai idea, vero?" domandò ancora. Scossi la testa sconsolata, abbassando lo sguardo sulle mie mani, improvvisamente diventate la cosa più interessante di questo mondo.
"Mi mancherai come l'aria Vis" disse sorprendendomi, per poi abbracciarmi forte, stringendomi a se.
"Anche tu, non sai quanto" risposi nascondendo la testa nell'incavo del suo collo. Rimanemmo così a lungo. "Tu dove andrai?" ebbi il coraggio di chiedere, con voce flebile, allontanandomi di poco.
"Sarò alla Chicago University, con la borsa di studio per il calcio" rispose dopo poco. Risi amaramente, tornare a New York non sarebbe stato comunque un vantaggio.
"Eri nella squadra di calcio e non me l'hai detto?" chiesi cambiando argomento, facendolo ridere flebilmente.
"Ero anche nella tua stessa classe di chimica se è per questo" fece ironia, facendomi ridere.
"Non saremo poi così lontani" disse tornando serio. Sentii la sua voce carica di tristezza, ma vidi i suoi occhi pieni di speranza.
"Solo due ore di aereo circa" constatai annuendo, non volendo distruggerlo più di quanto già avessi fatto.
Si avvicinò pericolosamente a me. Il cuore iniziò a battere talmente forte che sentii dolore al petto. Poggiò la sua fronte sulla mia, guardandomi dritta negli occhi, poggiando una mano sulla mia guancia per poi accarezzarla con il pollice.
"Non permetterò che nulla ci separi di nuovo" sussurrò.
Angolo autrice
Mi sono fatta venire il diabete da sola, aw. Dovrete aspettare ancora un pochettino per il bacio, sorreeeeh *risata malefica*
Mi farebbe davvero tanto piacere se lasciaste un commento con le vostre opinioni sul capitolo, visto che ultimamente sono diminuiti in generale, grazie mille. Alla prossima settimana con il nuovo capitolo.Cactus a tutti
-e
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close as strangers [sequel of burn it down]
FanfictionQuesta storia è il sequel di "burn it down" Mi ero pentita e mi stavo pentendo delle mie scelte, ma ormai non ci potevo fare nulla, se non godermi a pieno questa nuova vita. Tutti i diritti sono riservati a @fandomsfact per trama e ciò che ne segu...