Chapter four

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Vis

I corsi di fotografia erano davvero molto interessanti, non pensavo a quanto fosse complicato scattare una semplice foto. Prima pensavo bastasse premere un bottoncino, invece ora ho scoperto tutto il lavoro che c'è dietro.

Avere una buona luce, un'angolazione favorevole e le innumerevoli posizioni scomode che richiede immortalare un tramonto. Scoprii di essere anche alquanto portata e i miei scatti erano buoni, ma nulla in confronto a quelli di Tracy, lei era davvero bravissima. Girava con la macchina fotografica a portata di mano, ripeteva sempre che bisogna cogliere l'attimo e non farsi sfuggire le buone occasioni.  

Fu proprio una sua gomitata a farmi tornare con la testa sulla terra, ricordandomi improvvisamente che ero a lezione.

"Blackthrean la vedo assorta" disse la professoressa di matematica, questa frase l'avevo sentita parecchie volte. "Saprebbe dare la risposta alla mia domanda riguardo l'equazione scritta alla lavagna?" chiese in tono canzonatorio, non aspettandosi che potessi rispondere correttamente. 

"Fa trentadue" risposi semplicemente. Rimase interdetta dalla mia risposta.

"Corretto" disse spiazzata, mentre una lieve risata si alzava dagli ultimi banchi contagiando ben presto il resto della classe. La professoressa lanciò vari sguardi di fuoco e mise a tacere tutti.

"Bene. Ripassate bene la lezione" riuscì a dire poco prima che la campanella suonasse e tutti si fiondassero fuori dall'aula.

"Insegnami il tuo segreto" implorò Tracy, mi misi a ridere.

"In verità ho sparato a caso, non sapevo facesse trentadue" risi e lei con me.

La giornata scolastica era finita per tutti, ma non per noi. Ci dirigemmo verso l'aula dedicata al corso di fotografia, non sarebbe cominciato prima di mezz'ora, ma ci piaceva arrivare presto per poter prendere i posti migliori e accomodarci, preparare le macchine fotografiche e riguardare i nostri scatti. 

Mentre Tracy riguardava il suo ultimo lavoro e puliva le lenti, io mi incantai a guardare fuori dalla finestra. Stava diluviando, un sacco di gocce si erano posate sul vetro; scivolavano e incrociavano i loro percorsi. Si notava anche il mio riflesso dallo sguardo assorto e concentrato; improvvisamente mi ricordai delle parole della mia amica sul fatto di cogliere l'attimo e senza pensarci due volte allungai la mano verso la fotocamera, presi un paio di misure per avere una buona angolazione, poi scattai. 

Tracy si girò verso di me e mi strappò l'oggetto dalle mani.

"Vis ma è venuta benissimo!" esclamò con un enorme sorriso stampato in faccia. La raggiunsi e guardai il mio scatto.

"Non è venuta male" affermai osservando bene ogni minimo particolare.

"Tu e la tua stupida modestia" rise lei riporgendomi la macchina fotografica. Ridacchiai anche io. 

Per i seguenti venti minuti nessuno del corso si fece vivo, ma piano piano cominciarono ad arrivare tutti, anche Jason: il nostro "insegnante". Si era laureato qualche anno prima alla facoltà di fotografia all'accademia delle belle arti di Boston, aveva deciso di tornare a Gran Prairie per insegnare come coltivare la propria passione per la fotografia. Inoltre anche lui aveva frequentato questo liceo e, come aveva spiegato al primo incontro, gli mancava la sua città e quando ha sentito che offrivano questo posto di lavoro non ha pensato due volte ad accettarlo. Era davvero un ragazzo stupendo, occhi verdi e capelli scuri, l'intero corpo docenti femminile gli sbavava dietro. 

Quando ebbe finito di assicurarsi che fossimo tutti presenti prese a parlare.

"Ho un annuncio importante da farvi ragazzi" disse battendo le mani per attirare la nostra attenzione. "Hanno istituito un concorso di fotografia" il brusio iniziò a farsi più forte. "Che prevede un ritiro in un'altra città per un'intera settimana, in cui si lavorerà sodo per portare a termine il progetto individuale di ognuno di voi, fotografando e perfezionando le tecniche" tutti esultarono battendo le mani, Tracy si girò verso di me saltellando sulla sedia con il suo sorriso smagliante contagiandomi. Era davvero fantastico. 

"Ragazzi calma!" urlò Jason esasperato, ma il suo sorrisino lo tradiva: era emozionato almeno la metà di quanto lo fossimo noi. Tutti si calmarono leggermente, permettendogli così di finire di parlare.

"Mi sono preso la libertà di iscrivere la mia intera classe" aggiunse riferendosi a noi. Dovette richiamarci diverse volte per poter concludere il discorso. 
"Quindi sono felice di annunciarvi che il quattro di aprile partiremo per Barcellona, in Spagna!" esclamò alla fine, liberando il suo entusiasmo. Tutti iniziammo a urlare e battere le mani, Tracy si alzò in piedi cominciando a saltellare e ridere istericamente. Io mi limitai a ridere di gusto per la sua pessima figuraccia, estremamente contenta per l'opportunità dataci. 

"Ragazzi, non ho finito!" ci richiamò ancora. "Il premio in palio sono due borse di studio per la facoltà di fotografia all'accademia di belle arti, a Boston. Dove ho studiato io" aggiunse felice, con un sorriso d'orgoglio impresso in faccia. 

A quel punto fu impossibile fare una lezione decente. Jason provò e riprovò a farci concentrare ma fu totalmente inutile, dovette mandarci a casa prima. 
Eravamo ancora così entusiasti della notizia corremmo sotto il diluvio fino al primo bar disponibile e passammo lì l'intero pomeriggio. Per essere solo in dodici ragazzi facemmo abbastanza rumore per creare scompiglio e farci sbattere fuori. A quel punto la pioggia era diminuita e riuscii ad arrivare a casa senza bagnarmi troppo. 

"Papà!" urlai appena varcai la soglia di casa, sbattendo lo zaino a terra e lasciando le scarpe zuppe all'ingresso.

"Sono in cucina!" urlò di rimando, mi affrettai a raggiungerlo. 

"Ho grandi notizie" dissi sedendomi e afferrando una mela, per poi giocherellarci.

"Sentiamo" si girò verso di me, abbassando il fuoco della pentola.

"Hanno istituito un concorso di fotografia, andremo in Spagna per partecipare e in palio c'è una borsa di studio all'accademia delle belle arti di Boston!" ripetei il tutto molto velocemente, non riuscendo a trattenere la gioia.

"Ma è fantastico!" disse mio padre abbracciandomi. "Sicura di voler andare fino in Spagna? E sei sicura di voler andare a Boston dopo?" chiese ancora sorridente. Questo non me lo ero chiesta. Volevo veramente partire per Boston a settembre e studiare fotografia? Sarebbe stata la cosa giusta? 
Forse vedendo tardare la mia risposta, mio padre riprese a parlare.

"Tesoro, da quando hai cominciato quel corso ti vedo molto più felice, sei riuscita a farti qualche amico e sei sempre molto assorta quando parli di fotografia. Sarei davvero felice se tu andassi a Boston per studiare questa disciplina, vedo che ti affascina talmente tanto" disse incoraggiandomi.

"Hai ragione" lo guardai negli occhi, sciogliendo l'abbraccio. Era sincero.
"Proverò a vincere" affermai decisa, ripromettendo a me stessa di pensare molto a tutto questo.

Lasciai mio padre in cucina e salii in camera, controllando il telefono. C'era una chiamata persa di Lila, risalente a qualche ora prima e diverse da un numero sconosciuto. Non ebbi il tempo di controllare che lo schermo si illuminò, facendo comparire ancor una volta un numero che non conoscevo. Risposi.

"Pronto?"

"Vis.."

"Daniel?"


Angolo autrice
DAN DAN DAAAAAAAAAAN ehe mi sento sadica. Scusate per la lunga attesa, spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo, eeeee nada. Spero vivamente che vi piaccia e passatemi gli errori. Volevo anche ringraziarvi di cuore per le visualizzazioni raggiunte da burn it down, seriamente, è da pazzi, grazie mille davvero.

Alla prossima
-e


close as strangers [sequel of burn it down]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora