Chapter nineteen

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I'm afraid that I might be losing you

E così la vita tornò al suo normale equilibrio. La scuola era ricominciata, l'ansia per gli esami era ancora più forte qui, nonostante mancassero due mesi. 

Mi trovavo a scuola, stavo camminando verso la classe di matematica. Inevitabilmente cercavo il suo viso in quello di tanti, rimanendo delusa, non trovandolo mai. La loro mancanza venne a farsi sentire sempre più forte. 

"Vis!" sentii chiamarmi da dietro. Mi girai lentamente, stampandomi in faccia il sorriso più falso di sempre.

"Non ti sei fatta sentire durante le vacanze, avevamo progettato un bel viaggetto al mare, dove eri sparita?" chiese Jake, dietro di lui vidi Tracy e Jess con la stessa faccia curiosa. 

"Ho avuto visite da parenti e amici" tagliai corto, non volendo aprire il discorso.

Jack stava per rispondere, ma la campanella lo interruppe, per mia fortuna.

"Vado in classe" li congedai semplicemente, camminando veloce verso l'aula. Tracy mi raggiunse poco prima che potessi varcare la soglia. 

"Sicura che stai bene?" mi chiese leggermente preoccupata.

"Certo" annuii provando a sembrare convincente, per poi darle le spalle e andare a prendere posto.

***

"Io odio quell'uomo" esordì Jess, poggiando con forza il vassoio con il pranzo sul tavolo. Tutti e tre sobbalzammo.

"A chi ti riferisci?" chiese per primo Jake.

"A Mr. Wright, ha assegnato una tesina di ottanta pagine sul rinascimento per la prossima settimana" rispose arrabbiata, lasciandosi cadere sulla sedia.

"Povera piccola" cantilenò Jake, ricevendo un pugno sul braccio. 

"Ouch" sbuffò rivolgendosi a Jess, che gli rise in faccia.

"Ma ora pensiamo alle cose importanti" esordì Tracy, interrompendo il piccolo battibecco che avevano iniziato Jake e Jess. "Mi hanno eletta come capo organizzatrice del ballo di fine anno!" esultò felice. Non potei evitare di ridacchiare, sbuffando leggermente e alzando gli occhi al cielo. 

"Oh, non fare quella faccia Vis! Mi servirà tutto l'aiuto possibile, per questo mi sono presa la libertà di iscrivervi come aiutanti organizzatori" disse soddisfatta.

Jake spalancò la bocca, con la mascella a terra, rivelando il panino mezzo masticato che teneva in bocca, Jess sputò la bibita che stava bevendo, e a me andò di traverso un boccone di pasta.

"Scherzi vero?!" chiese Jake sconvolto, riprendendosi. "Non esiste che io sprechi un pomeriggio a settimana dell'ultimo mese di scuola per uno stupido ballo, ci sono gli esami!" esclamò.

"Come se tu studiassi" sbuffò sulla difensiva Tracy, incrociando le braccia al petto.

"Amica, i miei prof hanno già iniziato a caricarmi i compiti ora, figurati in maggio!" disse Jess, pulendosi con un tovagliolo il mento. "Non esiste" concluse.

Tracy mi lanciò uno sguardo speranzoso.

"Tracy..." iniziai, cercando di inventare una scusa qualsiasi.

"Non hai scuse Vis, sei sempre in casa" mi interruppe lei.

"Ma ci sono gli esami e-" iniziai.

"Sei quella con la media più alta in tutte le materie, non avrai problemi" mi fermò ancora.

"E va bene" sbuffai. "Ma se lo faccio io, lo fate anche voi" dissi guardando verso Jake e Jess, che annuirono alzando gli occhi al cielo.

Tracy batté le mani soddisfatta.

***

Stavo camminando verso casa, con la testa piena di pensieri. Era tutto così strano, il primo ballo fu quello in maschera, con Daniel. Certe volte mi capitava di pensare a come sarebbe stata la mia vita se fossi rimasta a New York, ma la realtà tornava a bussare alla porta della fantasia, prendendone il posto. 

Svoltai l'angolo, per poi ritrovarmi all'ormai familiare incrocio che dovevo attraversare per arrivare all'inizio della via dove stava la mia casa. La strada era stranamente deserta, solo poche macchine passavano, i passanti tranquilli seguivano il loro percorso. 

Dall'altro lato della strada una ragazzina stava attraversando, incurante del semaforo rosso, quando successe.

La scena era talmente familiare che la vidi a rallentatore; la macchina che ad alta velocità sembrava sbucare dal nulla, la ragazzina terrorizzata, immobile, nel bel mezzo della strada. 

Mancava poco all'impatto, quando il mio cervello riprese a funzionare, liberandosi dalla paura che lo aveva tenuto imprigionato. Iniziai a correre disperatamente verso di lei, gridandole di spostarsi, inutilmente. 
Quando la raggiunsi la presi per un braccio, strattonandola il più lontano possibile, ma non riuscii a constatare se fosse effettivamente in salvo. 

L'ultima cosa che vidi fu la figura sfuocata di qualcuno che mi correva incontro, mentre un dolore lancinante martellava la testa. 



Angolo autrice
SORRY NOT SORRY. Okay no, un po' mi dispiace, spero solo di non dovervi far aspettare a lungo per il prossimo capitolo.
Come solito lasciate una bella stellina, poi mi piacerebbe sapere cosa ne pensate nei commenti.
CACTUS A TUTTI AMICI BELLIIIII

-e

close as strangers [sequel of burn it down]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora