Chapter twenty six

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L'ultimo giorno di scuola.
Qualcosa a cui tutti mirano e che tutti sognano fin da settembre, il giorno più felice di tutti i nove mesi passati a scuola.

Felicità, risate, sorrisi, progetti e aspettative era ciò di cui ero circondata mentre camminavo per i corridoi della scuola, per raggiungere il mio armadietto, come in trance.

Per non parlare dei seniors, all'ultimo anno come me, che non vedevano l'ora di correre fuori dai portoni e sbandierare ai quattro venti che era fatta. Finita. Quattro anni di tortura giunti al termine.

Eppure io non mi sentivo così. Tutto il contrario. Era come se non volessi che finisse, che continuasse fino a che non avessi riavuto i miei ricordi. Fermare il tempo e vivere in un momento fino a quando tutto fosse tornato alla normalità.

Giunta al mio armadietto cominciai a togliere tutti i libri, foto, adesivi e decorazioni varie al suo interno, per poi essere quasi colpita dall'anta che improvvisamente mi si chiuse davanti con un enorme tonfo.

«Ma sei pazza?!» esclamai con una mano sul petto davanti al sorriso smagliante di Tracy.

«È finita Vis! È finita! Siamo libere!» senza ascoltare la mia imprecazione contro di lei, la bionda iniziò a saltellare sul posto.

«Non siamo libere e non è finita fino alle tre e mezza. Calma i bollenti spiriti, donna» le ricordai con una smorfia divertita.

«Oh, andiamo! Sii positiva! L'estate è letteralmente a qualche ora da noi, il college sta arrivando, non senti l'aria di libertà?» entusiasta della vita, oserei dire, si portò una mano al cuore e fissò in aria, teatralmente, come a volermi convincere delle sue parole. «Cos'è quel muso lungo?» chiese quindi con un tono un po' più dolce, sempre con il suo sorriso stampato in faccia.

Sbuffai, optando per la verità. «Il liceo non è mai stata una grande avventura per me, non fino a quest'anno almeno, e ora che ho perso praticamente tutto quel che potevo ricordare, non voglio che finisca. Non ancora» affermai afflitta, raccogliendo la mia borsa piena di quaderni e cianfrusaglie, iniziando ad incamminarmi verso la classe.

«Non senza di lui, vero?» mi chiese portando la sua mano sul mio braccio, come a volersi assicurare che stessi bene.

Annuii semplicemente, continuando a camminare in silenzio con lei al mio fianco.

Non fu fino alle ultime due ore, che un'emicrania assillante si fece presente. Mi portai una mano alla tempia, cercando di far andare via il dolore.

«Tutto a posto?» mi chiese Jake, leggermente preoccupato.
Annuii soltanto, non veramente in grado di parlare.

«Sembra proprio di no invece» ribadì quindi.

«Sto bene, non ti preoccupare» lo assicurai forzando un sorriso.

«Mr. Costantine, Vis non si sente bene, posso accompagnarla fuori?» il ragazzo dagli ora capelli blu chiese al professore di chimica, alzando un braccio.

In risposta ottenne un mugugno di assenso, e subito, si mise a raccogliere le nostre cose, scortandomi fuori dall'aula sotto gli sguardi incuriositi dei nostri compagni.

«Ti avevo detto che sto bene» esclamai dandogli un leggero colpo sul braccio.

«Non mentire, Vis» disse incamminandosi verso gli armadietti appoggiando le nostre borse contro di essi. Fu in quel momento che una fitta di dolore alla testa mi fece trasalire, richiamando così l'attenzione di Jake.

«Penso di star per svenire» dissi prima che la mia visione fosse completamente oscurata dai pallini neri che avevano iniziato a danzarmi davanti agli occhi pochi minuti prima.

Quando mi svegliai notai le pareti dell'infermeria della scuola. Non c'era nessuno oltre a me per ora.

Lila mi avrà lasciata qui. O forse è fuori ad aspettarmi.

Aspetta, che?

Mi tirai a sedere di scatto, non proprio un'idea geniale, ma non importava.

Improvvisamente i ricordi di un anno ricominciarono a venirmi in testa, flash di situazioni così familiari finalmente mi ritornarono in mente.

Strinsi in un pugno le lenzuola, al leggero mal di testa che accompagnava tutti i ricordi.

Il ballo, i fiori, Natale, l'appuntamento, la partenza, la loro visita. Stava tutto tornando.

Iniziai a ridere da sola, portandomi una mano a coprire la bocca. Dal primo giorno di scuola fino al giorno della partenza. I miei ricordi erano tornati.

«Vedo che si è svegliata» la voce dell'infermiera mi distrasse dal mio momento di auto celebrazione.

Mi schiarii la voce, cercando di stare seria. «Ho perso coscienza per molto?» chiesi quindi, pronta ad uscire dalla stanza vuota, eccetto per noi due.

«Giusto in tempo per gli ultimi cinque minuti di lezione, Blackthrean» disse guardandosi l'orologio.
Saltai giù dal lettino, dirigendomi verso la porta.

«Non ho fatto il verbale, signorina, si torni pure a sedere» mi richiamò in tono di rimprovero.

«Ma-» iniziai a dire, camminando riluttante verso il lettino, per poi essere interrotta.

Alzai lo sguardo sull'infermiera, che aveva un sorrisetto stampato in faccia. «Ma può andare. Mi dica solo cosa si sente prima di sfrecciare in classe» con lo stesso sorriso prese in mano la penna, facendola scattare, mentre annotava un paio di cose.

«Sto benissimo. Mai stata meglio. La mia testa è a posto, ricordo tutto e non mi fa male niente. Posso andare?» mi affrettai ad elencare, per poi chiedere impaziente, sulla porta.

«Si goda i suoi ultimi tre minuti da liceale» rise voltandosi per archiviare la mia scheda.

Ridacchiai mentre correvo verso l'aula di chimica, tornando sotto gli sguardi curiosi, e quello irritato del professore, di fianco a Jake.

«Oh, grazie a Dio stai bene. Mi hai fatto prendere un infarto» disse con una mano sul petto.

«Sto alla grande, non ti preoccupare. E sai cosa? Mi ricordo, tutto» gli sorrisi smagliante, mentre la sua faccia si illuminava con un sorriso altrettanto raggiante.

«Davvero?» chiese sorpreso mentre annuivo vigorosamente.

«Dieci!» ormai le richieste di stare in silenzio del professore erano inutili. L'intera classe aveva già fatto lo zaino, pronta sfrecciare fuori dall'aula. Io e Jake ci unimmo al conto alla rovescia.

Ironia della sorte, mi stavo divertendo. A scuola. Gli ultimi dieci secondi di liceo.

«Tre!»

«Due!»

«Uno!» e fu così che tutti scartarono in piedi urlando di gioia e ridendo, abbracciandosi, correndo fuori dall'aula.

«What time is it? Summer time!» Jake iniziò a cantare, facendo qualche mossa completamente scoordinata. Scoppiai a ridere alla sua goffaggine, mentre una risata impediva pure a lui di continuare a cantare.

Fu così che ci ritrovammo con le altre due fuori dalla scuola.

«Libertà! Sentite l'odore? Inspirate a pieni polmoni» esclamò Jess, estremamente felice, facendo ridere tutti noi.

«Vis ha un grande annuncio» disse quindi Jake. Tutti gli sguardi furono su di me, che sbuffai divertita.

«Sono svenuta oggi, ma quando mi sono ripresa mi ricordavo tutto» dissi trionfante.

«Sul serio?» Tracy si portò una mano alla bocca. Annuii, mentre mi stritolava in un abbraccio. «Sono così contenta per te» mi sussurrò all'orecchio.

Sorrisi, finalmente.













Angolo autrice
Sì, vi do il permesso di venirmi a cercare con torce e forconi.
Ciò detto, il capitolo fa pena, ma sono riuscita a venire a capo della storia e spero i prossimi capitoli vi possano piacere.
Lele

close as strangers [sequel of burn it down]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora