::12 echo

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«Skylynn» riecheggiò la voce di Joy nel salone, mentre ero a gambe incrociate leggendo uno dei libri che Calum aveva collezionato accuratamente durante gli anni.

«Dimmi Joy» sorrisi, facendole spazio sul divano per farla accomodare affianco a me.

«Ti ricordi Mr. Johnson?» domandò, sedendosi.

«Il suo psicologo?» accennai, chiudendo il libro e appoggiandolo sul bracciolo.

«Sai, all'inizio non ci voleva andare. Da quella volta che perse il controllo con te aveva preso coscienza che doveva chiedere aiuto. Corse da me come un bambino, piangendo, quando è rientrato a casa a mezzanotte dopo che avevo finito il turno dal lavoro. Non sapeva dove sbattere la testa, si sentiva così angosciato per averti fatto del male.» si ricordò, abbassando il capo e passando il pollice sulla manica del suo maglione. «In quel tempo in cui nessuno dei due si rivolgeva la parola, lui era distrutto e la parte più cupa ebbe la meglio. Lo stavi illuminando, Sky. Ma si stava spegnendo poco a poco sentendo la tua mancanza. Il dottore gli disse che un buon modo per sfogarsi era scrivere. Sai quanto gli piaceva.» fece un risolino, prendendo una lettera da dietro la sua schiena. «Scrisse tante lettere che non arrivarono mai a destinazione e le dava al suo psicologo che le teneva chiuse nella sua cartella clinica. Non voleva che nessuno le leggesse. Ma forse questa ti appartiene.» me la porse, bianca immacolata macchiata con il mio nome in pennarello rosso.

«Lui avrebbe voluto che la leggessi?» chiesi timorosa, restia a prenderla.

«Forse sì, forse no. Ma chissà, forse riuscirai a capirlo meglio. Quel ragazzo era un enigma e ancora lo è. Fino alla fine dobbiamo risolverlo. È tutto un forse con lui, forse si sarebbe arrabbiato, forse avrebbe voluto solo che tu l'aprissi e corressi da lui a dirgli che tutto sarebbe andato per il meglio» spiegò con le lacrime agli occhi che asciugò in fretta.

«Grazie Joy» l'abbracciai con amore. «Per tutto». Lei solo mi sorrise, mettendomi una mano sul ginocchio e incoraggiandomi ad aprire quel temuto foglio.

"Piccola stella"

Le prime parole mi fecero sgorgare altre lacrime e Joy capì che non era il momento giusto per rimanere accanto a me. Si alzò piano, mentre il mio sguardo era completamente rivolto a quella pasticciata grafia nera un po' difficile da decifrare.

"A volte mi chiedo perché i tuoi genitori abbiano scelto il nome Skylynn. Ma poi ti guardo e penso che sia il nome più adatto per te. Il cielo comprende tante cose: la pioggia, le nuvole, la neve, il sole e le stelle. E oh Dio, i tuoi occhi sono proprio quelle. Splendono e accecano chiunque, ti fanno innamorare come niente, ci vedi il mondo in quegli occhi color cielo. E li amo, sono la parte più bella di te. Per non parlare di quelle fossette al lato delle guance di cui te ne vergogni. E non dovresti farlo.

Sky, ho fatto una puttanata. E Dio, non c'è un giorno in cui non incolpo me stesso per ciò che davvero ti ho causato. Sono davvero perso senza di te.

Non amo dare etichette alle cose, non serve, non serve, ma qualunque cosa tu sia per me, sei importante e la tua voce mi sembra così distante adesso e ne ho bisogno. È un eco, torna indietro da te, ma non mi raggiunge del tutto.

Ti prego, chiudo gli occhi e vedo solamente il buio, sono solo a combattere tutto questo. E so di essere stato il primo a chiederti di lasciarmi in pace a risolvere tutti questi problemi, ma Dio sento la tua fottuta mancanza e non ce la faccio senza di te. Mi manca la tua luce, vedo solo ombre che vanno e vengono. Mi sento solo.

Questa vita è così stupida, siamo condannati a cercare qualcuno che ci ami e ci faccia sentire pieni per tutta la nostra esistenza. Non so se tu sarai quella persona fino alla fine, ma è meno difficile andare avanti con la tua presenza e non so cosa diavolo significhi.

Urlo il mio nome e nessuno se ne accorge. Perché sono tutti così ciechi? Pensano solo a sé stessi, ma i miei occhi parlano così chiaro. Perché mi eviti a scuola? So che non vai più nel cortile per non trovarmi a fumare. Hai paura di me? Credimi, sono spaventato anche io di me stesso.

Ho solo bisogno di amore e tu non me ne stai dando in questo momento. Voglio essere amato e vedere di nuovo il tuo viso affianco a me la sera quando venivi ad ascoltare le mie canzoni preferite. Ma no, non ci sei e ogni notte è difficile addormentarsi senza la tua risata rumorosa. È la mia ninnananna. Quando me la canterai di nuovo? Non riesco a immaginare qualcosa senza di essa. La notte chiudo i miei dannati occhi e vedo solamente quella scena e mi sento così stupido.

Lo psicologo parla di problemi di gestione della rabbia e di ira che sta sgorgando sempre più. Mi chiede spesso a cosa sia dovuta e io rispondo che sono io, è colpa mia.
Lui nega, forse è colpa dell'assenza di mio padre che mi fa vedere tutto così fottutamente nero. Ma cosa m'interessa di lui? Non vale la pena neanche parlarne.

Era tutta rabbia accumulata, l'ho scaricata su qualcuno che non la meritava. E ti vedo stanca a scuola, come se non dormissi e i tuoi occhi non luccicano più.

Sei così spenta e mi chiedo se sia colpa mia. Siamo chiusi entrambi in una cupola di vetro dove i miei demoni si fondono con i tuoi angeli e ne nascono mostri che nessuno dei due conosce e siamo troppo spaventati per affrontarli. Ce la faremo fino alla fine?

Ci sarai lì fuori se romperò i nostri schemi?"

E mi pentii di non esserci stata, all'inizio.



Vi prego, questo capitolo è stato la mia morte. L'ho fatto leggere a tre persone e tutte e tre erano sull'orlo delle lacrime o già piangevano. Regalatemi un Calum al compleanno.

Sehnsucht »calum.☀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora