::18 photograph

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Camminavo per il vialetto che circondava la casa di Joy, le foglie stavano cambiando colore diventando verdi finalmente; i rami non sarebbero stati così spogli dopotutto. Quelle foglie mi davano una possibilità pensando che anche io potevo rinascere come loro. Avevo chiuso completamente il mio cuore, evitando che provasse emozioni differenti a quella solitudine che mi ero creata attorno.

Entrai in casa cercando di essere il più silenziosa possibile per non svegliare Joy dal suo pisolino pomeridiano. La stanza del mio ragazzo era chiusa e l'aprii facendo cigolare i cardini della porta. La scrivania era ancora piena del disordine che aveva lasciato l'ultima volta che era stato lì.
Per la prima volta avevo il coraggio di togliere tutto quello che c'era sopra. Mi tolsi la giacca, buttandola alla cieca sul letto.

Sospirai prendendo il basso e poggiandolo in verticale vicino all'armadio. Una marea di libri adornavano il legno scuro. Li vidi uno per uno, mettendoli sulla sedia su una pila. Fogli bianchi scritti dalla sua calligrafia e cancellati più volte erano sparsi e accartocciati. Li raccolsi tutti e li buttai nella spazzatura. Le penne senza tappo e le matite stemperate vennero poste dentro il contenitore all'angolo, seguite da pennarelli colorati ed evidenziatori gialli.

Buste di lettere erano disseminate sotto i libri di scuola ancora aperti e tracciati da pastelli. Li chiusi tutti, mettendoli sullo scaffale che vi era vicino. Presi le buste fra le mie mani e ci guardai dentro trovando solo aria e il vuoto. C'erano solo dei nomi scritti dietro ed equivalevano a quelli di Michael e quello di suo padre. Forse non aveva mai trovato le parole per esprimere la sua rabbia cieca. Buttai anche quelle, ormai non aveva senso avere qualcosa che non si sarebbe spedito. Dovevo andare avanti sapendo che lui non ci sarebbe stato di nuovo e lui doveva andare avanti perché non poteva tenersi stretto ancora il suo passato.

Altri strati di fogli a quadretti macchiati da penna rossa mostravano gli appunti che prendeva a scuola e anche il mio nome scritto a graffito, sicuramente era distratto e annoiato dalla lezione. "Sky" era circondato da cuoricini, mi sembrava una cosa così da adolescenti e lo eravamo fino a poco tempo fa. Mi meravigliai di quanto fossimo cresciuti in così poco tempo e quanto le cose potessero cambiare.

Gettai tutto, lasciando il vuoto. Solo una minuscola chiave si trovava al centro di tutto. La presi fra le mani, il mio dito poteva misurarla. Non sapevo a cosa potesse appartenere. Mi ricordai dello spazio più chiaro della scrivania, dove vi era una toppa, chiusa e sigillata sin da quando eravamo più piccoli. Si trovava all'angolo del rettangolo perfetto che formava. La trovai a tentoni, infilando la chiave e aprendo uno sportello. Misi la mano dentro quello spazio lungo e scuro dove si potevano vedere pile di lettere.

Ne contai almeno cinquanta, tutte indirizzate a suo padre. Era tutta una bugia quella che non si interessava di lui, ci stava male. Quanti altri segreti nascondeva?

Andai in giardino scappando, sulla terra secca e friabile a causa della carenza di piogge. Presi due rametti e tutte le lettere e le bruciai.

Il fuoco vivo e scoppiettante annebbiava i miei ricordi, mentre il fumo sfumava quell'odio che percepivo solo guardando quei pezzi di carta. Bisognava andare avanti, con o senza forza. Non si poteva rimanere fermi sull'orlo del precipizio... O si cadeva o si retreggiava. Decisi di retreggiare, con le mie paure a portata di mano. Sapevo che lui avrebbe fatto lo stesso.

Amare può far male, ma è l'unica cosa che ci rende vivi; volevo ritornare ad esserlo per provare quei sentimenti che ormai avevo creduto di aver perso. Dovevo essere forte per mio figlio e per la donna che ero diventata.

Pensavo alle cose peggiori che sarebbero potute succedere e grazie a questo mi rialzai, con la testa alta, pronta a combattere di nuovo. Fra cenere e resti, pianti e cadute.

«Cosa hai fatto?» si preoccupò Joy vedendo ciò che avevo bruciato.

«Sto andando avanti» affermai, girandomi e tornando in stanza.

Mi ricordai della vita che avevamo progettato, di quel "Aspettami" all'aeroporto. Lo aspettavo ancora, ma ero consenziente che non sarebbe mai venuto a prendermi e portarmi in quel mondo tutto nostro.

Presi la chiave, la misi dentro la catenina da lui regalatami e la chiusi dietro il mio collo. Pendeva vicino al mio cuore e sentivo di averlo sempre con me, mentre il mio cuore fremeva pensando al suo viso angelico e a quell'ultimo bacio che le mie labbra avevano assaporato.


Mi dite cosa ne pensate dei capitoli? Vi sta intrigando la storia? Secondo voi come finirà? A lunedì con il capitolo più aspettato da tutte ok. AHAHHHAHAHA vi amo c:


Sehnsucht »calum.☀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora