11::shake it out

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Respirai profondamente bussando alla sua porta, nervosa. Lui aprì con un sorriso malinconico, cercando di mascherare il suo stato d'animo troppo scuro per la sua anima così pura. Sapevo che non era un bel periodo, per tutti non lo era. L'adolescenza è il periodo dove iniziano le domande e i dubbi su tutto quello che ci circonda e semplicemente usciamo pazzi per cercare quelle risposte a quei interrogativi troppo frequenti.

Il problema di Calum era il suo carattere troppo impulsivo e sottostimato, sempre pauroso e cupo. In quel tempo paragonavo la sua persona alla notte d'inverno, gelida e inospitale.
Il suo sguardo si spense dopo le frequenti litigate che ebbe con i suoi migliori amici e sapevo benissimo che la causa ero io. Faceva finta di nulla, ma sapevo che il vuoto che gli avevano lasciato i suoi amici era troppo grande e io non sarei mai riuscita a riempirlo.

Cercavo in ogni modo di distrarlo, portarlo fuori. Sembrava funzionare, ma già ero al corrente che quando rientrava a casa sua si chiudeva nella sua tana per non uscirci.
Mi sentivo così inutile e volevo fare qualcosa per aiutarlo in quel momento così difficile per lui. Ma cercava di rifiutare ogni aiuto e questo mi rendeva tagliata fuori dalla sua vita. Questo mi rendeva terribilmente depressa e insicura di me stessa, cosa che non avevo mai provato prima.

«Cosa ci fai qui, Sky?» domandò, uscendo dalla porta.

«Ho bisogno di parlarti» dissi, entrando senza chiedere il permesso e dirigendomi direttamente verso la sua camera. Lui chiuse sbuffando la porta, mentre mi seguì a ruota e si sedette su quel letto che aveva tanti ricordi di noi.

«Ti odio, Calum» scoppiai. «E hai ragione, l'amore rende deboli e mi stai togliendo l'allegria che avevo in me prima che tutto questo scoppiasse. Sei solo un egoista che non pensa al prossimo, sempre e solo a sé stesso e come si sente» lo incolpai alzando il dito. Cercò di parlare, ma lo zittii alzando la voce. «E sai come mi sento io? No, non lo sai. Perché per te sei l'unico a poter stare male.»

«Allora scusa se sto pensando a riprendermi e non in te e questo che stai dicendo ti rende un'ipocrita. Sei tu l'egoista fra noi due.» rispose sbottando.

«Mi stai dando dell'ipocrita? Sto facendo di tutto per aiutarti e tu mi respingi. Sono la tua...» mi fermai, non sapendo in realtà cosa fossimo.

«Non sto bene. Cazzo, Sky» imprecò. «Ci sono tante cose che non sai di me e Dio, non dovresti stare qui. Se ti allontano è per qualcosa. Perché cazzo devi essere così fottutamente testarda? Devi andartene.»

«Qual è il tuo problema? Fino allo scorso giorno dicevi che non mi avresti voluto lontana da te.» scoppiai in lacrime, tremante.

«Sky, le cose sono cambiate. Devo risolvere questa cosa da solo» gridò, mettendosi le mani nei capelli innervosito.

«Non sei da solo, cazzo. Ci sono io. Puoi contare su di me!» esclamai con la voce rotta dal pianto. «Dimmi cosa hai!»

«Devi starti zitta cazzo, zitta» sbraitò, prendendomi dalle spalle e scuotendomi, aprendo i suoi grandi occhi marroni. La paura mi pervase quando dopo mi buttò sul letto e mi diede quel sonoro schiaffo che risuonò fra quelle pareti di cartongesso.
Mi toccai la guancia arrossita con la mano fredda che era nascosta nella giacca. Le lacrime uscirono da sole, senza che io gli dessi il controllo.

«Cazzo, che ho combinato?» domandò a sé stesso, dondolando sul suo posto mentre le sue unghie strisciavano sul suo viso. Lo guardai interdetta, con tutta la delusione possibile e questo fu l'evento scatenante che lo fece correre da quella stanza e da quella casa troppo grande per il suo minuscolo ego.

Io rimasi ancora su quel letto, toccandomi ancora. Il buio s'impadroniva della luce e la luna calante incominciò ad illuminare il cielo terso.
Il diavolo era scappato con i suoi problemi, ma la sua presenza sulle mie spalle era sempre più accentuata. Rimasi a guardare il vuoto, sperando che quello che avevo dentro di me si riempisse. Lo volevo scrollare da dosso, ma ormai faceva parte del mio essere e sapevo che il legame era troppo forte fra noi due.
Il rimpianto di non averlo affrontato con la stessa moneta si collezionò fra gli altri che mi aveva causato, mentre lasciava via libera ai nostri demoni che guastavano tutto quello che avevamo creato fra noi.

Ed ero delusa e spacciata, perché provavo qualcosa che forse si sarebbe trasformato in più di una semplice cotta.

E lui invece andava a tormentare persone, non sapendo di poterle amare come loro amavano lui. Mi sentivo stupida e frustrata, cercando di comprendere i suoi motivi.

E non li compresi, per questo ancora adesso mi ritengo colpevole di averlo lasciato andare così facilmente.


spero vi sia piaciuto il capitolo c: il prossimo sarà più lungo e molto molto sentimentale. non sapevo di averlo scritto... parliamone. sono completamente andata.

A lunedì c:

Sehnsucht »calum.☀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora