25::wildest dream

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Prima di iniziare, ascoltate la canzone.

Le lenzuola soffici del suo letto coprivano il mio corpo indolenzito mentre lui mi baciava il collo, abbracciandomi da dietro e giocando con le mie dita. Il caldo persistente che tormentava le persone fuori da quelle quattro mura non ci interessava perché il condizionatore ci teneva al fresco e potevamo abbracciarci senza dar conto al clima afoso.

Il tempo era trascorso velocemente fra ti amo sussurrati e baci rubati, risate sommesse e sogni realizzati. I giorni si susseguirono fino a completare mesi e anni. Era tutto così perfetto, era troppo bello sentire come l'amore cresceva giorno per giorno.

«Sky ti devo dire una cosa» sussurrò vicino al lobo dell'orecchio, mentre accarezzava la mia schiena nuda. «Ieri ho ricevuto una lettera da mio padre.»

«Cosa diceva?» diventai tesa mentre le sue dita mi fecero venire i brividi.

«Che vuole vedermi dopo tutto questo tempo» mormorò. «Si trova in Austria adesso, io non so cosa fare» balbettò.

«È austriaco?» domandai, sentendo un suo sì sommesso mi girai. «Ora capisco perché sai parlare tedesco»

«E perché lo odio» sorrise amaramente.

«Vuoi andarci?» domandai, stringendo le coperte e guardandolo negli occhi. «È una tua decisione»

«Voglio sapere solo il perché del suo abbandono, voglio farlo sentire una merda per come ha lasciato me e mia madre. Voglio chiudere con questo una volta per tutte.» disse deciso, accarezzandomi una guancia, con la sua testa affondata nel cuscino.

«Allora vai, prendi quell'aereo e riprenditi la tua vita, mandalo a quel paese e ritorna qua da me» lo rassicurai.

«Quando ritornerò scapperemo di qui, amore mio» mi baciò la fronte, stringendomi fra le sue braccia muscolose. I miei occhi si chiusero mentre mi cullava con il suo respiro caldo contro il mio collo pallido. Con le sue dita tracciava cerchi immaginari sui miei fianchi, mentre i suoi denti mordevano la mia pelle diafana facendo emergere dei lividi violacei. Quando ci soffiò sopra un gemito scappò dalle mie labbra sottili. Si mise sopra di me, baciandomi la punta del naso.

«Ti ricorderai di me per sempre?» chiesi affondando le mie paure nei suoi occhi marroni.

«Ti ricorderò con le labbra rosse e sciupate a causa dei tanti baci, le tue guance rosee e il sorriso più vero che io abbia mai visto» confessò, mordendo il mio labbro inferiore. «Ci sarai sempre, non vale la pena ricordarti. Abiti in ogni mio sogno»

Mi baciò mentre lui si avvicinava sempre di più con il suo corpo; le mie unghia tracciavano dei percorsi sulla sua schiena.

«Quando partirai?» domandai, staccandomi e prendendo aria.

«Il mese prossimo, nella lettera c'era un biglietto aereo» mi fissò, mentre i miei occhi si chiudevano a causa della notte insonne per completare gli ultimi esami. «Dormi, piccola. Sei stanchissima» si scostò dal mio corpo e si stese al mio fianco.

«Non te ne andrai mai, vero?» biascicai, mentre le sue braccia mi avvolgevano e Morfeo mi chiamava nel suo mondo fatto di sogni.

«Starò con te fino a quando la morte non ci separerà» ascoltai quelle parole prima di crollare sul cuscino, in cerca di riposo.

Quando prese quell'aereo era un sette di Ottobre, il vento soffiava impetuoso e il cielo era oscurato da nuvole nere portatrici di pioggia.
Calum era così nervoso, in cerca di risposte che non gli arrivarono mai. Sarebbe stata solo una settimana di chiamate incessanti e mi manchi soffocati dai disturbi della linea. Aveva paura di un altro rifiuto e si poteva notare da come le sue unghie furono mangiate fino a farle sparire. Cercai di farlo rilassare facendo qualche battuta orribile, ma non rideva come faceva tutte le volte; era così preoccupato che non riusciva neanche a formare un sorriso.

«Cazzo, guardami Cal» presi il suo viso fra le mie mani. «Smettila di fare il codardo, è tempo di crescere. Per tutta la tua vita ti sei chiesto perché tuo padre se ne fosse andato per sempre dalla tua vita nonostante le promesse. Adesso hai l'opportunità di dimostrargli che anche senza di lui sei andato avanti, sei diventato un uomo senza il suo aiuto. E tu dovrai sbattergli questo in faccia! Smettila di correre e vivere fra i tuoi sogni, questa è la fottuta realtà!» esclamai mentre il suo volo venne annunciato dalla hostess di turno. «Ora prenderai quel fottuto aereo e mi dimostrerai che scapperò con qualcuno per cui vale la pena stare, che combatte le proprie paure nonostante tutto. Hai quest'incarico prima di ritornare da me.» esordì, cercando di sembrare seria.

«Sento che le mie gambe stanno per cedere, non so se ce la farò. Lui si aspetterà un uomo invece sono un moccioso patetico che si fa mille complessi su queste cose.» incominciò a rimproverarsi.

«Fai vedere che quel moccioso vale la pena» sbottai, incrociando le braccia sotto al petto. «Non ritornare da me se non avrai risolto il tuo più grande dilemma»

Lui solo si avvicinò a me e mi baciò, dicendomi ancora ti amo e lasciandomi lì mentre lo guardavo sparire fra la folla. Chissà... Forse lui già sapeva che non ci sarebbe riuscito e aveva voluto lasciarmi in quel modo.

Rimasi lì dei minuti, stringendo le mie labbra per non far scappare l'ultimo bacio che mi avrebbe mai dato.

Questo è il penultimo capitolo, piango giá ora. L'ultimo lo pubblicheró martedí perchè sono in Italia e ho il mio computer.. mi dispiace che le letture siano calate a picco, spero che, per chi ancora legge, questa storia significhi qualcosa.


Sehnsucht »calum.☀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora