«Ecco qua!» esclamai, battendo le mani sul tavolo e mostrando la foto di mio figlio determinata.
«Pensavo avessi deciso di abortire, Skylynn.» mi guardò con ribrezzo mia madre, per poi voltarsi di spalle e riprendere ad asciugare i piatti rimasti nel lavandino.
«No, lo terrò!» esclamai, andandole più vicino. «Perché non credi in me?»
«Credevo tanto in te, figlia mia» i suoi occhi piegati dalla vecchiaia e dalle delusioni incontrarono i miei della loro stessa tonalità. «Ho perso le speranze in te quando mi hai detto questo. Ho fatto di tutto per te. Mi sono spaccata la schiena insieme a tuo padre per mandarti a scuola e mettere i soldi da parte per l'Università»
«Perché hai perso le speranze in me? Credi che io non sia abbastanza grande per prendermene cura? Stai reputando mio figlio uno sbaglio e io non ho fatto nessuno sbaglio con Calum» chiarii, alzando un po' la voce.
«Incontrarlo è stato il tuo sbaglio. Guardati, sembri uno zombie» mi squadrò, soffermandosi sui miei pantaloni strappati. «Quel ragazzo ti ha risucchiato le energie vitali. Ha messo fine all'esistenza di mia figlia. E non credo che tu in questo stato riesca a prenderti cura di una vita.»
«Mamma, tu eri sempre dalla mia parte. Cosa sta succedendo? Ora più che mai dovresti appoggiarmi, lo sai? Sembra un campo di battaglia il nostro rapporto oramai. Eri colei che c'era sempre quando non serviva e adesso che ho bisogno te ne lavi le mani?» domandai in preda ad una crisi, mettendomi le mani nei capelli e girando intorno al tavolo che ci separava.
«Cresci da sola con i tuoi problemi. Non passerò questo strazio insieme ad un'incompetente che non riesce neanche ad usare uno stupido preservativo» mi sgridò.
«Ti odio così tanto, Gabriella. Ti odio.» sputai, prendendo il suo vaso preferito dal tavolo e lanciandolo a terra. «E tieniti la foto, medita sull'aver perso il tuo unico nipote e la tua unica figlia. Non ci riavrai mai indietro.»
«Non venire a piangere da me quando da sola non ce la farai!» esclamò arrabbiata, aprendo velocemente la porta d'ingresso e cacciandomi indicandola con il suo braccio.
Me ne andai, con lo sguardo pieno di odio, mentre tutto al nostro fianco bruciava, incenerendo i nostri momenti passati insieme; ciò che rendeva forte il nostro rapporto sparì in meno di un minuto con una conversazione fatta solo di battute contenenti amarezza e delusioni reciproche e mi sentivo così in quel momento. Un fallimento. Un qualcosa che gli altri non si aspettavano. Un progetto arrivato alla sua fine con un risultato scarso, ma io sentivo che non era ancora finita e che dovevo andare avanti, più sola che mai. Senza un appoggio.
Piansi mia madre lungo il tragitto per andare a casa di Joy, piansi tutto il bene che mi voleva facendolo scivolare sulle mie guance perché ormai già sapevo che non me ne voleva da tempo.
Il nostro rapporto divenne un capo di battaglia da quando glielo dissi il giorno che io lo scoprì, scintille e fumo apparivano da entrambe le fazioni mentre ci scontravamo armate con i nostri peggiori pensieri una contro l'altra, sfoggiando la nostra peggior parte. Come delle bambine.Perché eravamo troppo orgogliose per perdonare l'un l'altra. Mi sentivo così distrutta sapendo che avevo deluso la persona che più contava per me nella mia vita. Mio padre era il mio eroe, ma il suo lavoro lo portava così lontano da me e so che non avrebbe mai perdonato la sua bambina per essere stata così sconsiderata. Ma perché si crede che i bambini siano un errore?
Non sarei mai riuscita ad identificare mio figlio come uno sbaglio. Ci sono persone che non ne possono avere e mia madre doveva essere solo grata che sua figlia ne potesse portare uno nel grembo.
Ma così non fu.
Mi lasciò sola, andandosene come tutte le persone avevano fatto con Calum nella sua adolescenza. E in quel momento capivo come si sentiva. Solo, infranto, inopportuno, senza un punto di riferimento.
E mi sentivo così e la cosa peggiore era che avevo le mani legate, non potevo far nulla per sistemare la guerra che si era creata.Annaspai, prendendo i fazzoletti dalla mia borsa, e asciugandomi subito quelle dannate lacrime.
Dovevo diventare forte, dovevo farlo, dovevo andare avanti da sola per il mio cammino. Ci pensai su mentre mi sedetti sulla panchina vicino al vialetto di casa, mentre guardavo le mie scarpe nere che mi aveva regalato Calum.
Ero senza nessuno piena di aspettative e illusioni bruciate, dovevo farle fiorire di nuovo per ritornare a sorridere e dimostrare agli altri che si può guarire da una ferita incurabile."Mamma, per che cosa stiamo combattendo? Mi stai facendo del male" sussurrai, mentre mi accarezzavo la pancia a testa alta. "Ma ne uscirò io vincitrice"
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Sehnsucht »calum.☀
RomanceIo e Calum eravamo solo amici, spinti dalla voglia irrefrenabile di salvarci a vicenda. Salvare lui dal baratro e salvare me dal fuoco con cui potevo scottarmi. Io e lui, nessun altro contava quando eravamo insieme. Avvicinandoci ci rovinammo entram...