Capitolo 2 - Lady Stewart

359 16 1
                                    

Per farmi perdonare il ritardo ho deciso di pubblicare anche la parte nuova che ho scritto proprio oggi!!! Spero vi piaccia!!! Bacioni!!!


Dopo quasi tre quarti d'ora di viaggio intravedo il cancello di casa mia. O forse devo dire del mio palazzo. Aspettiamo che si apra ed entriamo nel viale d'accesso. Jace resta ammaliato e sorrido. Lui è abituato al nostro appartamento di 80 mq, quando qui solamente un'aiuola è di quelle dimensioni. Devo dire che un po' mi è mancato questo posto, soprattutto correre in mezzo ai giardini e al roseto... il roseto. Non devo più pensarci. Sono passati anni ormai. È solo un brutto ricordo.

In lontananza vedo le scuderie. Chissà se il mio Thunder sta bene. Mi hanno regalato quel cavallo per il mio diciassettesimo compleanno e non l'ho mai abbandonato. Non prima di partire almeno. Mi chiedo come mia madre non si sia accorta del mio desiderio di andarmene. Avevo preparato le valige e i biglietti. Ma del resto mia madre non si interessava mai a me, tranne quando doveva ricordarmi che ero indisciplinata, maleducata e insolente. Tutto per colpa di mio padre che mi viziava troppo. Mai un abbraccio, una carezza, una parola gentile. Forse è anche per questo che sono diventata la persona fredda e distante che oggi tutti conoscono. Sto diventando come mia madre. Non sono un tipo da carezze e parole gentili. Mary lo sa bene. E adesso anche Jace. Ma tutti gli altri, tutti quelli che non conoscono la mia storia mi prendono per una stronza di città con la puzza sotto il naso.

La macchina si ferma davanti alla scalinata d'ingresso e ad aspettarmi in cima ci sono Dolores e George, il nostro giardiniere. I loro sguardi sono amorevoli e mi ritrovo a sorridere con le lacrime agli occhi. Non mi sono mai resa conto di quanto mi mancassero. Scendo immediatamente dalla macchina e corro ad abbracciarli.

Dolores mi stringe forte, proprio come quando tornavo da scuola.

"Oh, querida. Quanto ci sei mancata!" Dice con il suo accento spagnolo.

"Mi siete mancati anche voi."

Intanto Mary e Jace ci hanno raggiunti e lo sguardo di Dolores si sofferma su quello imbarazzato di Jace.

"Y quièn es este joven hombre, querida?"

Io scoppio in una risata, perché è tornata a parlare interamente in spagnolo come quando ero piccola e volevamo confessarci dei segreti.

"El es Jace. Estudiabamos juntos en la Universidad de Washington y es mi mejor amigo."

"Veo que te acuerdas muy bièn el espanol, nina."

"Nunca podrìa olvidarlo." Le rispondo con un sorriso.

Jace mi guarda stupefatto.

"Da quando tu parli spagnolo?"

"Da quando ho cinque anni. Ma non stupirti parlo altrettanto fluentemente il francese, il tedesco e l'italiano. Tutte doti che una signorina dell'alta società deve avere. Che suono il pianoforte lo sa già." Dico con semplicità.

Jace scuote la testa incredulo.

"Sei una forza Lex." Io e Mery ci guardiamo e scoppiamo a ridere.

"Alexandra."

Mi irrigidisco nel sentire quella voce. Mi volto lentamente e la vedo. Mia madre se ne sta lì, nella sua solita postura rigida, con la sua acconciatura perfetta e altrettanto rigida mentre mi guarda con un misto di incredulità e rabbia. Che poi si trasforma in malcelato disprezzo quando mi osserva dall'alto in basso e nota le mie converse, i miei jeans schiariti dai troppi lavaggi e la mia felpa della WSU. Ma soprattutto quando si sofferma sui miei ricci, sempre più ribelli, lasciati al vento sorretti solo dai miei Ray-Ban.

"Madre."

La fisso con altrettanto disprezzo. Non mi spaventa più. Sono una donna ormai e non la ragazzina che aveva paura solo del suo sopracciglio inarcato.

"Non hai avuto nemmeno la decenza di scrivere quando saresti arrivata dopo quattro anni che non ho tue notizie. Per di più ti presenti vestita come una zingara uscita dal circo. Ma come ti viene in mente? Spero che all'aeroporto non ti abbiano riconosciuta. Altrimenti che figura ci farei?" Scuote leggermente la testa ed è allora che vede Mary e Jace. Le esce un sorrisetto di scherno.

"Meredith. Da quanto tempo. Come va il lavoro in ufficio? So che ti hanno presa negli uffici di contabilità degli Harrods."

"Sì, Lady Stewart. Le sue conoscenze sono esatte. Mi trovo molto bene in ufficio." Sorride falsamente e, come vuole l'etichetta, risponde solo a quello che le è stato chiesto senza ulteriori sproloqui.

Mia madre guarda Jace. Si è lasciata il bocconcino succulento alla fine, lo so.

"E tu sei? Non mi sembra di averti mai visto tra gli amici di Alexandra, pertanto devi per forza essere uno dei nuovi acquisti che si è fatta in America. Mi dispiace che non abbia frugato in negozi di più alta classe, come si conviene."

Mi ribolle il sangue nelle vene. Jace è mortificato e io decido che prenderò a pugni mia madre.

"Mamma smettila."

"Cosa, non sa difendersi da solo?" E lo guarda irrisoria.

Jace sembra riscuotersi e fa un sorrisetto altrettanto falso. So che ha carattere da vendere e non si farà mettere i piedi in testa da quella vipera.

"Il mio nome è Jason Fletcher, signora." Fa un breve inchino, di scherno ovviamente. "Effettivamente vengo da Seattle e mi permetta di dirle che sua figlia nello scegliermi come suo amico ha messo in atto il principio fondamentale dell'economia. È riuscita a trovare la merce migliore al minor prezzo. Diciamo che sono come un paio di vecchi jeans: un po' trasandati, ma sicuramente indistruttibili." Lo dice sicuramente per far capire a mia madre che le sue meschinità non lo scalfiranno, perché viene da luoghi e situazioni ben peggiori.

E anche come si è rivolto a lei. Si vede che ha studiato letteratura. Mia madre resta interdetta per qualche istante, ma poi si riscuote ed entra in casa tirando il naso all'insù. Mi giro verso Jace e lo abbraccio forte.

"Sei stato grande."

Lui fa un sorriso enorme e mi dice: "Ci vuole ben altro che una signora con la puzza sotto il naso per mettere in difficolta BigJ Fletcher."

Scoppio in una risata fragorosa nel sentire il nomignolo che gli ho affibbiato dopo che è riuscito a mandar giù due bottiglie di Cuervo prima di vomitare durante il nostro primo anno di college.

Dolores mi guarda felice, forse perché non mi ha mai vista ridere così.

"Forza chicos es quasi ora de cenar."

Prendo sottobraccio sia Jace che Mary, felice di avere loro al mio fianco per affrontare quello che sarà l'uragano Lady Stewart.

Profumo di roseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora