Capitolo 3 - L'amore è per i poveri

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Ecco a voi un nuovo capitolo!!! Buona lettura!!!


Dopo aver accompagnato Jace e Mary nelle loro camere, mi dirigo in silenzio verso la mia. Sono quattro anni che non ci metto più piede e sono un po' nervosa. Pensavo di essermi lasciata tutto alle spalle e invece eccomi di nuovo qui, in mezzo a tutto questo inutile sfarzo.

Mi ritrovo davanti alla porta, faccio un respiro e tiro giù la maniglia. Apro lentamente e vedo la mia camera completamente illuminata. Le finestre sono completamente aperte a una leggera brezza passa attraverso di esse, scostando le tende del mio letto a baldacchino. È rimasto tutto uguale, dalla casa delle bambole nell'angolo in fondo a destra allo specchio dove ero solita pettinarmi. I muri affrescati e il soffitto a cassettoni. Il tenue color verde acqua. Il mio armadio. Sembra che stessero aspettando il mio ritorno. Le mie valige sono già ai piedi del letto, quindi decido di iniziare a disfarle. Mentre le appoggio sul letto il mio sguardo cade verso la figura riflessa nello specchio. I ricci ribelli e i grandi occhi grigi non sono cambiati affatto. Le labbra a cuore nemmeno. La figura del viso si è leggermente allungata, ma questo non ha intaccato le guance piene. Mi giro completamente verso lo specchio e osservo me stessa. Sono cresciuta anche di altezza, ormai sarò alta un metro e settanta. Il mio corpo, una volta esile, ora è formoso (colpa degli hamburger americani credo). Il seno che prima non si vedeva nemmeno, ora spinge prepotentemente contro il tessuto della felpa. Sono davvero cresciuta. Mi sforzo di sorridere e torno alle mie valige.

Quando ho appeso tutti gli abiti nell'armadio e ho messo a posto tutta la mia biancheria, mi concedo il piccolo lusso di una doccia per rilassarmi e prepararmi mentalmente alla cena di stasera. Rileggo di nuovo il biglietto che mi ha fatto recapitare mia madre.

Alexandra, questa sera avremo degli ospiti a cena, quindi cerca di renderti almeno presentabile. Fallo sapere anche ai tuoi amici. Non farmi vergognare di te. Oggi vederti vestita in quel modo è stato un affronto a tutti gli anni di educazione che ti ho impartito. Non mi interessa come ti comporti dall'altra parte del mondo, ma fintantoché ti trovi in casa mia pretendo che ti vesta come si spetta alla tua posizione.

P.s.: la cena sarà servita alle 20,00. Sii puntuale.

L.S.

Almeno avesse scritto Tua Madre. No, doveva firmarsi Lady Stewart. Accartoccio il biglietto scuotendo la testa e lo butto nella spazzatura. Non ho nessun vestito elegante. Li ho buttati tutti quando me ne sono andata. E suppongo nemmeno Jace ne avrà uno. Chiamo Dolores e la faccio salire in camera.

"Que pasa querida? In ansia por la cena de stasera?"

"Già. Non ho niente da mettere. E nemmeno Jace. Devi procurarci degli abiti adatti alla cena di stasera. Sai per caso chi sono gli ospiti cui ha accennato mia madre?"

"No, nina. No sè nada. Tu madre no me ha dicho nada. Sabìa que te lo habrìa contado."

"Va bene, Dolores. Ti credo." E le sorrido.

"De que color preferisce tu abito?"

"Uhm, non saprei... secondo te?" Le chiedo guardandomi allo specchio. Incrocio gli occhi e faccio una linguaccia. Dolores scoppia a ridere.

"Eres siempre la stessa, Alexandra." E mi guarda con occhi colmi di affetto.

"Sono felice di sentirtelo dire, Dolores. Io invece mi sento tanto cambiata." E sospiro.

"Non sera por caso quel Jace?" E mi rivolge un sorrisetto furbo.

"Jace? Oh, no... no no no... è solamente il mio migliore amico. Davvero... non potrebbe esserci nient'altro tra di noi. A dire la verità, quando ci siamo conosciuti ci ha provato. Anzi, è proprio per quello che ci siamo conosciuti. Ma lui ha capito subito che non poteva funzionare, perciò siamo diventati quello che siamo. È come un fratello per me. Il fratello che non ho mai avuto."

Profumo di roseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora