Un fischio forte e continuo mi disturba. Un filo di luce, penetra dalla finestra e mi infastidisce. Provo ad aprire un occhio e una fitta lancinante alla testa mi fa vedere le stelle. Emetto un lamento, e la fitta aumenta, così come il fischio che, mi rendo conto, arriva dalle mie orecchie. Un peso morto mi blocca lo stomaco e sento adesso, oltre al fischio, un brontolio di gnu vicino al mio orecchio sinistro. Riesco ad aprire il mio occhio e capto una chioma di ricci biondi che mi solletica il viso.
È Jace. Ma non riesco a capire perché si trovi nel mio letto. Riesco ad aprire anche l'altro occhio e sposto la testa di lato. Ahi. Un mal di testa come non ne sentivo da anni penetra e distrugge ogni mio singolo neurone. Mi lamento di nuovo e Jace grugnisce stringendomi ancora più a lui. Inizio a sentire caldo, dannato termosifone americano. Un pensiero si fa strada nella mia testa. Sto così male perché ieri sera mi sono ubriacata a distruggermi. Ricordo solamente che siamo partiti in limousine e che siamo andati da qualche parte. Già dopo il primo locale non ricordo niente e più mi sforzo di far scomparire questa nebbia che mi avvolge il cervello più sto male. Muovo lentamente una mano e come immaginavo mi sento tutta indolenzita. Mi scosto i capelli dal viso e alzo il collo per vedere in che condizioni sto. Inutile dire che mi gira la testa quindi ricado di nuovo sul cuscino. Adesso al fischi e al ronfare di Jace si aggiunge il rumore di un martello pneumatico. Non bevevo così dalla mia festa di laurea e non mi mancava proprio per niente. Decido di farmi forza e sposto il braccio di Jace che pesa come un macigno; siamo entrambi in intimo, ma la cosa non mi stupisce affatto. Ci saremo spogliati a vicenda, sono quattro anni che ci diamo una mano a metterci a letto da ubriachi per poi non ricordare nulla.
Metto piano una gamba fuori dal letto e poi l'altra. Dio, che cosa complicata. Strizzo gli occhi e vedo che è quasi mezzogiorno. Come buttare una domenica mattina in pratica. Chissà in che condizioni è Mery. Mi viene da sorridere al solo pensiero. Mi alzo e barcollando raggiungo il bagno. La luce del lampadario è una coltellata. Controllo per terra e fortunatamente non ci sono tracce di vomito. Mi sciacquo il viso con l'acqua fredda e mi sento decisamente meglio. Controllo in che stato sono e devo ammettere che faccio veramente schifo: le mie ciglia sono un grumo di mascara, l'ombretto è colato tanto da farmi sembrare un panda e ho ancora i resti del rossetto, sbavato pure quello. Prendo una salvietta e piano piano inizio a darmi una sistemata e quasi quasi era meglio prima. Non so se sono più nere le mie occhiaie o l'alone dell'ombretto. Scuoto la testa e mi butto sotto la doccia, anche perché puzzo di alcol e fumo. Anche se riesco a percepire una nota dolce, in quel fetore. Sarà la mia immaginazione. Sento l'acqua che lentamente scorre lungo la schiena mentre mi bagno i capelli. È una sensazione paradisiaca. Mi lavo lentamente e piano piano ritorno in me.
Esco e mi avvolgo in un asciugamano. Mentre tiro su i capelli per strizzarli una macchia violacea fa capolino sotto l'orecchio destro. Resto imbambolata allo specchio e poi corro a guardare. Avrà un diametro di almeno tre centimetri. E osservando meglio, vedo altre macchie meno nitide ma che scendono lungo tutto il collo. Che storia è questa? Chi cazzo mi ha lasciato tutti questi succhiotti?
Ancora in asciugamano e con i capelli bagnati vado verso Jace e gli do una manata sulla spalla. Lui grugnisce e io lo strattono per un braccio finché dalla sua bocca non esce un masticato "che cazzo vuoi?".
Inizio a sbraitare.
"Chi cazzo mi ha lasciato questi succhiotti? Sei stato tu brutto porco americano? Ehi, dico a te!"
E gli mollo un altro ceffone.
Jace sembra riscuotersi alla parola succhiotti e mi guarda con gli occhi semichiusi. Io ho le mani sui fianchi e tamburello con il piede sul pavimento. Devo avere un'espressione omicida, perché Jace comincia a tirarsi a sedere e mi guarda più seriamente.
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Profumo di rose
RomanceVivere nell'oro non è sempre facile e Alexandra lo sa bene. Riuscita a scappare in America da sua madre e dal suo status sociale, dopo quattro anni è costretta a ritornare a Londra a causa della malattia di suo padre che va peggiorando ogni giorno...