Dopo esserci preparati scendiamo in garage. Non voglio andare con la limousine, ci sarebbero troppe facce che mi guarderebbero e, soprattutto, che mi riconoscerebbero. Tengo gli occhi e bassi e rimugino su quello che voglio chiedere a papà; sono talmente tante le cose che l'ora di visita non basterà. Mi sono messa con i miei semplici jeans chiari e mi sono infilata la prima felpa che ho trovato nell'armadio. Ai piedi le mie immancabili converse. Mi sono fatta una coda e ho messo gli occhiali da sole, sempre per evitare fottutissimi ficcanaso. Anche se so che durerà poco perché solamente i familiari possono fare visita a Lord Stewart e, anche se i paparazzi non brillano per intelligenza, riusciranno sicuramente a fare due più due.
"Wow!"
Il grido di Jace mi fa sobbalzare. Sorrido a vedere la sua faccia stralunata. Ovviamente non è abituato a vedere tutte queste macchine insieme. Ci sono una X5 e una Q5, la mia Lamborghini bianca con gli sportelli ad ala di gabbiano, la Ferrari di mio padre e la Serie 1 di mia madre. Non manca niente. Anche se sto pensando di comprare una R8 nera... opaca magari, giusto per riempire quello spazietto lì. Mi schiaffeggio mentalmente. Non voglio un centesimo dai miei. Quindi niente R8.
Jace è ancora imbambolato.
"Jace, se non chiudi la bocca ci entreranno le mosche." Gli do una gomitata e sembra riprendersi o forse no, visto che boccheggia mentre indica la mia Lamborghini.
"Qu... quella dove... dove cazzo l'hai trovata?"
Sbuffo. "Nella concessionaria a Piccadilly Circus. Me l'ha regalata mio padre per i miei diciotto anni. È una vita che non la guido adesso che ci penso."
"Per il mio diciottesimo compleanno mi hanno regalato un fottuto orologio."
Scoppio a ridere e incrocio le braccia. "La prenderemo un altro giorno. Oggi prenderemo l'X5."
"No... ti prego... la Lamborghini!"
"No, Jace. Daremmo troppo nell'occhio nel parcheggio dell'ospedale. L'X5 è un po' più comune come auto da queste parti."
Apro la macchina e mi incammino verso il posto di guida.
"Guido io."
Mi volto verso Jace con un sopracciglio inarcato.
"Ma sei impazzito? Qui guidiamo a sinistra, non come in America. Non voglio spappolarmi contro un autobus perché non riconosci i sensi di marcia. E adesso sali."
Sbuffa, ma non dice niente. Sa che ho ragione. Accendo il motore e mi crogiolo tra le sue fusa. Mi costa ammetterlo, ma mancavano le auto fatte come si deve. Jace accende la radio ed esco dal garage sulle note di If I lose myself degli One Republic.
Il traffico di Londra è infernale. Mi manca la tranquilla Vancouver. Tamburello con le dita sul volante e Jace mi guarda.
"Nervosa?"
"No. Odio solo il fottuto traffico londinese."
"Bè, io sono abituato con quello di Seattle quindi ti dico solo di avere un po' di pazienza." Ricade sul sedile incrociando le braccia dietro la testa.
"Bitter Sweet Simphony? Ma scherziamo?" Dico alzando gli occhi al cielo.
"Andiamo, è una delle canzoni migliori di sempre."
Sbuffo e suono all'imbecille davanti che non ha visto che il semaforo è verde da un quarto d'ora. Riparto e in venti minuti siamo davanti all'ospedale. Trovo parcheggio quasi subito, ma non scendo. Mi guardo le mani. Ho paura di affrontare mio padre e inconsciamente mi rigiro la collana che porto al collo.
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Profumo di rose
RomanceVivere nell'oro non è sempre facile e Alexandra lo sa bene. Riuscita a scappare in America da sua madre e dal suo status sociale, dopo quattro anni è costretta a ritornare a Londra a causa della malattia di suo padre che va peggiorando ogni giorno...