Capitolo 18 - Il mio tesoro più prezioso

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Ethan

Non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di Alexandra a cavallo. Il suo sguardo fiero, la sua postura rigida, il mento alto. Era proprio l'immagine di una piccola regina. Sono rimasto colpito dalla sua eleganza. Per non parlare della divisa che le fasciava le gambe e la camicia che le evidenziava il seno. Dio, che le farei.

Chissà se il vestito le è piaciuto. Sicuramente ne sarà rimasta sorpresa e conoscendola starà architettando qualcosa. Orgogliosa com'è non può non rispondere a questo mio gesto. Mi viene da ridere, avrei voluto essere una mosca. I suoi occhioni grigi prima sbarrati e poi adombrati dai nervi. I miei pensieri vanno ad altri due occhi grigi così uguali ai suoi.

Olga Stewart. Mio nonno aveva molto rispetto per quella donna da quanto ne so. "Un bel caratterino, sapeva il fatto" suo mi diceva. "Ha fatto uscire di testa il povero Leonard, ma ancora devo trovare una donna più fedele a suo marito di lei, sia nel bene che nel male. Sua nipote le somiglia molto."

Chissà se è così. Che Alexandra abbia un bel caratterino è indubbio. Anzi, ha proprio un caratteraccio. Però alle volte ha degli sprazzi di dolcezza che mi spiazzano. Sospiro.

Mentre mi dirigo verso la clinica alla velocità permessa dal traffico mi passo la mano sul viso e tra i capelli più volte. Un senso di malessere mi assale per questo incontro, ma ovviamente dopo aver ricevuto l'invito non ho potuto tirarmi indietro. Da uomo non ho potuto non accettare.

Parcheggio e mi prendo un altro minuto, tanto sono in anticipo. Mi guardo le mani. Tremano. Sono sempre padrone di tutto, non mi spaventa nulla. Eppure, vedere il padre della mia futura fidanzata mi getta addosso un senso di inquietudine mai provato prima. Per la prima volta in tutta la mia vita temo il giudizio di qualcuno. Posso essere abbastanza per sua figlia? Ovviamente lui pensa di no. Conosce alla perfezione il mio passato. Do un pugno al volante. Merda. Faccio un respiro profondo e cerco di calmarmi.

"Ok."

Mi decido a scendere e mi dirigo verso l'ingresso. Alla reception trovo una ragazza che mastica una gomma. Quando mi vede si imbambola. Evito di alzare gli occhi al cielo. Cristo, è solo un bel faccino.

"Buongiorno, ho un appuntamento con Lord Stewart."

"Oh, ehm... sì. Ethan Prichard giusto?"

Cerca di darsi un tono e sorrido tra me e me. Come se non lo sapesse chi sono.

"Sì, signorina."

"Prego, ascensore D, quarto piano, stanza 304."

E mi porge un pass con scritto "Visita" e il mio nome vicino.

"Grazie."

Seguo le indicazioni e trovo un'infermiera che mi sorride gentile.

"Posso aiutarla?"

Le mostro il pass senza dire nulla. Lei continua a sorridere e si dirige verso una porta, bussando leggermente.

"Lord Stewart, c'è una visita per lei."

Dopo qualche istante mi fa cenno di accomodarmi. Raccolgo l'ultima briciola di coraggio e entro.

Vedo l'ombra dell'uomo che era stato. Pallido, magro. Riesco a nascondere qualsiasi tipo di emozione e mi avvicino alla seggiola dove è seduto.

"Lord Stewart."

E gli stringo la mano. Dio, è congelata.

"Dammi del tu, Ethan. Stiamo per diventare un'unica famiglia dopotutto."

Mi sorride. Rimango letteralmente senza parole. Nessun cenno di ironia, nessun cenno di astio. Solo un sorriso sincero che gli prende anche gli occhi. Un sorriso spontaneo che ho già visto. Scaccio il pensiero.

Profumo di roseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora