Capitolo 1

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Quanto vorrei poter dire casa dolce casa, una frase che pronunciano tutti appena rientriati da una vacanza.
Mentre per me sarebbe stato un sogno.
Mi chiamo Arya Evans e abito in un piccolo quartiere di Oxford.
Ho quasi sedici anni e il mio sogno più grande sarebbe quello di diventare una scrittrice.
Amo leggere e la cosa che desidererei più al mondo sarebbe di poter scegliere il proprio futuro a proprio favore.
Ho una sorella più grande di nome Giulia e un fratello più piccolo di nome Eaten.
Loro sono l'opposto di me.
Mia madre si chiama Natalie mentre mio padre è morto quest' estate.
La vita qui non è facile, ma ci arrangiamo aiutandoci a vicenda.

: "Arya, svegliati, è ora di andare a scuola"
Di già?.
Mi sembrava ieri che mi svegliavo a mezzogiorno, che andavo in piscina e a dormire tardi aspettando una nuova alba.
Quando mi alzai dal letto avevo gli occhi rossi, le occhiaie fino alle ginocchia e i capelli che sembravano appena usciti dalla savana.
Decisi di mettermi un paio di jeans aderenti, una maglia bianca con scritto "I'm a little girl", una camicia nera e paio di converse bianche.
Quando mi lavai, mi pettinai e mi vestii andai a fare colazione, ma me ne pentii immediatamente poiché Giulia aveva cominciato ad urlare contro mia madre mentre Eaten si era messo a giocare con il cibo.
Non ne potevo più, così decisi di alzarmi dalla sedia e andare a scuola senza che nessuno mi notasse.
:"Arya dove stai andando?" mi chiese mia madre.
:"A scuola..."
:"Vuoi che ti accompagno?".
:" No, non ti preoccupare, tu continua quello che devi fare..."
:"Ti voglio bene"
:"Anche io".
Presi la mia cartella e uscii.
Non riuscivo a sopportare le litigate mattutine, era una cosa più forte di me.
Mia sorella dopo la perdita di nostro padre era cambiata radicalmente tornando quasi ogni sera sbronza.
Va bene aveva diciott' anni, ma non aveva il permesso di arrivare ubriaca e poi rimanere tutta la sera in bagno ad emettere tutte quelle sostanze chimiche che vi erano in quei cocktail, aveva in seguito cominciato a parlarmi male e a criticare sempre più frequentemente nostra madre.
Forse era ammesso questo cambiamento, ma dopo continue litigate mi aveva proprio infastidita.
Molto probabilmente chi non ne avesse sentita così tanto la perdita di mio padre fu Eaten, lui aveva quasi dieci anni e quando lo venne a sapere era rimasto allibito senza parlare o rispondere, ritornando all'istante a giocare con i suoi giocattoli di topolino.
Da quel giorno la nostra casa sembrava essere impossessata dal diavolo, manipolata dai demoni e ridotta in schiavitù.

Da quando ero piccola la strada da casa mia alla mia scuola mi aveva sempre fatto paura visto che era sempre deserta, cupa e lugubre.
Le case del quartiere erano tutte enormi e i giardini sembravano essere infiniti.
Arrivata, incontrai la mia migliore amica dall' infanzia, Abe.
Lei è sempre stata l'unica persona che riusciva in qualsiasi momento a capirmi e a sopportare questo lutto insieme a me.
:"Ciaoooo"mi disse appena mi vide.
Sembrava una vita che non ci vedevamo, era strano, ma allo stesso tempo piacevole.
:"Da quanto tempo, mi sei mancata".
:"Anche tu" affermai.
Quando entrammo in classe, notammo un nuovo ragazzo.
Si era messo due posti dopo il mio.
Prima di sedermi, Abe mi disse vicino all' orecchio :"Hai visto?Proprio un bel bocconcino"
:"Smettila è solamente carino...".
:"Ai vostri posti ragazzi, è ora di fare lezione"ci disse la professoressa Harper.
:"Buon inizio anno, allora spero abbiate passato delle belle vacanze, ma come ogni dodici settembre dell' anno inizia la scuola, che vi piaccia o no. Concludendo credo che abbiate notato il nuovo alunno, Chris Withmore".
Appena pronunciò quel nome, il mio cuore cominciò a battere più velocemente, come se stare nella stessa stanza, mi provocasse una profonda tensione...ansia.
Mentre la Harper spiegava Shakespeare e il suo più famoso romanzo, Chris continuava a fissarmi.
Non sapevo se contraccambiare o fare finta di niente.
Abe mi mandò un bigliettino, lo aprii e vidi che vi era scritto "Chris ha occhi solo per te ".
Sapevo che era come sempre, solo e pura allusione, poiché mi sembrava impossibile che un ragazzo del suo calibro "avesse gli occhi solo per me".
Aveva un sguardo molto intenso, i capelli castani e la pelle liscia come un fiore di primavera.
La prima cosa che notavo in un ragazzo era lo sguardo, perché da lì riuscivi a capire come poteva essere la sua anima.
Senza volerlo mi ero messa a fissarlo tanto da sembrare una stupida.
:"Signorina Evans ha perso per caso qualcosa?"mi chiese la Harper:
:"Sì?"risposi scuotendo la testa.
:"Cosa stavo spiegando?" ma appena pronunciò quelle parole un enorme Ombra mi sfrecciò davanti agli occhi.
:"Ehm, stava spiegando Shakespeare?"
:"In particolare?"
:"Ecco..Ehm"
:"Stava spiegando, che la commedia inglese, dopo il successo di Romeo e Giulietta e Otello, cambiò radicalmente" rispose Chris.
:"Eccellente, e tu Evans, vedi di stare attenta la prossima volta, invece di fissare l'allievo."
Tutti si misero a ridere, facendomi rimanere senza parole e sperando che questa giornata finisse il più presto possibile.

L' ultimo Respiro  {Breathed} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora