Capitolo 6

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Ogni giorno per quindici anni mi hanno sempre detto : "Arya, tu sarai l'unica persona a rimanere buona in questo mondo di maldicenze".
Io ho sempre creduto che una persona quando è benevola e comprensiva  verso gli altri lo rimanga eternamente, ma oggi mi si è data la prova che non è così.
Avrei dato di tutto per non essere come quella che stavo diventando.
Desideravo solo che tutti nella propria vita, avessero solo belle e consolidali esperienze.
La maggior parte delle persone riflette sul perché alcuni diventano crudeli, ma non il motivo per cui lo siano diventate.
A scuola tutti dicevano : "Arya ti stai sbagliando, buoni si nasce cattivi si diventa".
Se fosse così, ora tutto l'universo sarebbe sommerso di bugiardi, violenti, perfidi senza scrupoli su cui affidarsi.
Anche se, il mio Io mi dice di continuare per la mia strada, non mi dà spiegazioni, non mi mostra il futuro,ma mi dà consigli, inconsciamente, su come affrontare il giorno imminente.
Il mio sbaglio? Non ascoltarlo nel momento del bisogno.
Ciascuno di noi si affida al proprio essere e non al proprio volere, mentre io come al solito pensavo ad arrivare con la logica ad una formula che mi spiegasse il motivo di una determinata conseguenza.
Il mondo anche se piccolo, contiene un enormità di risorse, che in millenni ed in millenni l'uomo non è ancora riuscito a sottrarle.

Quando mi svegliai ero nella mia stanza.
I miei pensieri farfugliavano nella  mente in cerca di un ricordo.
Ancora frastornata scesi al piano di sotto :"Mamma, come faccio ad essere a casa? Io.."
: "Un tuo compagno di classe,credo si chiamasse Christian. Eri svenuta, il tuo ragazzo?"mi chiese sorridendo.
:"Intendi forse Chris?"
:"Si, esatto,quindi?"
:"Non ti preoccupi del fatto che sono svenuta?"
:" Capita a tutti dopo una sbronza"
:"Certo volte stento a credere che tu sia mia madre".
Fu in questo modo che risposi a quella donna che si supponeva fosse mia madre.
Irresponsabile e poco preoccupata.
Così era la mia famiglia.
Stavo pensando a come Chris fosse riuscito a portarmi fino a casa.
Avrei preferito fosse stata Abe, invece di qualcuno che non sopportavo.
Avevo paura di me stessa, di quello che riuscivo a fare senza che me ne accorgessi.
Forse stavo impazzendo e avevo bisogno di aiuto.
Ritornai in camera.
Mancavano pochi minuti e la mia sveglia sarebbe suonata, così finsi di stare male poiché non volevo andare a scuola dopo quello che avevo provocato la sera prima.
Mi alzai nel tentativo di aprire le finestre.
Lontana dai pericoli, probabilmente non mi sarebbe successo niente, riuscendo,finalmente, a godermi una giornata da adolescente.
Quando uscirono tutti quanti da casa, andai a vestirmi e a fare un abbondante colazione a base di succo all'arancia e fette biscottate.
Ma appena ritornai in camera vidi dalla finestra, un uomo che mi fissava.
A differenza dell'altro, codesto era pelato con vari tatuaggi di scritte strane su tutto il corpo.
Indossava una toga color beige e dei sandali di cuoio.
In un primo momento non pensai che "guardasse proprio me", ma dopo vari e differenti tentativi, confermai che  stesse  osservando tutti i miei movimenti.
Faceva paura e mi stava terrorizzando.
Non riuscivo a identificarlo.
Insinuai fossero scritti in una lingua antica e che un uomo vestito  come lui, avesse credenze  molto remote, siffatto andai nel soggiorno e dal tavolo principale presi il mio computer.
Appena lo accesi guardai su internet  molti siti web, in modo da poter capire perché fosse vestito in quello strano modo anche se  come risultato non vi trovai niente.
Curiosa, continuai la mia ricerca trovando sempre più siti che riconducevano a scritture antiche.
Non soddisfatta del risultato provai a scattare una foto allo sconosciuto con il cellulare, poiché volevo  vedere meglio con lo zoom i simboli e le scritte.
Le scansionai sul computer.
Dopodiché misi a confronto ogni lingua antica con le parole che vi erano tatuate, fino a quando non riuscii a trovarla.
Fu quando decisi di smettere di cercare che due simboli sembravano combaciare.
Cliccai con il mouse la piccola locandina.
Appena si aprì, vidi come molti di essi sembrassero identici a quelli del tatuaggio.
Era il Sanscrito.
Mi domandai perché una persona si dovesse tatuare frasi in una lingua che attualmente non veniva più usata.
Rimasi un'ora e mezza a vedere che cosa facesse, notando solamente che stava in piedi con le mani alzate verso il cielo, il viso che le guardava e la bocca che si muoveva.
Immaginai fosse un pazzo che avesse bisogno di un tetto dove dormire.
Mi stavo spaventando.
Provai a non fissarlo, a distrarmi e a pensare a qualcosa di diverso.
All'improvviso un ricordo mi commosse.
Apparteneva a mio padre.
" Era un pomeriggio primaverile e lui mi stava aiutando ad annaffiare i fiori del giardino, mentre con dolcezza provava a spiegarmi come le persone, certe volte, potevano essere inaffidabili e false.
Continuava a ripetermi che,una volta grande, sarei dovuta riuscire a capire a chi porre la mia fiducia.
Sentivo ancora la sua voce dirmi :"Le persone non sono altro che  esseri umani che con diversi caratteri compongono una comunità.
Tutti noi vorremmo poter credere che un ladro domani non rubi, ma sfortunatamente non sarà possibile visto che  il suo vizio è rubare.
Io voglio che impari come poter capire se una persona può essere onesta.
Mia cara io ti voglio bene e desidero solo il meglio per te"."
Per me lui fu un grande insegnante di sapienza, ciò nonostante quel signore era ancora in piedi a fissarmi.
Cercavo con tutta me stessa di non preoccuparmi, così mi avvicinai alla finestra per poterlo osservare meglio.
Dopo averlo osservato, distolsi lo sguardo dal suo viso, ma come quando due calamite si attraggono, io mi sentivo obbligata ad osservarlo.
Mentre lo fissavo sentivo la mia testa pulsare.
Non avevo più il controllo di me stessa.
La sua voce era entrata dentro alla mia mente.
Percepivo la mia voce interiore allontanarsi dal mio corpo, mentre la metà della sua anima prendere posto in una parte del mio spirito.
Ora lui controllava me ed io ero solo la sua pedina di movimento captale.
Non mi rendevo conto di ciò che facevo.
Non percepivo i mei movimenti,  i  miei pensieri.
L' unica cosa che capivo era che mi trovavo di fronte alla porta di casa.
Stavo andando da lui.
Dentro di me continuavo a dirmi che dovevo rientrare e nascondermi dove non mi avrebbe potuta vedere, tuttavia  la mia mente era subordinata a lui.
Mi stava attendendo.
In questo momento avrei dato tutto pur di non essere condizionata da una persona.
Miracolosamente una macchina stava arrivando nella mia direzione.
La percezione che avevo del mio corpo era estremamente estranea a me.
Non mi resi conto di quanto fosse grave la situazione.
Pensavo che non avrei mai più rivisto tutti coloro che volevo bene.
Non immaginavo la mia morte così deprimente.
Non riuscivo a descrivere ciò che vedevo.
L' uomo era a pochi metri da me ed io sapevo che tra poco sarei diventata sua.
Il mio essere non riusciva a ragionare.
Avevo una forte emicrania per colpa delle parole che mi diceva.
Non riuscivo a distinguere quale fosse il bene e il male, ma quale fosse la via della desolazione.
La macchina appena mi vide si fermò di colpo.
Vidi scendere una donna.
Non la riconoscevo, anche se mi sembrava una figura conoscente.
"Resta connessa Akash"
Non sapevo come liberarmi, fino a quando dei sussurri non mi sussurrarono "Ego mentem veto"
In seguito lasciai la mia mente all' anima.
Non ho memoria di come sia riuscita a ritornare in casa.
Poiché il resto fu solo un ricordo al vento che travagliato, si frastagliò nelle più buie e temibili speranze che solo gli uomini illudono.




Ringrazio tutti coloro che continuano a leggere questa storia e chi la leggerà.
E soprattutto per le continue visualizzazioni.
Se volete potete commentare o votare la mia storia per farmi sapere che cosa ne pensate.
Un saluto.
- L.E.James

L' ultimo Respiro  {Breathed} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora