Capitolo 13

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Ho sempre pensato che il mio modo di essere fosse diverso da quello degli altri.
Che, in qualche modo, riuscissi a non sembrare un'omologata, ma bensì qualcuno che ha un obbiettivo, uno scopo.
Ma poiché non è così, credo che io stessa non riesca a riconoscermi.
Ho sempre cercato di organizzare la mia vita per filo e per segno e come se il destino fosse venuto a bussare alla mia  porta, d' un tratto mi sono ritrovata catapultata all' indietro, facendo rovesciare tutte le meravigliose esperienze, idee che avevo pensato di realizzare.
A differenza di mia madre, mio padre mi è sempre stato vicino.
Mi aveva insegnato a moderare il linguaggio, ad usare nel modo coretto le parole e ad essere continuamente forte per il giorno futuro.
Egli aveva messo in me una forza estranea da quella che tutti noi conosciamo come alito di vita.
Mi aveva insegnato a considerare le cose semplici, le più importanti.
Ha sempre voluto che io fossi la prima tra tutti, la migliore nelle piccole cose e la peggiore nelle grandi.
Inizialmente pensai stesse scherzando, ma poi con il passare del tempo capii che non era così, che egli, voleva prepararmi ad una vita che non è sempre giusta ed onesta.
Mio padre fin che ne ha avuto le forze ha combattuto contro il male.
Anche se non posso dire lo stesso di me, ma piuttosto considerarmi una persona che vive in un mondo subordinato dagli altri o accerchiato da esseri che non amano poter rendere la vita un passo importante per l'elevazione.
Forse è per questo che spero che prima o poi tutti i misteri, le menzogne e i segreti non detti vengano fuori e che, come l'acqua, scorrano via.
Fino ad ora non ero ancora riuscita a metabolizzare come reagire a tutte le nuove scoperte.
Non ero riuscita  a capire come affrontarle e quantomeno combatterle.
Ecco perché avrei combattuto per poter credere in qualcosa.
Ecco perché avrei cercato dappertutto per riavere ciò che mi era stato tolto.


Ero sdraiata nel mio letto quando la sveglia suonò.
Mi fece sobbalzare.
Ero completamente circondata da milioni di cuscini e coperte.
Velocemente mi alzai e andai a spegnere la sveglia, appoggiata sulla scrivania.
All'inizio non rammentai cosa fosse successo la notte precedente, ma appena mi vidi allo specchio tutti i più vicini ricordi riaffiorarono, facendomi ricordare ogni minimo dettaglio dell'accaduto.
Mi ci vollero ben due minuti per vedere che avevo sporcato il vestito con il trucco. Grandioso! E adesso?.
Senza pensarci troppo lo tolsi, appoggiandolo sulla sedia pensando, nello stesso momento, a un modo per togliere quella enorme macchia informe.
Ancora con il volto fisso sullo specchio, notai le profonde occhiaie accerchiarmi gli occhi lucidi.
Per un momento distolsi lo sguardo dal mio stesso riflesso, per poi andare ad aprire la finestra e vedere come il tempo fosse bello a differenza della mia vita.
Tutto era cambiato, il mio modo di pensare, di vestire e di esprimermi.
Non avevo più libertà, non potevo parlare se non interpellata o chiamata da qualcuno a me non conoscente.
Era come essere in una prigione, come se il mondo stesso mi avesse incatenata impedendomi di agire e capire, in qualche modo, cosa mi aspettasse.
Ero pronta per prepararmi, quando sentii bussare alla porta.
Così mi avvicinai per aprirla, ma non c'era nessuno se non un piccolo pacco davanti ai miei piedi scalzi.
  Appoggiai cautamente la scatola nel letto, mentre con la mano sinistra tenevo la lettera .
"Per Arya;
Il pacco contiene i vestiti che ti dovrai mettere per la lezione odierna.
Preparati il più veloce possibile e, soprattutto, fatti trovare pronta al mio arrivo.

Chris."
Quando finii di leggerla, la aprii.
Conteneva dei semplici leggins neri e una canottiera bianca.
Niente di sorprendente.
Guardai l'orologio vedendo quanto fosse poco il tempo a disposizione, quindi corsi in bagno a lavarmi. 
Infine indossai un paio di Converse bianche qualche secondo prima che Chris bussò.
Gli aprii, vedendolo farmi cenno di uscire.
Mentre camminavamo per dirigerci verso la sala dove si sarebbe tenuta la lezione che questa mattina avrei affrontato, gli domandai :"Perché un pacco?"
: "Mi sembra ovvia la risposta"
: "Sì, okay, ma è strano...tutto qui"
: "Beh ti ci abituerai "
: "Speriamo" risposi, prima che ricordassi che cosa avrei fatto.
A pensarci mi veniva da ridere, visto che era insolito basare un'intera giornata per insegnarmi ad avere un giusto portamento a tavola .
Continuavo a trattenermi dal non ridere, quando vidi gli occhi di Chris, fissarmi...studiarmi.
Eravamo uno di fianco all' altra e vederlo poggiare gli occhi sul mio viso, mi metteva in suggestione.
: "Sei strana oggi" disse con la sua solita espressione seria.
: "Io sarei quella strana? Piuttosto tu e gli altri di questo Istituto siete strani e poi il fatto di fare una lezione sull' educazione mi sembra,non so, insolita"
: " Credimi, sarà l'unica cosa normale che farai, comunque riguardo a ieri avevi ragione su una cosa"
Ero stupita.
: "Quale?" gli chiesi, girandomi nella sua direzione.
: "Il fatto della tua famiglia, ti capisco in un certo senso".
Ero sorpresa di tutta questa confidenza.
: "Io..io voglio solo sapere che non corrono nessun pericolo, anche perché è l'unica cosa che mi è rimasta e..." si fermò di colpo, per poi mettersi di fronte a me.
Era un po' più alto di me e vedere il suo volto a pochi centimetri dal mio, rese il mio autocontrollo molto meno controllabile.
: "Arya, lo so che è difficile e soprattutto impossibile da comprendere, ma loro stanno bene" : "Come fai a saperlo, voglio dire..."
:"Stanno bene, te lo assicuro" : "Ma..."
: "Non rendere tutto più difficile, tu sei quella in pericolo non loro".
Volevo ribattere, ma la mia mano sfiorò il suo addome e qualcosa si proiettò davanti ai miei occhi.

L' ultimo Respiro  {Breathed} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora