Capitolo 8

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Vedendo tutti crescere velocemente, non mi domandai mai come fosse essere un adulto.
Da quando sono piccola ho sempre giudicato il mondo degli adulti, freddo, agghiacciante e vecchio, ma con il passare degli anni mi sono accorta che tutto questo non è affatto vero.
Ho sempre immaginato che tutti mi fossero amici, tuttavia non fu sempre così.
La mia vita è sempre stata  suggestionata dagli altri.
Essi mi ordinavano che cosa fare ed io dovevo obbedire.
Ho sempre voluto poter conoscere la  persona che mi rappresenta, ma ahimè il destino non me lo ha permesso.
Sapere che molte persone al posto nostro soffrono mi ha continuamente fatto pensare che tutti noi, alcune volte, abbiamo temuto di provare dolore e avere paura di poter risistemare ciò che avevamo alterato.
Le molte domande che  ci poniamo rendono noi stessi, immuni alle maldicenze che il mondo assorbe.
In questo caso preferirei vivere in un pianeta dove l'egoismo, la cattiveria e la perfidia non esistano.
Talvolta è parte di noi e come essi, noi ne facciamo parte.
Ecco perché non dobbiamo rovinare colui che è ancora sano, poiché sarà l'unico a poter distruggere il nero che persiste ai giorni nostri.
Tutto può essere salvato finché ne abbiamo  le forze.
Ma fino a quando noi, essere umani, rimarremo a guardare, niente verrà concluso.

Stavo dormendo, quando cominciarono di nuovo i miei notturni incubi.
Questa volta mi sembrava diverso.
Io ero la protagonista.
"Stavo correndo in una foresta.
Era notte e gli unici elementi che riuscivo ad identificare erano solamente fitti e alti alberi.
Indossavo un vestito vittoriano.
Sentivo il mio respiro e i miei piedi cedere per la stanchezza.
In lontananza udivo differenti persone, parlare una strana lingua.
Continuavo a supplicarmi di non rallentare e di continuare, anche se il mio corpo, ormai stanco, me lo impediva.
Ero sempre più vicina alla destinazione, quando sentii degli urli sempre più forti e disperati.
Così cambiai strada, correndo verso quelle grida di aiuto.
Quando arrivai, vidi una ragazza che bruciava sopra una catasta di legna, quasi consumata.
Uomini senza volto mi si stavano avvicinando, mentre con la pelle informe mimavano parole.
Guardavo il corpo bruciato, vedevo il suo viso sfigurato, quando le Ombre comparvero dietro il suo corpo morente.
Entrarono dentro di lei per poi succhiarle l'anima.
Io ero terrorizzata e non sapevo come risvegliarmi.
Improvvisamente l' Ombra sembrò crescere sempre di più, fino a quando non me la ritrovai a pochi centimetri dal mio viso.
Mi scrutava, osservava i miei lenti movimenti e cercava di toccarmi, senza farcela.
Prima di scomparire da quell' incubo, sentii essa urlare, con grida spaventose e piene di dolore " Shabda"."

Appena arrivai a scuola andai in classe, notando che Chris non era ancora tornato.
Non capivo il motivo della sua sparizione, ma come avevo visto sin dal primo momento, era un ragazzo strano e misterioso, e di conseguenza non mi feci molte domande sulla sua assenza.
Così decisi di pensare ad altro e di andare da Abe.
:"Ehilà, da un po' che non ci si vede, colpa della sbronza?"
:"Cosa?"
:"Dai, non mentirmi, tutti sanno di quando ti sei ubriacata, mi ricordo di averti visto andare in macchina con Chris"
:"Sì, ma.."
Tuttavia il professore entrò in classe ed io dovetti separarmi dalla mia migliore amica per ascoltare,nuovamente, gli stessi argomenti del giorno precedente.
Mentre prendevo appunti, pensai alla conversazione di pochi minuti prima.
Io non mi ero ubriacata e sembrava che nessuno si ricordasse del mio svenimento e della rottura delle finestre nel capannone.
Abe era diversa, tutti mi davano l'impressione di essere cambiati.
Forse stavo impazzendo oppure avevo solo bisogno di dormire.
Stavo guardando la lavagna di fronte a me, quando abbassai lo sguardo sul quaderno.
Sgranai gli occhi, poiché quello che c'era scritto non erano altro che parole confuse una vicino alle altre, al posto di appunti di italiano.
Appoggiai un dito sulla prima parola e sbassando il tono di voce cercai di pronunciarla :"Sh..ab..d...a"
:"Evans ha detto qualcosa?"
:"No, io...io..stavo solo pensando"
:"Ha bisogno di andare in bagno? Perché sembra un po' pallida" mi chiese l'insegnante
:"Forse è meglio".
Così mi alzai e stordita mi diressi ai bagni.
Aprii la porta sentendo un odore strano, quasi di ferro.
Girai  l'angolo, quando vidi  un corpo senza vita giacere a terra.
Non potevo e non volevo crederci.
Era pieno di sangue, tantochè non riuscii a riconoscere di chi fosse.
Stupita mi avvicinai, notando che la collana che portava al collo, mi sembrava familiare quanto uguale a quella che tenevo in tasca.
Feci un altro passo prima di capire che la persona senza vita, era Abe.
Pensai fosse un altro dei miei soliti incubi, ma la velocità delle mie lacrime mi diedero la prova che non era così.
Mi inginocchiai e senza accorgermene, iniziai ad urlare.
:"Non sei tu, tu..tu non sei morta"
:"Tu.." ma le mie mani,una volta pulite, erano piene del suo sangue.
Il suo corpo era appoggiato sulle mie gambe.
Vidi che era stata pugnalata e lasciata lì a morire.
:"Abe..tu...tu non puoi essere morta,eri lì a parlare con me prima e adess...no,no,no"urlai singhiozzando e gridando contemporaneamente aiuto.
Quando fui certa che non si stava trattando di finzione, capii che  la mia vita era stata distrutta, portata via e dimenticata.
Mentre piangevo disperata, le accarezzavo il suo bellissimo ed innocente viso.
Lei era stato un pilastro della mia vita e non poteva andarsene.
Quando alzai lo sguardo per vedere se qualcuno stesse arrivando, vidi che sulla parete davanti a me vi era scritto un messaggio.
Era stato fatto con il suo sangue, esso ribadiva "Con il sangue abbiamo promesso, e con esso continueremo, arrenderti devi se vuoi che coloro che ami, vivano."
Appena lo lessi mi alzai e con le mani cercai di rimuoverlo.
La mia disperazione era tale che cominciai a tirare pugni sul muro.
Appoggiai la testa alla fredda parete, mentre ripetevo :"Non tu, non tu..perché!?"
Dopo le mie continue urla, alcuni professori entrarono vedendo che cosa fosse successo.
Subito dopo aver visto il corpo di Abe, mi portarono via.
Uscita dal bagno, una platea di studenti mi fissò.
Ero così arrabbiata che mi divincolai dalla presa dell' insegnante, e come una pazza iniziai a correre verso l' uscita.
Tutti gli studenti cercarono di fermarmi, ma io riuscii lo stesso ad uscire.
Quando fui abbastanza lontano e distante dalla scuola, mi sedetti su un vasto prato e sporca di sangue da capo a piedi, mi misi a piangere.
Ogni cosa che mi stava accadendo, peggiorava di giorno in giorno e non riuscivo a spiegarmene il motivo.
Perché mi volevano? Che cosa ero, per essere così importante?.
Essere Arya Evans, fu sempre il ruolo più facile da recitare, ma la parte che ora si stava unendo,  rendeva la mia esistenza quello che una persona normale avrebbe considerato un delirio.
La mia migliore amica era morta ed io ero viva a piangere la sua vita.
Era solamente colpa mia se adesso non c'era più, se il suo cuore aveva smesso di battere.
La mia unica speranza era svanita, ed io,per sempre persa nei miei più affranti ricordi.

Ciao volevo innanzitutto scusarmi se questo capitolo lo pubblico dopo molto tempo e ringraziarvi per le continue visualizzazioni.
Se volete, commentate e votate la mia storia. Un Bacio.

- L.E.James

L' ultimo Respiro  {Breathed} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora