Capitolo 9

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Chiamare vita colei che io sottotitolavo inferno, non era previsto nei miei piani.
Quando morì mio padre, tutto quello che avevo desiderato fare con lui era stato spazzato via in pochi secondi.
Molte persone descrivono "morte" colei che con il suo alito di nebbia, porta via le anime dalle persone.
Io penso, invece,  che non si possa darle un vero termine, poiché ognuno la vive differentemente dagli altri.
Il mio cuore è sempre stato incline ai sentimenti e agli avvenimenti che succedevano ogni giorno.
Ecco perché ritengo che chiamare ingiustizia coloro che riescono a salvarsi per miracolo e vivere una vita mirabile, sia ignobile.


Ero ancora seduta sul prato quando mia madre chiamò.
Supposi che l'avessero avvisata gli insegnanti, riferendole la notizia.
: "Mamma..."
: "Arya, mi dispiace tantissimo...Abe...è ingiusto quello che le hanno fatto"
: "Mi manca" dissi in un sussurro prima di cominciare nuovamente a piangere.
: "Tesoro lo so,sai che io ci sono se hai bisogno"
:"Grazie"
:"Vuoi che ti venga a prendere prima che vada a fare le condoglianze ai genitori?"
:"Sì...anzi...credo che tornerò a piedi,non sono lontano da casa e ho bisogno di pensare"
:"Come vuoi,Arya non piangere per coloro che non ci sono più, piuttosto pensa a ricordarla nei momenti più felici..sarà in quei ricordi che riuscirai a trovare la forza di voltare pagina"mi disse mia madre prima di riattaccare.
Dopo la chiamata mi alzai, sistemandomi i vestiti.
A differenza di qualche ora prima,il sangue si era seccato.
Mentre camminavo verso casa continuai a vedere davanti ai miei occhi la sua morte, il suo viso senza vita e i suoi occhi così spenti e senza anima.
Volevo cambiare il passato, riaggiustare tutti i momenti più brutti che avevo vissuto e riportare in vita le persone che senza una giusta causa avevano smesso di respirare.
Sperai fosse solo un incubo eterno, ma come si dice, la speranza è l'ultima a cedere ed io in cerca di soluzioni non esistenti.
Stavo percorrendo il lungo viale che separava casa mia dal parco, quando intravidi delle Ombre appoggiate al muro.
Percepivo il loro sguardo, vedevo il loro corpo informe avvicinarsi al mio.
Ogni passo che facevo, notavo che diventavano sempre più nitide e uniformi.
Sembravano quasi figure umane, ma senza volto, parti superiori ed inferiori.
Non sapevo come descriverle, bensì osservarle per capire cosa volessero da me.
Arrivata nel mio quartiere, notai diverse persone circondare la mia proprietà.
Ero ancora lontano e di conseguenza non riuscii a capire chi fossero.
Rallentai il passo.
Probabilmente erano dei compagni di classe venuti per sapere qualcosa in più su Abe, pensai.
Anche se, ogni qualvolta che mi avvicinavo, i visi di ognuno dei presenti sembravano essere più adulti che giovani.
Contai dieci persone, erano sia uomini che donne e si comportavano in modo strano.
Avevano tutti gli stessi indumenti.
Ognuno di loro accerchiava la mia casa, tenendo protese entrambe le braccia verso il cielo.
I miei occhi erano, oramai, senza stupore.
Vedevo che ad ogni parola che pronunciavano il tempo cambiava, potenti fulmini squarciavano il cielo mentre la pioggia bagnare le teste degli innocenti.
Non mi rendevo conto di quanto fosse grave la situazione.
Io ero nascosta a guardare un episodio, che solo i miei occhi potevano vedere.
Volevo poter mettere fine ad ogni  sofferenza.
Così presi coraggio, e come quando un guerriero assale un nemico io mi buttai addosso a uno di loro.
Ad ogni goccia di pioggia che cadeva a terra una forza sovrannaturale iniziò a possedermi.
Gli tirai pugni e calci, fino a quando non cadde a terra.
Appena girò il volto nella mia direzione, vidi i suoi occhi bianchi.
Feci un giro su me stessa, quando ognuno dei presenti era già troppo vicino a me.
Una donna mi afferrò e senza scrupoli mi pugnalò.
:"Shabda"mi disse vicino all'orecchio.
Cercai di divincolarmi, ma era impossibile.
Sentivo il sangue fuoriuscire e mescolarsi con quello della mia migliore amica.
Mi fece cadere a terra, si mise a pochi centimetri dal mio viso, quando con due dite mi schiacciò lo spazio tra le due sopracciglia.
La guardai, prima di agire.
Col dolore e il sangue che continuava ad uscire, mi ribellai, schiacciandole con entrambi gli indici gli occhi.
Si staccò dal mio sanguinante corpo, prima che un altro di loro mi prendesse dai capelli.
:"Shaa"sussurrò, anche se ormai facevo fatica a sentire.
Continuavo a difendermi, cercavo di togliermi dalle sue mani possenti, ma era difficile ed io non avevo più forze per reagire.
Provai con sforzo a fare tre passi,ma invano, caddi, lasciando che il sangue che mi stava fuoriuscendo dalla schiena, continuasse a sporcare il prato.
All' improvviso vidi che due di loro stavano venendo da me.
Mi presero per le braccia per poi buttarmi al suolo.
Le mie orecchie cercavano a tutti i costi di non ascoltarli, le mie articolazioni di non funzionare e la mia mente di non ragionare.
Tutto quello che avevo fatto  non era servito a niente.
La mia vita sembrava essere presa e trasportata via come il vento.
Sentivo i miei occhi appesantirsi e chiudersi senza che io potessi porre resistenza.
La ferita continuava a bruciare, ma decisi lo stesso di liberarmi dalla loro presa, così tirai con la mano destra un pugno sul viso a uno mentre all' altro gli morsi pesantemente il braccio destro con il quale mi teneva.
Vedevo tutti gli altri guardarmi e giungere da me.
Avevano gli arti superiori puntati verso il mio sterno e gli occhi bianchi che guardavano nella mia direzione.
Che cosa potevo fare?.
C'era qualche speranza di potersi salvare e scappare?
In lontananza sentii il rumore di una macchina sterzare.
Avevo poche energie e le uniche che mi rimanevano stavano svanendo poco a poco.
Pensai che la mia esistenza si stesse per concludere.
Senza forze, chiusi le palpebre.
Caddi a terra, sbattendo la testa al suolo bagnato.
Passarono diversi minuti, prima che qualcuno uccidesse quelle persone.
Cercai di aprire le palpebre, di vedere chi fosse, ma non riuscii.
Sentii i suoi passi a pochi centimetri dal mio corpo.
Era vicino a me, quando percepii la sua mano appoggiarsi sulla profonda ferita.
Aprii gli occhi un instante prima che mi prendesse in braccio.
Lasciai una mano toccare il suolo.
Lo guardai e flebilmente dissi :"Chris..tu.."
:"Non ora"rispose con voce profonda.
Continuava a fissarmi, a guardare i miei occhi seppur stanchi.
Mi appoggiò sul sedile della sua macchina.
Non riuscivo a rimanere seduta.
:"Rimani ferma"
Feci come mi disse.
Improvvisamente un forte calore mi pervase.
Quando Chris si allontanò, il dolore sparii.
Non avevo più nessuna ferita.
:"Chi sei?"domandai stupita.
: "E' una lunga storia,ma adesso sei pronta per saperla".
Dopo quella frase mi chiuse la portiera e veloce si sedette al posto del guidatore.
Mentre cercavo di capire che cosa fosse successo, pensai a come il mondo che avevo sempre immaginato fosse completamente differente dalla realtà che gli altri ci narrano.
Tutte le leggende e le storie mistiche mi erano sembrate fesserie, ma rappresentavano ciò che gli antichi da tanto tempo, ci avevano voluto tenere nascosto.
Ero troppo stanca per parlare e fare domande, così chiusi gli occhi nella speranza di dimenticare.
E come quando i fiori in primavera sbocciano,  io mi stavo aprendo ad una nuova realtà di vita dove non vi sono solo ladri e assassini, ma altri, i quali non ne conoscevo ancora l'identità.




Ciao allora innanzitutto volevo ringraziarvi per le settecentocinquanta visualizzazioni, per i commenti e i voti.
Devo dire che sono proprio felice e il merito è tutto vostro.
Grazie mille.
Spero che anche questo capitolo vi piaccia, quindi se è così commentate dicendomi quello che ne pensate.






Un saluto

- L.E.James

L' ultimo Respiro  {Breathed} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora