Capitolo 4

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Mia nonna mi insegnò ad apprezzare le piccole cose della vita.
Mi raccomandò di essere sempre buona e altruista verso gli altri.
Ogni sera mi raccontava piccole storie di fantasia di cui solo lei ne era a conoscenza, facendomi immaginare un mondo diverso, dove il male non esiste e solo il bene persiste nelle nostre menti.
Mi ricordo che mi diceva sempre : "Finché puoi sogna, mio piccolo tesoro".
Me lo ripeteva ogni sera, dicendomi che i sogni si avverano se ci credi.
Non sapevo se ritenerlo vero, ma lo speravo con tutta me stessa.

Mi ero appena svegliata quando capii di essere nell' infermeria della scuola e di avere fianco mia madre.
Mi doleva la testa, le gambe e le braccia e solo dopo aver visto il corridoio mi ricordai quello che era successo poco prima.
:"Sono svenuta?"
:"Sì, Abe mi ha chiamata immediatamente dicendomi che stavi delirando"
:" ... Adesso vado a prendere il tuo zaino in classe e poi mi spiegherai che cosa è successo nel viaggio di ritorno, okay?"
Feci cenno di sì.
Scesi dal lettino, provando a vedere se riuscivo a camminare senza dovermi reggere a qualcosa.
Mentre andavo verso l' uscita della scuola, continuavo a sentire  quell' insopportabile frase dentro alla mia testa "E' solo colpa tua ...E' solo colpa tua..."
Le urla erano così forti e stridule, che le mie stesse forze, seppur poche, sembravano essere svanite.
Senza volerlo caddi a terra e nella confusione appoggiai le mani alle orecchie continuando, disperatamente, a scuotere la testa da un lato all' altro nell' attesa che tutto finisse.
Sentivo la testa esplodere, il cuore cedermi e i miei occhi spegnersi in un barlume di incubi.
Senza accorgermene dalle aule uscirono tutti.
Sia studenti che insegnanti.
Vedevo i loro sguardi inorriditi e preoccupati per quello che mi stava accadendo.
Mi venne incontro mia madre che mi aiutò ad alzarmi e a dirmi che tutto era finito.
Quella frase continuava a perseguitarmi, tutto e tutti mi seguivano senza lasciarmi in pace.
Agli occhi di chiunque era diventata una psicopatica, mentre io mi ritenevo una persona che aveva bisogno di aiuto e che qualcuno mi spiegasse che cosa succedeva.

Non parlai per tutto il tragitto , lasciando vagare nella mia mente tutti i miei più sordidi pensieri.
Quando arrivai a casa salii di sopra andando in camera mia.
Mi sdraiai sul letto e cominciai come una fontanella rotta a piangere.
Mi continuavo a ripetere che niente e nessuno mi avrebbe fatto credere di essere pazza, che neanche il più stupido essere umano di questo mondo mi avrebbe fatta sentire come una una nullità.
Guardai se qualcuno sul blog della scuola avesse pubblicato qualcosa sul mio conto.
Provai ad ascoltare la musica dell' iPod, ma come prima, tutto riaffiorava e niente mi avrebbe permesso di impedirlo.
Il giorno dopo si sarebbe tenuto il ballo d' autunno e mi ero ripromessa di non andarci.
Dopo l' ultima esperienza, avevo fatto decreto di rimanere a casa a guardare la televisione per il resto dei miei anni scolastici.
Abe al contrario, mi chiamava ogni cinque minuti per provare a convincermi di andare.
:"Abe te l'ho già detto dieci milioni di volte, non ci sarò!"
:"Daiii, ti prego,sai che senza di te io non sono niente"
:"Abe..."
:"E'solo una festa".
:"Hai detto bene, "è solo una festa"!"
:"Ci sarà Chris"
:"E con questo, pensi di convincermi?"
:"Arya non fare la bambina,è una festa che equivale divertimento, ed è quello che ti serve"
:"La risposta rimane sempre e per sempre, NO"
:"Quindi vorresti lasciare la tua migliore amica da sola?"
:"Abe, ma io non posso andare alla festa e tu lo sai meglio di me il motivo...e poi ti divertirai anche senza di me, fidati"
Poi Abe chiuse la chiamata facendo in modo che io avessi i sensi di colpa nei suoi confronti.
All' improvviso sentii una voce che mi chiamava.
Non riuscivo a distinguere di chi fosse.
Sembrava estranea alle mie conoscenze.
Diceva "Quando tutto questo giungerà, tu non sarai messa da parte, verrai con noi, tu servi più di chiunque altro,sei nostra."
Non potevo crederci, adesso pure le voci.
Non mi bastava vedere corpi morti giacere ai miei piedi e Ombre, ma anche sentire dei suoni dentro la mia testa.
Avevo paura e passare la serata in presenza di "cose" che solo io potevo vedere..mi terrorizzava.
Così decisi di richiamare Abe.
:"Abe se avessi cambiato idea e.."
:"Stai scherzando?Okay, fammi pensare..."
Mentre parlavo al telefono guardavo sul computer il blog della Forbes.
Cliccai sulla locandina della festa, notando che il tema era l'era vittoriana.
:"Ma è a tema la festa ed io non ho nessun vestito vittoriano"
:" Ecco a proposito di questo, ho già pensato a tutto ne dovrei avere due, anche se uno è un po' rovinato"
:"Non ti preoccupare dovrebbe avercelo uno mia nonna, ricordo che una volta me lo fece provare"
Proprio così, mia nonna era un amante del passato e di conseguenza comprava sempre bigiotteria, vestiti o oggetti che appartenevano ad epoche diverse.
Ecco perché, da piccola,amavo andare da lei e scoprire che cosa avesse comprato di nuovo e provarlo prima che lo mettesse in soffitta per tenerlo al sicuro.
:"Prima che spegni ti volevo comunicare che verrai a casa mia a vestirti e a truccarti, per cui non metterci troppo tempo" disse prima che chiusi la chiamata.
Corsi da mia madre.
:"Vado dalla nonna, quindi non preoccuparti se farò tardi, ah sta sera vado da Abe prima di andare alla festa...a dopo"
Senza fermarmi aprii la porta e prima chiuderla alle mie spalle sentii mia mamma dirmi :"Se vai dalla nonna stai attenta che dovrebbe essere nel suo periodo buio"
Mia nonna fu sempre una persona da ammirare.
Aiutava tutti nel momento del bisogno e cercava sempre di trovare una soluzione nelle più temibili difficoltà che la vita ti porgeva, ma da quando morì mio padre lei cambiò.
Molte volte si arrabbiava per niente e se per caso non andavo a trovarla per un po' di tempo non mi permetteva di entrare in casa sua, dicendomi :"Come hai osato bussare alla mia porta?" chiudendomela in faccia.
Quando arrivai davanti a casa sua cercai di rimanere calma.
Appena entrai l'abbracciai, sperando che lei contraccambiasse.
:"Ciao nonna, come stai?".
Mia nonna si chiamava Jenna.
Aveva quasi ottanta cinque anni e per avere quell' età, era molto in forze.
Quando riusciva provava ad andare a fare quattro passi in giro.
Lei fu l'unica persona a farmi credere che la magia esiste ancora in noi, che tutto si può ancora salvare finché se ne ha la volontà.
:"Arya, come sei... bella"
Mi sedetti sul divano.
:" Nonna, hai ancora per caso quel vestito che lungo e antico che avevi comprato molto anni fa'?"
:"Detto sinceramente non lo so...ma perché lo vuoi sapere?".
Strano, lei non buttava via niente di quello che acquistava.
Sembrava diversa, anche se non ci feci inizialmente molto caso.
":A scuola c'è il ballo d' autunno e avrei bisogno di quell'abito"
:"Capisco...ho saputo degli incubi..."
:"Come hai fatto a saperlo?"
:"Qui le voci giranno, mio piccolo tesoro".
Completamente diversa , aveva un modo di fare differente dal solito e i suoi stessi movimenti erano cambiati, più rigidi e poco scoordinati per un' anziana.
:"Mamma non lo ha detto a nessuno..."
:"Ne sei sicura? Se vuoi sopravvivere devi tacere"
:"Scusa?"
:"Mi hai sentito"
:"Vado in soffitta a vedere"
Mentre mi dirigevo verso la soffitta, vidi che era andata in cucina.
Non volevo preoccuparmi, ma il solo pensiero di come mi avesse trattata prima, mi aveva fatto venire qualche dubbio.
Per mia grande fortuna riuscii a salire senza farmi male o cadere dalla scala a me sottostante.
:"Nonna, dove le hai deposte le cose vecchie?".
:"Arya prova a guardare dentro a quel baule, dovrebbe essere di fronte a te"
Era vero, davanti a me vi era un baule antico ma allo stesso tempo magnifico.
Mi sembrava conoscente, così mi avvicinai e provai a vedere se lo avessi visto da qualche parte.
Quando lo toccai, sentii la delicatezza che emanava, la morbidezza che aveva e tutto quello che un piccolo baule antico poteva trasmetterti.
:"Aperto?" mi chiese.
:"Non ancora"
Provai ad alzare il cofanetto notando, infine, che vi serviva una chiave.
:"Nonna, serve una chiave..."
:"Cavolo, prova ancora a tirare".
Sopra di esso vi era un po' di polvere, così presi uno strofinaccio a me vicino e lo pulii facendo attenzione a non rovinarlo.
Appeno fu pulito, vidi delle inscrizioni in una lingua antica.
Incuriosita le toccai notando come esse si illuminassero al mio tocco.
Quindi senza accorgermene, sentii un rumore ,percettibilmente come un tic, provenire dalla serratura del baule.
Così con un po' di forza, lo aprii.
:"Se riuscita?", mi domandò quasi scocciata per la lunga attesa.
:"Ehm...sì".
Aprendolo, vidi che vi era contenuto un lungo abito da sera.
Lo presi e in un batter d'occhio scesi di sotto.
Andai a provarlo nella camera degli ospiti e quando lo indossai notai quanto fosse identico a quello che avevo indossato nel sogno mentre ero svenuta.
:"Lo sapevo, è perfetto"disse avvicinandosi sempre di più.
:"In che senso?".
Mi stavo spaventando.
Cercai di uscire dalla porta della camera per andare a prendere il telefono e chiamare mia madre, ma mi bloccò, impedendomi di andare via.
:"Lo sai, mi ero fatta due domande su di te, sai quali? E' lei o non è lei?"
:"Scusa ma ancora adesso non riesco a comprendere"
:"Tu sei Akasha  mia cara e non puoi nasconderti da me e dagli altri"
Ero terrorizzata, non era più mia nonna.
:"Che cosa vuoi?"
:"Te!"
:"Me?, Non vorrei dire ma io sono fatta di carne ed ossa, non credo di essere importante."
Cercai di avvicinarmi il più possibile all' armadietto con specchio, per vedere se c'era un profumo o uno spray da spruzzarle negli occhi.
:"Noi ti stiamo cercando da un po' di tempo e non possiamo permetterci di perderti un' altra volta, il ciclo si deve concludere...con te!"
:"Noi? Chi sei?."
Ma appena finii di pronunciare quelle parole inciampai nel vestito cadendo  a terra.
:" Adesso verrai via con me"
:"Mia nonna?Tu.."ma mi impedì di proseguire urlando con una voce maschile, profonda e bassa.
Aveva un lungo pugnale in mano, e una collana strana sul collo.
Stava venendo da me , quando sentii la porta al piano di sotto aprirsi.
Cominciai ad urlare come una pazza.
Il pugnale era sempre più vicino al mio viso.
Mi scese una lacrima dalla paura, tremavo e non riuscivo a muovermi.
:"Arya!"
:"Chris?"
Era lui, proprio lui.
Ma perché?.
Non sapevo riconoscere se si trattava di un incubo o della realtà.
:"Okay, passiamo alla brutte maniere"
Mia nonna si era buttata su di me e con il pugnale cercava di pugnalarmi al petto.
Le presi le mani e le allontanai da me.
Sentivo il mio cuore battere a mille, i mei occhi lacrimare senza fermarsi e le mie labbra tremare senza mai sostarsi.
Stava diventando sempre più forte e ad ogni secondo avvicinava sempre di più quella lama al mio sterno.
All' improvviso vidi Chris prenderla dalle spalle e buttarla nel corridoio.
Non capivo come fosse riuscito a sapere dove mi trovavo e perché sapesse che cosa mi stava succedendo.
sentivo lui urlare :"Prendere le sembianze di un' anziana, ti stai rendendo sempre più ridicolo!"
:"Non toccarla, hai capito?" gli urlava contro.
:"Hai capito?".
Mi sedetti e sopraffatta dalle mie emozioni mi misi a piangere, quando ad un certo punto dalla camera vidi che la mia presunta nonna, non aveva il vestitino da casalinga e le ciabatte, ma dei pantaloni neri con degli anfibi altrettanto neri.
La mia ansia era salita e come deposta nel cemento mi impediva di alzarmi.
Vedevo Chris combattere come un guerriero e urlargli contro di smetterla di cercarmi.
:"Prima di morire di ai tuoi amici che se vogliono prenderla devono passare sul mio corpo!" e dopo quella frase, gli infilzò un pugnale nel cuore.
Appena si accertò che fosse morto, corse da me.
Aveva la maglietta sporca di sangue ed altrettanto le mani.
Si avvicinò sempre di più alla mia direzione.
Appena fu a pochi centimetri dal mio viso,
mi scostò i capelli dalla faccia.
:"Arya, mi dispiace"
Mi alzai vedendo che aveva un taglio sulla mascella sinistra :"Ti fa tanto male, è grave?"
:"No, non ti preoccupare per me, piuttosto ti ha fatto del male?"
:"No...almeno credo".
Non riuscivo a credere a quello che avevo appena vissuto, mia nonna che non è mia nonna e Chris che mi aveva appena salvata.
:"Arya, quello che è appena accaduto deve rimanere un segreto tra noi, okay?" mi disse mentre mi guardava negli occhi in cerca di una risposta.
Non risposi.
Mi tolsi il vestito e lo deposi dentro ad una borsa, lo presi ed insieme a lui uscii da quella orrenda casa.
Prima che lui se ne andasse per la sua strada gli chiesi :"Chris chi era quell'uomo?" e lui mi rispose facendomi una cenno di sorriso :" Tutto ha il suo tempo, ora è il momento di riposare... a domani."




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                                        Ciao a tutti, volevo innanzitutto ringraziarvi per le cento visualizzazioni.

Spero che la storia che sto scrivendo vi piaccia, quindi se volete potete commentare e dirmi quello

che ne pensate.Un saluto.

- L.E.James

L' ultimo Respiro  {Breathed} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora