Ero dove non dovevo essere.
Tutto parlava di me.
Ogni cosa che vedevo aldilà delle mie mani, era cenere.
Tutto era iniziato con un incontro, strani sogni ai quali non si poteva dare una vera ed esplicita spiegazione e visioni.
Ogni cosa era cominciata la sera del dodici settembre per poi prolungarsi.
I miei sogni, ormai incubi, non facevano altro che indebolirmi, rendermi sempre più nervosa, stanca, tanto da ritrovarmi sudata, con la pelle cerea e gli occhi infossati al mio risveglio.
All'inizio mia madre pensò che fosse normale fare sogni dal significato ignoto, ma con l'andare dei giorni cambiò la sua idea, tramutandola, in un problema che dovevo risolvere.
Gli incubi sembravano rivelarmi un futuro non ancora scritto, mostrarmi le stesse persone in luoghi diversi e rendermi incapace di agire.
Erano diventati la mia angoscia, la mia disperazione e non sapevo come liberarmene.
Forse, un giorno, sarei riuscita a combatterli e forse, un giorno, avrei smesso di farli, ma per ora il presente sembrava non volerne trattare con il mio spirito ed io a capire che non si trattava solo di immaginazione.
Dunque, credo sia per questo motivo che la mia vita stava cambiando e diventando sempre più fragile.
Ecco perché dovevo riuscire a risvegliarmi, a riprendere il potere su me stessa e muovermi.
Il tempo a mia disposizione si stava esaurendo.
La mia stessa esistenza si stava consumando.Letti ovunque, uno parallelo all'altro, tende dal colore verdastro posizionate le une di fianco alle altre e tanti carelli pieni di flaconi.
Dove mi trovavo?
Avevo ancora le palpebre socchiuse, quando scorsi diverse donne intente ad aiutare delle persone dall' aspetto malato.
Era pieno di rumori, di voci, di suoni metallici e di brande che venivano spostate.
Avevo un forte male alla testa, alla tempie e non capivo perché non riuscivo a muovermi, ad alzarmi e andarmene.
Fu dopo aver aperto completamente gli occhi e aver visto interamente l'ambiente in cui mi trovavo, che notai Chris appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate.
Si avvicinò, fino a quando non fu a pochi centimetri dal letto.
Lo guardai e prima che iniziasse a parlare chiesi : "Dove mi trovo?"
: "In infermeria"
: "Ma...io.." : "Non ricordi cosa ti è successo?" : "...Forse, non lo so...il mio ultimo ricordo è il giardino, il sogno e..."mi bloccai, poiché in quell' istante cominciai a rammentare qualche pezzo dell' episodio.
Continuavo a vedere, dentro alla mia testa, immagini diverse, non collegate fra loro.
Non riuscivo a concentrarmi, a ricordare.
Ero persa nei miei pensieri, intenta a riportare alla luce la causa di tutto questo.
: " Ti abbiamo trovata sotto un albero, uno studente è venuto ad avvisarci. Eri senza battito, ma poi hai iniziato a respirare nuovamente e quindi abbiamo deciso che, forse, sarebbe stato meglio farti una visita per vedere se avevi avuto qualcosa"
: "E..." ma Chris continuò per il suo discorso : "Ma anche dopo il controllo è risultato che non avevi niente, né un trauma cranico né un'emorragia interna" .
Aveva una voce profonda, diversa dal solito.
Non era cambiato, ma qualcosa nella sua espressione sembrava presagirmi il contrario.
Magari era solo una mia impressione, ma i suoi occhi apparivano più stanchi, tristi e senza nessuna emozione.
Avrei voluto chiedergliene il motivo, ma passai oltre.
: "E' da molto tempo che mi trovo in infermeria?"
: "Due giorni" : "Ma è...è tantissimo tempo! Perché non ricordo cosa mi è successo?"
: "Forse è per colpa della caduta, ma non ne sono sicuro. Arya hai rischiato tanto e se non fosse stato per quello studente, probabilmente adesso non saresti qua".
Lo fissai ancora per qualche secondo, prima di toccarmi la fronte e sentire il dolore aumentare.
Chiusi gli occhi, aprii le labbra secche e screpolate per poi, successivamente, emettere un urlo.
: "Arya?"
: "La testa, mi sta scoppiando!".
Arrivò immediatamente un'infermeria che, con un apposito ago, mi somministrò qualcosa.
Chris si allontanò, lasciandomi sola con quella signora.
Mentre vedevo la sua sagoma scomparire e l'infermeria farsi sempre più piccola, immaginai di trovarmi a casa mia.
Forse con quel ricordo, il male sarebbe svanito.
Contemporaneamente sentivo l'infermiera parlarmi, intenta a ripetermi che non era niente, ma solo una conseguenza alla caduta.
Vedevo la luce dei diversi lampadari oscillare e il soffitto diventare, ad ogni mio battito, sempre più sfuocato.
Non ricordo se avevo sognato nel poco tempo in cui ero svenuta o se, senza volerlo, avessi procurato qualche incidente.
Mi guardai intorno, quando vidi Chris seduto su una sedia alla mia destra.
Stranamente dal solito, lo trovai con gli occhi chiusi.
Per la prima volta dopo diverso tempo, mi soffermai ad osservarlo con molta più attenzione.
Così i miei occhi si posarono su i suoi lineamenti, sul suo petto che, ritmicamente, si alzava e si abbassava ad ogni respiro e su suoi capelli color corvino che, spettinati, rendevano il suo volto ancora più rilassato e tranquillo.
Sembrava in pace con se stesso, con il mondo.
In quell' istante cercai di alzarmi, o perlomeno, di staccare la schiena dal cuscino.
Feci due semplici movimenti e notai Chris svegliarsi.
:"Non volevo svegliarti, io...stavo solo cercando di sistemarmi meglio" dissi in un sussurro.
:" No, non ti preoccupare"
Volevo fargli mille domande, chiedergli delle risposte, ma la mia mente scelse una via più semplice e di conseguenza quello che domandai, fu tutt'altro:" Cosa mi hanno fatto prima?"
:"Era un ago puntura a base di sale."
:"Scusa, ma credo di non aver capito"
:"Avevi quel dolore, perché eri in assenza di sale. Tu necessiti di sale e se non ne assumi abbastanza, perdi i sensi"
:"Perché dovrei perdere i sensi?"
:"Arya tu hai dei poteri che nessuno al momento possiede. Quella puntura ti è servita perché non avevi energie, forse non mi capisci, ma...era quello di cui avevi bisogno"
Smisi di fare domande, di chiedere.
Non riuscivo a capire, anche se io stessa volevo comprendere.
Pensai fosse solamente colpa mia che, magari, ero io quella difficile credendo, per un breve istante, che tutto era cominciato per un mio errore e non che era già tutto predestinato.
:"Arya" :"Sì?"
:"Non cercare di capire nel modo più sbagliato" non lo seguivo :"Che cosa vorresti dire?" :"Origliare non ti sarà di aiuto".
Diventai rossa su tutto il viso, almeno così pensai visto che sentivo le guance bruciare.
Provai, invano, di difendermi :"Io non ho origliato!" :"E chi ha fatto cadere un prezioso vaso in una zona dell'istituto dove non è permesso andare? Io, io non ti sto dando nessuna colpa, ma solo un consiglio" :"Ovviamente".
Ancora sdraiata, iniziai a pensare, mentre Chris continuava a controllare dei fascicoli che l'infermiera gli aveva dato.
:"Sai potresti anche non farmi da guardia del corpo" dissi quasi turbata dalla sua insistente presenza.
Quando finii di pronunciare quelle parole, vidi il suo sguardo spostarsi dai documenti a me :"A no? Peccato che ogni volta che rimani da sola ti succede qualcosa, quindi preferisco non rischiare che ricapiti di nuovo" :"Non potrai controllarmi ogni minuto, Chris" :"Certamente, ma posso cercare di prevenire prima che qualcosa o qualcuno ti faccia del male. In questo momento tu sei come un oggetto prezioso per qualcuno e se dovessero venire a conoscenza del posto in cui ti trovi, saremmo in grossi guai"
:"Oh, allora stai facendo la guardia ad un oggetto e non a una persona, buono a sapersi"
:"Non intendo quello.."
:"Certo, tu intendi sempre qualcos'altro...magari è meglio se chiudo la bocca e tu continui a revisionare i documenti".
Passarono minuti, troppi minuti da quando avevo smesso di parlargli.
Ecco perché dopo il lungo silenzio cominciai a sentire il mio stomaco fare diversi suoni.
Così chiamai un'infermiera.
Arrivata le chiesi :"Potrei avere del cibo?"
:"Certo, adesso ve lo porto".
Così dopo che il pasto dall'odore invitante arrivò, iniziai a mangiarlo nella speranza di dimenticare o, per lo meno, di non pensare.
Naturalmente mi avevano portato le posate con tanto di tovagliolo.
Molto probabilmente l'odore di quella pasta aveva fatto venire a tutti quanti un po' di fame, visto che mi ritrovai osservata dalla maggior parte dei pazienti.
Mentre Chris, come sempre, sembrava non averci fatto caso.
: "Già finito?" mi domandò l' infermeria con tono cortese
: "Sì, avevo un po' di fame" risposi mentre le restituivo il piatto vuoto.
Annoiata dal continuo silenzio e dal fatto che dovevo rimanere stesa su un letto scomodo, decisi di canticchiare.
Forse sarei riuscita a passare il tempo senza stancarmi ulteriormente e magari a infastidire "qualcuno".
All I want is nothing more
To hear you knocking at my door
Cause if could see you face once more
I could die as a happ...
: "Stai scherzando?"
: "Perché dovrei scherzare, Chris? Sto cantando" risposi con tono enfatico.
: "Sto facendo delle cose importanti e sentir.."
Man I'm sure ...
"Continua, divertiti!" esclamò con voce irritata.
Avrei voluto ucciderlo, fargli male e dirgli di smetterla di fare il permaloso.
Se gli davo così tanto fastidio, perché non se ne andava o si spostava da qualche altra parte?
: "Spostati se non mi sopporti, siediti lontano da me...non che faccia qualche differenza"
: "Tu, tu sei incorreggibile, non hai..." ma qualcuno lo chiamò, attirando anche la mia attenzione.
Era a pochi passi dall'entrata della stanza, indossava una lunga gonna e una camicia leggera.
Il rumore dei suoi tacchi erano riconoscibili ovunque, i passi veloci e lunghi erano inconfondibili.
: "Direttrice" le disse, alzandosi in piedi.
Così dopo aver passato svariati minuti a controllare l'ambiente e vedere quanti pazienti ci fossero, entrò.
Si avvicinò, per poi dire : "Vedo che vi siete ripresa"
Non risposi, rimanendo solamente con lo sguardo fisso nei suoi occhi color ambra.
: "Chris, dovrei parlarvi di una questione urgente...se mi seguiste ne potremo discutere"
: "Certamente"
Prima che se ne andassero, vidi Chris prendere una cosa dalle tasche e porgermela.
: "Ti potrebbe servire nel caso non vorresti più sentire questi rumori assordanti"
La presi per poi vedere, successivamente, che l'oggetto che aveva estratto dai i suoi pantaloni non era altro che un semplice Ipod.
Dopodiché se ne andò al fianco della Direttrice.
Lo osservai andarsene nel tentativo di codificare la sua mente.
Un attimo prima era scontroso e subito dopo cordiale.
Accesi l'Ipod per vedere che musica avesse.
Sfortunatamente non era il mio genere, così lo appoggiai sulle lenzuola.
Mentre riflettevo, mi domandai perché avesse tenuto per tutto il tempo quell' oggetto senza avermi detto niente.
Ma stanca di pormi domande senza una ragionevole risposta, lasciai che le palpebre si chiudessero mentre la mia testa cercava, anche se non scarsa possibilità, di rilassarsi.
Dopo un'ora Chris non era tornato ed io non ero ancora riuscita ad addormentarmi.
Allora, visto la poca gente che era rimasta in infermeria, pensai di alzarmi per vedere se avevo riacquistato abbastanza energie per riuscire, nuovamente, a camminare.
Così iniziai a spostare la gamba sinistra verso l'esterno per poi ripetere gli stessi movimenti anche per la gamba destra.
Staccai leggermente la schiena dal cuscino mentre con entrambe le mani spostavo le coperte.
Appoggiai un piede e poi l' altro, con una mano mi tenevo al materasso mentre con l' altra prendevo equilibrio.
Al tocco del pavimento iniziai a tremare, sentendo lunghi brividi percorrermi tutto il corpo.
Dopo aver posato totalmente entrambi i piedi, provai a fare due passi.
Al terzo iniziai a sentire un forte tremore alle gambe, mentre al quarto dovetti sedermi per il forte male alla schiena.
L' infermiera di turno non sembrava essersi accorta, così mi distesi di nuovo.
I minuti passavano e la noia aumentava sempre di più.
Ero stanca? Forse.
Depressa? Quasi.
Dentro alla stanza non c'era nemmeno un semplice orologio a lancette o un quadro che abbellisse l'ambiente austero.
Mimai il rumore dell'orologio, cercando di trovare un'aspirazione per qualcosa.
Tic
Toc
Tic
Toc...
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L' ultimo Respiro {Breathed}
Fantasy#20 in fantasia 20/05/2016 "Appena lo vidi un sentimento a me estraneo mi pervase immediatamente. Stavo entrando in classe insieme alla mia migliore amica quando i miei occhi innocenti videro per la prima volta i suoi lineamenti perfetti e il suo...