Capitolo 18

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     Meditare o più semplicemente pensare è sempre stato, sino a oggi, un modo per staccarmi dalla mia vita.
Un rimedio ai miei casini, ai miei problemi.
Magari è proprio per colpa di questo mio viaggiare se non sono riuscita a sconfiggere le mie paure.
Ecco perché ogni giorno cerco, anche se con scarsi risultati, di rimanere con i piedi per terra e non di cercare una via di fuga, una scappatoia.
Essere psicologi di se stessi è difficile, soprattutto quando non riesci a capire il tuo errore, quello sbaglio che ti è costato la tua libertà.
Io, alcune volte, vorrei scomparire, diventare invisibile in modo da riuscire a guardare con occhi diversi le persone che mi hanno sempre circondata e suggestionato le mie scelte.
Probabilmente questi pensieri non sono altro che complicazioni, un modo per giustificarmi per gli errori che ho commesso e che commetterò.
Ogni persona insisteva che dovevo cambiare modo di vivere, di vedere il mondo.
Chiunque decideva quello che dovevo fare ed io ascoltare ciò che volevano facessi.
Ecco perché, con l'avanzare del tempo, non ho fatto altro che nascondere i miei sentimenti.
Forse è per questo se mi ritrovo questo posto, con strana gente e persone che vogliono uccidermi.
Magari è per questo se ho respinto Drake, perché ho paura e non saprei come andare avanti senza far finta di niente.
Quel bacio improvviso che, nel contempo, mi aveva resa illesa dalle conseguenze che sarebbero successe.
Il mio cervello, anche se piccolo, non riusciva ad arrivare al motivo di questo evento così inaspettato alla mia coscienza.
Che cosa avevo di sbagliato?
Non lo so.
Mi stavo ancora toccando le labbra.
Quel bacio inaspettato mi aveva cambiata, quello stesso episodio era stato strano.
Ora non sapevo dire quale fosse il mio vero stato d' animo, ma solo che cosa avevo provato quando ero scappata, illudendomi di un altro finale.

Era tardi e la luna si rifletteva sul vetro delle mie finestre, la stanchezza aveva preso il sopravvento ed io, stanca, mi sdraiai sul letto aspettando che i sogni venissero a prendere la mia anima e la trasportassero dove era destino che andasse.
Stranamente a differenza delle altri notti dormii molto bene.
Non feci nessun incubo o qualche sogno dal significato misterioso.
A scuola stava andando tutto bene – se per bene si intende nella norma -.
Avevo la giornata libera e nello stesso istante mi venne in mente l'area proibita e a come le due guardie mi fossero apparse molto strane da farmi, come dire, insospettire ulteriormente.
Quindi pensai di andare in quel posto e di capire che cosi vi nascondessero di così tanto vietato.
Mentre mi alzavo e mi preparavo, nei miei pensieri continuava a riaffiorare l'immagine di quelle scale, il lungo percorso che mi aveva portata a scoprire quella stanza dall' aria quasi mistica.
Mi vestii comoda per l'occasione, decidendo di indossare un paio di leggins neri e una maglietta a maniche corte blu scura e il solito paio di Converse bianche.
Mi legai i capelli in una coda alta.
Non mi truccai e velocemente mi diressi verso quel luogo.
Nel camminare vidi che vi era un po' di casino notando molti insegnanti che stavano andando nelle proprie classi così aspettai ,pazientemente, in un angolo, che la quiete sopraggiungesse in modo da poter andarci senza che nessuno mi potesse vedere.
Passarono trenta minuti e i corridoi dell'atrio non erano ancora vuoti.

La gente continuava a fare avanti e indietro, andando sempre nelle stessedirezioni.
Non ce la facevo più, la voglia di scoprire che cosa ci fosse era troppo forteper smettere ciò che non avevo ancora iniziato.
Così cercai, senza essere notata, di inoltrarmi per quelle dannate scale dimarmo.

Stranamente dalla prima volta non vi era nessuno, il silenzio sembrava essere il padrone di quel corridoio lungo e stretto.
Feci qualche passo e nessun allarme suonò, quindi continuai a camminare aspettando di trovare una stanza o qualcosa che mi spiegasse tutte questa sicurezza.
Lungo andando notai, collegate tramite dei fili alle diverse pareti, delle telecamere.
Inizialmente andai nel panico ma decisa continuai, sperando che nessuno sarebbe arrivato a prendermi o portarmi via con la forza.
I miei passi era l' unico rumore udibile, che rumorosamente, facevano capolino rimbombando nel corridoio.
Più andavo avanti, più l' aspetto dell' ambiente sembrava cambiare.
Le pareti erano più sporche, con qualche ragnatela e quadri dall' aspettoantichi, con soggetti non individuabili e dal significato ancor più difficileda capire.
Tutto sembrava indurmi a uno scherzo, a una presa in giro di Chris architettatadalla Direttrice per avere un pretesto per punirmi.
Iniziai a starnutire per la sporcizia e a socchiudere gli occhi per non farentrare tutta quel pulviscolo.
Dov'erano finite le guardie?.
Perché nessuno era venuto a prendermi?.
Magari avevo sbagliato a fidarmi della curiosità, avevo forse commesso ungrosso errore a credere di riuscire a divertirmi pensando di essere un' esploratrice che trova un tesoro.
E fu solo quando sia per la stanchezza che per la delusione che di fronte miapparve di notare una porta alla fine del corridoio.
Era color crema, con la maniglia di ottone e a doppio battente.
Sfiorai il pomello mentre con l' altra mano toccavo il legno con la quale erastata fatta.
Quando tolsi entrambe le mani dall' oggetto, esso si aprì producendo un rumore scricchiolante.
Feci qualche passo indietro prima di procedere e di entrare in quella stanza.
Pensai che dentro vi tenessero della bigiotteria preziosa, o perlomeno qualcosa il cui valore fosse elevato.
Ma quello che vi trovai non furono che enormi e alti scaffali colmi di libri.
Erano tantissimi e tutti dall' aspetto antico, come se appartenessero a secoli molto più antecedenti al mio.
Quei volumi sembravano vivi, come se avessero una vita propria.
Era uno spettacolo senza fine, così strabiliante da non poterlo dimenticare.
Tutto brillava e splendeva ai miei occhi.
Così presa da guardare i diversi scaffali che non notai il lungo tavolo che ornava quella stanza.
Mentre mi avvinavo ad esso vidi che vi erano appoggiati diversi volumi, come seprima del mio arrivo qualcuno stesse facendo una ricerca o leggendo uno deitanti tomi che, aperti, non riempivano neanche la metà del tavolo.
Mi avvicinai e, con entrambe le mani, li toccai alla ricerca di una risposta odi un perché a quello che mi stava succedendo. 
"Arya"
Mi girai, ma non vidi nessuno.
"Ora"
: "Che.." " momento"
Chi era, faceva parte dello scherzo?.
"Arrivare da te".
Mi vennero i brividi prima di vedere una luce fioca di fronte a me.
Si spostò andando verso lo scaffale alle mie spalle.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 01, 2019 ⏰

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