SEBASTIAN

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Sono un mostro.
I ricordi del suo viso mi invadono la mente. Una morsa mi attorciglia lo stomaco e il dolore di ciò che ho fatto mi perseguiterà per tutta la vita. E fa ancora più male sapere che non mi perdonerò mai.

Forse questa é la punizione datomi dal Capo per aver scoperto che non sono la persona che crede. O forse perché la razza degli Ibridi è tutta uguale: godono nel vedere qualcun altro soffrire.

Mi rendo conto che potrebbe semplicemente essere l'inferno. E noi stiamo scontando le stesse pene che abbiamo compiuto in passato. Che idea schiocca!

Scrollo la testa. Ormai non importa nulla; io sono diventato uno di loro, le persone che ho sempre odiato, le persone che mi hanno portato via la  famiglia. In fondo non sono tanto diverso da loro... Potevo oppormi a quella stupida idea... Potevo dire al Capo che stavo male. Pessima idea... Magari avrebbe funzionato.... Potevo dire che non avevo intenzione di uccidere una Fuggitiva... Sicuramente avrebbe subito capito che sono un infiltrato. Altra pessima idea, avrei buttato a monte mesi in cui ho finto di essere Kyle, un Ibrido. La cosa più saggia da fare è stata, comunque, uccidere un altro essere umano. Per mia sorella.

Scuoto di nuovo la testa, rendendomi conto della sciocchezza che ho appena pensato. Davvero ho appena dato la colpa a mia sorella? Wanda non ha fatto proprio nulla. Lei potrebbe tranquillamente cavarsela senza di me. Io non so neanche perché continuo a restare qui dentro.

Mi chiedo cosa penserebbe Wanda di me; sicuramente avrebbe da rimproverare tutto quello che sto facendo col suo arrogante e saccente tono che mi dà sempre sui nervi. Ora che non la sento più, mi manca tutto di lei. Anche quello che ho sempre disprezzato del suo comportamento.

Cerco di tranquillizzarmi mentre la morsa allo stomaco diventa sempre più insopportabile.
Mi ripeto che andrà tutto bene e che questo dolore prima o poi mi lascerà ma so già che non se ne andrà. Si aggrapperà alla parte più viva dei miei ricordi e con le unghie stringerà, mandando in palla il mio cervello.
Una voce mi dice di farla finita, di rivelare tutto. L'altra mi dice di tenere duro e che sto facendo tutto per uno scopo ben preciso. All'improvviso mi rendo conto di non sapere quale sia. A questo punto dovrei davvero farla finita, perché tanto cosa ho da perdere?
Ho già ucciso una persona, chissà che cosa mi chiederà di fare il Capo. Solo il fatto di scoprirlo mi spaventa così tanto che sul vetro del mio studio— nel quale vedo riflessa la nuova New York, con gli edifici distrutti che mostrano le fondamenta piene di edere e la luce  rosso fuoco del tramonto che lentamente scende dietro all'orizzonte— vedo la faccia paffuta del Capo contratta in una smorfia orgogliosa per il suo dipendente.

Mi giro in preda al panico, sperando che sia solo un'allucinazione ma la figura del Capo è ancora sulla soglia della porta a braccia conserte.
Cerco di mascherare la mia lotta interiore in un'espressione seria.
Non voglio farmi scoprire. Non voglio!

«Quanto sei stupido, Sebastian» dice il Capo. «Sei solo un uomo codardo che non riesce a prendere decisioni».

Il panico inonda il mio corpo. Dopo aver sentito pronunciare il mio vero nome, i miei occhi cercano una via d'uscita ma nulla. Valuto le mie due opzioni: correre fuori a gambe levate, sperando che nessuno mi spari, o fare finta di non sapere di cosa stia parlando.

Mando giù il groppo che mi blocca la gola. «Scusi?»

Il Capo ride, una risata pulita, sincera. Ma anche abbastanza inquietante. «Sebastian vuoi davvero mentire alla tua mente?»

Le parole del Capo risuonano nella mia mente come una cantilena. Non capisco cosa intenda.
Tutt'a un tratto il Capo scompare in una nuvola di fumo bianco, e al suo posto appare una figura snella oscurata.
Appena si avvicina, il giallo del tramonto la illumina e mi accorgo che è mia madre.
Gli occhi verdi iniettati di lacrime e rabbia.
So che  è furiosa con me, non c'è bisogno che me lo dica. So già di essere un mostro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 24, 2016 ⏰

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