CAPITOLO 8

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E dopo la tempesta, la quiete. Apparente, bisogna aggiungere.
Dopo l'ultima visita del caro Coulson, quelli dello S.H.I.E.L.D. non si sono più fatti vivi. Bridget è sicura che "boss" è già stato messo al corrente di ciò che è accaduto.
Ecco perché questa tranquillità non le piace, anzi le provoca un senso di fastidio e irritazione.

Sicuramente stanno organizzando qualcosa...

E solo l'idea che possano ripresentarsi le da sui nervi.

Il non sapere mi da sui nervi, avere quegli idioti ficcanaso alle calcagna mi da sui nervi, tutta questa situazione mi dà sui nervi.

In effetti, ci sono molte cose che la infastidiscono, e come ciliegina sulla torna, stamattina Max non si è presentato a lavoro, dicendo di avere alcune faccende da sbrigare -di cui non ha specificato la natura- e che forse la raggiungerà più tardi.
Bridget ha già pensata a licenziare Cal nei giorni precedenti, quindi ora è impegnata nella ricerca di un nuovo assistente, cosa che la irrita ulteriormente, come se non lo fosse già abbastanza.

Un motivo in più per odiare Coulson, e chi lo ha mandato qui.

Intanto si è sparsa la voce di un impiego disponibile nell'azienda e in molti hanno presentato il loro curriculum. Lavorare per la Royal Damanhur Shell è un ambizione di tanti, ma solo i migliori riescono ad aggiudicarsi il lavoro.

Ovvero coloro che scelgo io.

Oggi sono in programma una decina di colloqui, e fin ora non è andata affatto bene.
Tutti i candidati sono stati rispediti a casa con un "le faremo sapere", che nel linguaggio del lavoro vuoi dire "a mai più".
O almeno, nel linguaggio del lavoro di Bridget.
Bussano alla porta e dopo il mio permesso della donna, entra nell'ufficio una ragazza per sostenere anche lei un colloquio.
Bridget dopo averle rivolto una prima occhiata distratta è costretta a riguardarla, incredula o forse scioccata.
La prima cosa che balza all'occhio è l'acceso colore del rossetto rosso che le tinge le labbra, che più che carnose sono gonfie in maniera innaturale. Poi l'attenzione passa alla lunga chioma platino che sembra brillare di luce propria dato il colore così chiaro, ed anch'esso poco naturale. Si finisce con l'abbigliamento che consiste in una stretta gonna a tubino blu che la fascia dai fianchi fino a sopra in ginocchio, una camicetta bianca che tiene sbottonata evidenziando la scollatura del seno. Per completare il tutto indossa un paio décolleté con un tacco dodici.

Sono quasi certa che questa tizia abbia sbagliato colloquio di "lavoro"...

Bridget cerca di trattenersi il più possibile per non guardarla con disgusto e sorride forzatamente.
Ma ciò che ne esce fuori è più una strana smorfia. Si alza per stringerle la mano in segno di saluto, che la ragazza ricambia, afferrandola.

Non so per quanto riuscirò a resistere alla tentazione di buttarla fuori.

« Prego. »
La donna indica una patrona di fronte alla scrivania e mentre lei si accomoda, apre il suo curriculum per darci una veloce occhiata.

"Laurea in giurisprudenza..."
O forse sarebbe più corretto dire "acquistato laurea in giurisprudenza".
Ma non si sa mai, l'apparenza potrebbe ingannare. Forse...

« Allora, signorina... »
Si distrae un secondo, giusto il tempo di leggere sul documento che tiene in mano il nome della persona di fronte.
« ...Katherine. Ho dato un occhiata al suo curriculum... »

Lei fa' un gesto di assento col capo.
« Ma mi dica, perché le piacerebbe lavorare per noi? »
Le domanda, arrivando subito al punto.

« Beh, questa è un azienda molto importante e, si insomma... »
Appena apre bocca, Bridget si pente di averle dato modi di farlo, ponendole una domanda.

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