CAPITOLO 10

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L'immensa stanza sarebbe stata immersa nel buio più totale se non fosse per la piccola luce che la illumina, proprio sopra quello che sembra un vecchio ring da combattimento. E' soffusa e sui toni giallastri, ma sufficiente per l'uomo che prende a calci e pugni il sacco da box appeso al soffitto. Scarica su di esso la frustrazione e il rancore, cercando di rilassare i nervi dopo l'ultima missione durata mesi e appena portata al termine. Questo lo aiuta a pensare, anche se la conclusione che riesce ad elaborare è sempre la medesima: odia ciò che fa, odia la sua condizione, odia la sua intera esistenza.
Nella foga sferra un gancio destro più forte degl'altri contro il sacco, che incassa perfettamente il colpo. Si sente lo scricchiolio delle ossa della mano, che si sbriciolano nell'impatto per poi rigenerarsi qualche istante dopo. Sono passati secoli ormai da quando ha ricevuto il dono dell'immortalità e della guarigione istantanea. Un dono che non aveva chiesto. Ed è proprio questo che lo rende irascibile e taciturno. I suoi pensieri sono sempre volti a quella che era la sua famiglia, sua moglie e la sua unica bambina, che ha visto crescere e morire. Dio solo sa quante volte ha desiderato di raggiungerle nella pace eterna, ammesso che lui sia degno di accedervi, dopo tutto quello che è successo... dopo tutto quello che ha fatto. Si appoggia alla ringhiera che delinea l'area dove un tempo si tenevano incontri di pugilato, scontri clandestini e scommesse di ogni genere. Non mancavano l'alcool, il tabacco e naturalmente qualche donna dai facili costumi con cui divertirsi. Neanche l'ombra di un minimo cedimento o stanchezza.
Afferra una pezza e si asciuga qualche goccia di sudore, prima di prendere la sua piccola sacca e abbandonare la stanza.

Come mi sono ridotto così?
Riflette ripercorrendo mentalmente gli ultimi secoli.

Mi aveva promesso in cambio di ridarmi la mia famiglia, se solo l'avessi aiutata nel suo intento...
Pensa con l'amaro in bocca.

Era troppo bello per essere vero, era surreale... e impossibile. Non si può portare indietro un'anima defunta. Ora mi ritrovo incatenato ad una stramaledettissima strega!

Emette un suono simile ad un ringhio strozzato in gola, e con un espressione cupa in volto, lascia quel posto dimenticato. La sua lunga giacca nera si mimetizza perfettamente con le fasce d'ombra che separano la luce proiettata da ogni lampione lungo la strada.
Ed è quello che dovrebbe essere, un'ombra, polvere, cenere...
È notte inoltrata e per strada non c'è anima viva. Si sentono solo miagolii di gatti randagi che rovistano nei cassonetti, e occasionalmente il frastuono di qualche auto o una sirena in lontananza, che va scemando ammalgamandosi all'inquietante silenzio che domina la notte.
Ma oltre l'apparente sonno della città Londinese, nei suoi meandri, ci sono posti che vengono popolati dagli "altri abitanti" proprio durante le ore buie. Vigile, un energumeno si staglia dinanzi l'entrata di uno di questi. Sarà alto circa due metri e l'ammasso di muscoli insieme all'espressione seria e quasi accigliata non ammettono sgarri. Basta uno sguardo tra i due, per permettere all'uomo di entrare nel locale. Appena dentro, un'aria calda intrisa di un odore di fumo e vari aromi lo travolge. Nulla di nuovo. Anche qui l'illuminazione non è delle migliori. Il posto è pieno di uomini, chi appoggiato al bancone, chi seduto ad un tavolo ad oziare. Si sente persino un po' di musica, proveniente da una sala vicina, dove probabilmente dei giovinastri con nulla da perdere stanno passando la loro notte insonne.
Mentre percorre la stanza fino al bancone, l'uomo viene attraversato dagli sguardi dei presenti. Chi per semplice curiosità e altri per cercare di esprimere in qualche modo con quello sguardo tutto il loro disprezzo. Ma nessuno oserebbe mai farsi avanti. C'è persino chi bisbiglia. Di storie sul suo conto e sulle sue missioni ne circolano parecchie. Ma la sua preferita è quella che racconta che lui avrebbe staccato la testa ad una strega, con un colpo secco alla nuca. Tutte storie vere.
Si accomoda su uno sgabello e ordina il solito: una birra. Non amava bere alcolici ma ha vissuto talmente allungo da farsi piacere anche ciò che in passato detestava. Ormai questa vita non ha più nulla da offrirgli, nulla di nuovo, nulla di speciale.
Un turbinio alla sue spalle, richiama la sua attenzione.

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