Capitolo 37

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"Mi dispiace signorino Grey no es in casa"
Mi dice una donna di colore vestita da donna delle pulizie che mi si presenta con quella frase.
"Dove è? "
Chiedo passandomi le mani sui capelli.
"Lui trasferito a Washington da sua madre"
Sgrano gli occhi incredula. Cosa è mai questo? Sono fatti per stare insieme?
"Grazie signora"
Mentre scendo le scale lentamente penso a come fare. E' meglio dire ad Elisabeth che Nicholas è a Washington? O meglio lasciare che si incontrino da soli?
Chiudo il portone dietro di me mentre vengo avvolta dal caos di New York. Lasciamo che scelga il destino.


Corro sui miei tacchi per la paura di arrivare tardi al colloquio di lavoro. Ho fatto domanda più di un mese fa e mi hanno risposto solo adesso il giorno del mio 25simo compleanno. "Questi tacchi fanno male" penso arrabbiata nei confronti della nonna che ha insistito perché li mettessi.
E' un colloquio, bambina. Devi apparire elegante e sofisticata.
Non dovrei essere me stessa? Mi chiedo sotto il caldo afoso di Washington. La temperatura sfiora i 30 gradi e nonostante la camicetta che indosso sia leggerissima preferirei non averla addosso. Il cellulare squilla in borsa e passo 10 minuti a cercarlo tra occhiali, portafoglio, fazzolettini, chiavi e chi più ne ha più ne metta. Sorrido. E' Alexis che mi augura buon compleanno ebuona fortuna aggiungendo: Spero che questo Mr L sia un gran figo.
Digito una risposta deridendo ancora la scelta di L come cognome. Era a corto di lettere? Poteva scriverne solo una? Rido tra me e me ancora, sperando che quando si presenterà non gli scoppierò a ridere in faccia. La L enterprise è un azienda di vendita auto usate e noleggio che si è affermata negli ultimi 5 anni e sta avendo un successo incredibile. Dovrei fare uno stage in questa azienda di 2 settimane prima di poter essere assunta a tempo pieno perché dovrebbero prima vedere il mio ritmo lavorativo. Che gran cavolata. E' un modo per avere lavoro senza pagare nessuno. Sbuffo tra i miei pensieri mentre attraverso la strada trafficata. Ancora due isolati. Stamattina l'autobus non è passato facendomi imprecare contro i mezzi pubblici e contro la L enterprise che è dall'altra parte degli Stati Uniti, metaforicamente parlando. Mi affretto ad entrare nel palazzo di vetro davanti a me di circa 50 piani e a cercare un ascensore. Ho solo 15 minuti di ritardo. Forza, forza, forza. Batto un piede ritmicamente per terra in attesa degli ascensori.
Un uomo sulla cinquantina mi si avvicina dicendo che gli ascensori sono fuori uso. NO. NON E' GIORNATA. Sono tentata dal ritornare a casa. Tutto è contro questo lavoro. Cosa avrà di sbagliato? Salgo 20 piani con i tacchi di 8 centimetri e i polpacci distrutti dalla camminata di due chilometri. Una ragazza bruna alla reption mi chiede nome e orario dell'appuntamento. Mi dice che non sa se è possibile vedere il signor L dato che sono in ritardo. Sono arrivata fin qui, no dai!! Almeno potevo non salire le scale.
La ragazza chiama al telefono ma a quanto pare non risponde nessuno quindi va verso una grande porta e suona un campanello. La porta si apre con un click e la ragazza sparisce dentro. Dopo un po' esce con i capelli un po' fuori posto e con una mano davanti la bocca mi fa cenno di entrare. Non oso immaginare cosa sia successo lì dentro. Che schifo!! Che sia un maniaco? Un pervertito? O semplicemente il suo ragazzo/ marito?
Probabilmente la terza.
L'ufficio è grandissimo. Da una parte degli scaffali pieni di libri dall'altra uno schermo al plasma spento. Il signor L è in piedi di spalle rivolto verso le vetrate in giacca nera e pantaloni neri, dalle maniche si scorge una camicia azzurra. Chiudo la porta con uno scatto leggero e lui si gira.
Tutto si ferma.
Nulla e nessuno osa muoversi.
Solo due sussurri tagliano l'aria, come due proiettili.
"Nicholas "
" Liz"

Tutto iniziò cosìDove le storie prendono vita. Scoprilo ora