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ANDREA

Corro verso l'aula di mia cugina con il cuore in gola. La bidella è venuta ad avvisarmi che la notizia tanto attesa è finalmente arrivata. Faccio un lungo sospiro prima di bussare. Sono agitatissima e potrei rompere il vetro per la smania di conoscere il verdetto. Ventidue occhi si voltano verso di me, ma quando incrocio i miei preferiti un sorriso mi riempie il viso. «Scusate, io e Teresa dobbiamo andare dal preside, sono arrivati i nomi dei partecipanti allo stage.» La vedo alzarsi dalla sedia di scatto per raggiungermi. «Torna con belle notizie» le augura la prof di inglese, seguita dal resto della classe. Afferro la mano di Terry e la trascino via con me. Riesco perfino a scendere i gradini a due a due tanto ho fretta. La mia cuginetta è quasi impietrita dall'ansia, così inizio a elencare quello che mi piacerebbe fare se vincessimo il viaggio. Londra mi è rimasta nel cuore, e poterci tornare insieme a lei è uno dei miei sogni. Farle visitare tutti i monumenti, i musei, portarla nelle viuzze dove si respira la vita vera dei londinesi, nei locali che ho frequentato insieme ai miei compagni di viaggio di quest'estate. Davanti alla presidenza troviamo la coordinatrice ad aspettarci, anche lei visibilmente in ansia quanto noi. Il preside ci fa accomodare, perdendo tempo a ricordarci di quanto sia orgoglioso dell'ottima figura che abbiamo fatto e dell'eccellente lavoro svolto. Ci mostra anche l'articolo di giornale dove parlano del concorso e di come le allieve della scuola abbiano sbaragliato gli avversari. Ci offre da bere e finalmente apre la busta col comunicato. Sono così agitata che pur bevendo continuo ad avere la gola secca. Teresa toglie la mano dalla mia con una smorfia di dolore facendomi capire che forse, dovrei darmi una calmata.

«Egregi signori, con la seguente bla bla bla... vogliamo ricordare alle partecipanti quanto il loro lavoro ci abbia colpito, per questo hanno meritato la vittoria, bla, bla... pertanto siamo onorati di comunicarvi che le vostre allieve potranno accedere allo stage della durata di trenta giorni presso la rinomata scuola di cucina "Chef Accademy" con sede a Londra, come da loro richiesto. Ragazze, complimenti vivissimi.»

Terry resta quasi impietrita, le mani davanti alla bocca, gli occhi sgranati di chi non crede a ciò che ha appena sentito. Io sono già abbracciata alla mia prof, saltelliamo e gridiamo dalla gioia. Una manina mi afferra il braccio, e finalmente, anche mia cugina si stringe a noi, proseguendo nella nostra folle danza. «Londra Andy! Ce l'abbiamo fatta!», grida insieme a me. Gli occhi lucidi, il sorriso più bello del mondo. Sono felice come poche volte nella mia vita, mentre il preside ha la faccia di chi vorrebbe più contegno. Mi avvicino a lui estraendo il cellulare dalla tasca, e facendogli una linguaccia birbante, sollevo il telefono e mi metto in posa. Teresa e la prof mi seguono e in breve, anche lui sorride all'obiettivo, solleva la mano accanto alla mia, immortalando questo momento facendo la v di vittoria con le dita.

Con un colpo di tosse mi scansa per farmi capire che l'attimo di follia è finito, e una alla volta, ci passa le brochures con tutti i dettagli del viaggio e dello stage. Sfoglio le pagine leggendo velocemente gli orari dell'aereo, delle lezioni, dei pasti. Osservo il regolamento e tutti i dettagli riguardo ai corsi che ci aspetteranno, con una gara finale che eleggerà la miglior coppia in assoluto.Teresa ha di nuovo gli occhi sgranati, mentre io mi sento già su digiri. Sarà una figata pazzesca, me lo sento.

«Ragazze, dovrete mettervi subito al lavoro per organizzare qualcosa di strabiliante. Mi raccomando, se avete bisogno sapete dove trovarmi.» Il preside ci congeda lasciandoci tornare alle nostre lezioni.  Appena uscite dall'ufficio posto la foto fatta poco fa su Facebook con una scritta a caratteri cubitali: LONDRA,STIAMO ARRIVANDO! E, dulcis in fundo, chiamo Alex prima di rientrare in aula.


SOFIA

La discoteca è affollatissima, dobbiamo addirittura tenerci per mano per salire le scale. Non so come faccia, ma Alessandro conosce un sacco di bei locali. Stasera si festeggia la grande occasione di Andrea e Teresa, e prima che si buttino a capofitto in quest'avventura, abbiamo deciso di divertirci tutta la notte. Il nostro tavolo è stato già prenotato, anche se stavolta non ci sono tutti i ragazzi della compagnia, e ne sono felice perché manca proprio quella stronzetta che mi chiede sempre di Enrico. Ci buttiamo subito in pista. La musica è fantastica, è impossibile non aver voglia di scatenarsi. Andrea e Alex ballano vicini, si guardano complici, le loro mani si sfiorano, i loro corpi si cercano. Sono davvero meravigliosi insieme, la loro attrazione si vede lontano un miglio. Sono al contempo felice e un po' gelosa... la lontananza è davvero pesante. Sono passati quasi tre mesi e il mio ragazzo non è ancora riuscito a tornare a casa nemmeno per un giorno. Mi manca come l'aria, e credo che se per Natale non tornerà, mi presenterò a Roma a fare un bel discorsetto al comandante supremo. O chiunque abbia organizzato tutto questo. Noto che dei ragazzi si avvicinano a noi, e per evitarli mi sposto accanto a Teresa senza badare a loro. Lei a volte è immersa nel suo mondo e non nota quello che la circonda, soprattutto ora che andrà a Londra. So che sta pensando a lui anche se non me lo dice, la conosco troppo bene, quando si fissa su una cosa difficilmente molla, e purtroppo Federico è lì, nel suo cuore. Vorrei tanto che lo lasciasse andare e si divertisse, che si desse un'altra possibilità per essere amata. In fin dei conti abbiamo conosciuto ragazzi carini e molto simpatici da quando usciamo con Alessandro, ma lei non li degna di uno sguardo. Mi volto un secondo verso Elena e la vedo bere dal bicchiere di un ragazzo, mentre gli si struscia addosso. Faccio per avvicinarmi a lei ma quello le mette il braccio sulle spalle e si allontanano. Vorrei meravigliarmi, ma ormai sta diventando una prassi quando usciamo. Vuole svago e divertimento. Nessun pensiero e nessuno freno. Ma si dimentica puntualmente di noi, e ogni volta dobbiamo andare a cercarla per tornare a casa. Mi sento usata e inutile, come se di me, di noi in generale, non le importasse più nulla. Non è più lei dopo Nicola, non so cosa fare. Mi fa male vederla così, ma  non si apre con noi, cambia discorso ripetendo sempre che vuole solo essere libera e che nessuno può capire come si sente. Da un lato la comprendo, non è facile avere il cuore spezzato, tanto quanto lo ha lei, ma dall'altro mi fa innervosire. Non siamo un giocattolo da mettere via quando ci si stanca. Le siamo sempre state accanto nel bene e soprattutto nel male. Non può andare avanti così, non è giusto per nessuna di noi, lei compresa.

Sorelle nell'animaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora