40. Importa, Harry

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[19:37 18 Febbraio 2012]
{Harry 18 anni – Louis 20 anni}

Louis Tomlinson: Vi aspettiamo per cena.

Harry Styles: Dove?

Louis Tomlinson: Alle 20 a casa mia.

Harry Styles: Perché hai cambiato idea?

Louis Tomlinson: Vi vuole vedere mamma. Mica io.

Harry Styles: Okay.

Louis Tomlinson: Ok.

[20:04] Il citofono aveva suonato, Felicité genuinamente si incamminò verso la porta d'ingresso. Jay corse verso Anne quando, raggiante, la vide entrare in casa. Gli Styles, tranquillamente, posarono le giacche sul divano del salotto di Louis. Probabilmente solo Harry era quello agitato, probabilmente era l'unico in quella casa ad avere le mani sudate, probabilmente era l'unico ad esser rabbrividito alla vista di Louis, mentre varcava quella che era la porta del suo salottino.

«La casa è molto bella, complimenti Lou.» disse Gemma, abbracciandolo.

«Grazie Gem.» rispose apatico, comunque sorridendo.

Harry e Louis, quella sera, non ebbero nessun tipo di contatto se non uno scambio di sorrisi appena il più piccolo fu entrato in casa. La cena stava andando alla grande, forse, a peggiorarla fu l'arrivo di Tom.

Louis si alzò dallo sgabello di scatto appena sentii il citofono di casa rumoreggiare, aprì la porta e, siccome l'ingresso era ben visibile dalla cucina, Harry vide il suo ex migliore amico abbracciato ad un ragazzo per lui totalmente sconosciuto. Si vedeva lontano un miglio quanto il tempo fosse passato. Nessuno dei due aveva più parlato della propria vita privata dall'ultima volta; se Louis, però, ancora non aveva perdonato Harry, un motivo c'era sicuramente.

Ed Harry aveva così tante domande, nonostante fosse stato lui a non volerlo più contattare dal principio.

«Mamma, ragazze,-» Louis superò la soglia della cucina, avendo a braccetto il ragazzo tutto muscoli. Sorrise a tutti i presenti, evitando in qualsiasi modo lo sguardo verde che tanto lo feriva. «-lui è Tom, un mio a-»

«Il suo ragazzo.» rispose velocemente il moro, cercando di apparire come una persona raggiante, sorridendo a trentadue denti direttamente a Jay.

Jay, innocente com'era, sgranò gli occhi, probabilmente incredula. Fece un passo in avanti, poiché vide la mano del ragazzo di suo figlio porgergliela.

Tutti si sedettero.
Harry, con un tonfo al cuore, invece di seguire il movimento dei presenti nella stanza, parlò. «Vado in bagno.» - il riccio provocò un rumore assordante con lo sgabello di legno, con le gambe un po' tremanti, fece il giro del tavolo ed uscì da quella stanza con l'aria troppo pesante.

In realtà non sapeva bene dove il bagno si trovasse, quindi a tentativi aprì le porte della casa, una ad una.

«Il bagno è quello.» Harry di girò di scatto, spaventato dalla voce che aveva appena parlato.

«Dio mio, Phoebe! Sei matta?» il ragazzo si mise una mano sul cuore, mostrandogli comicamente di avergli realmente fatto paura.

«Stai girando per la casa di LouLou da prima, ho pensato che ti fossi perso!» la bambina di dieci anni si avvicinò al ragazzo.

«Sì, in effetti mi stavo per perdere.» disse Harry piegandosi, ed aprendo le braccia.

«Senti Haz.» cominciò la bambina, poggiando la schiena all'interno del braccio destro del riccio. «Ma sei triste?»

«Sono triste?» aggrottò la fronte Harry.

«Sì. Sei triste?»

«No, certo che no!» replicò.

«Guarda che io ti ho visto, eh.» Phoebe, dai capelli biondi, sorrise.

«E cosa hai visto?»

«Ho visto come guardavi LouLou!» lei urlò, proprio come avrebbe fatto una bambina immatura.

«E come guardavo LouLou?» lui sorrise, divertito dal suo comportamento.
Quella bambina era intelligente.
O semplicemente aveva buon occhio.

«Lo guardi come Lottie guardava Simon!» Phoebe si rese conto di aver parlato veramente troppo, quindi si scostò dall'abbraccio aperto di Harry, e, prima che lui rispondesse con qualsiasi cosa, si mise una mano sulla bocca, per poi correre subito verso la cucina. Harry si alzò, ancora più confuso di prima, ancora più frustrato di prima.

Aprì la porta del bagno, accendendo la luce e chiudendo la porta, si sporse verso il lavandino e si guardò allo specchio. Cosa caspita stava combinando? Cosa caspita aveva in testa? Come pensava di poter essere perdonato così? Da un momento all'altro? Dal suo migliore amico?

Guardandosi bene gli occhi, riuscì a ricordarsi di uno dei momenti più critici che avesse mai avuto in tutti quegli anni.

Era fuori dal ristorante con suo padre. Des si era appena acceso una sigaretta, già inspirava ed espirava da vari minuti. Intanto lui guardava dentro, i suoi occhi verdi fissavano il vetro, o meglio, Louis che si trovava seduto accanto a sua madre, Anne. Stava evidentemente parlottando con Chris.
Ma chi sapeva riguardo a cosa.

«Non va bene quello che stai facendo, figliolo.» disse il padre, guardando il figlio.

«Cioè?» adesso Harry lo guardava stranito.

«Ti rendi conto che Louis è venuto qui in America per te?» disse allora.

«E quindi? È normale, papà. Siamo migliori amici.» Harry cercò di giustificarsi, ma evidentemente fallendo nel suo intento.

«Allora parlami degli sguardi minatori che si scambiano Louis e Chris.» il padre buttò la cicca della sigaretta per terra. Ancora faceva fumo.

«A Louis non piace Chris. A Chris non piace Louis. Ma che importa, papà?» il riccio sentì le sue mani sudare.

«Importa, Harry.» disse semplicemente Des.

Harry non capii la conversazione che aveva avuto con suo padre quel giorno, non era mai stato così vago con lui. Ma forse Des aveva semplicemente capito che a Louis piaceva suo figlio. Ed era per quello che Harry, da quel giorno si era allontanato così tanto da Louis.

Des gli aveva fatto capire che doveva scegliere. Louis o Chris.

Harry, fino a quel giorno, aveva pensato di aver fatto la scelta giusta, ma quando dopo un anno e mesi, mesi e mesi, si era ritrovato nel bagno del suo stesso ex migliore amico, aveva capito di esser sempre stato indirizzato nella strada sbagliata.

Doveva tornare da Louis.
E in fretta.

Loving Through Chat (L.S.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora