Capitolo quattro

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Il turno al 34 era finalmente finito. Stravolta come la volta precedente, aveva salutato frettolosamente Hidan prima di uscire dal locale ed incamminarsi sulla via di casa. Era costretta a percorrere il tragitto a piedi, non era una cosa che la entusiasmava a dire il vero, ma non è che avesse scelta dal momento che Konoha non sembrava disporre di mezzi pubblici superata la mezza notte. Stringendosi addosso il giubotto e sistemata meglio la borsa su una spalla, aveva preso una bella boccata d'aria fresca prima di incamminarsi.
Sasuke aveva cantato anche quella sera, e tra le canzoni del suo repertorio, lui e il suo gruppo avevano suonato anche quella che piaceva tanto anche a lei. Quella sera, sentendo la sua voce, aveva deciso che non sarebbe scappata come la prima volta, così si era appoggiata al bancone appartato (ormai diventato suo nascondiglio) e si era goduta lo spettacolo che quei ragazzi erano in grado di offrire.
Sorridendo appena e canticchiando la melodia di quella canzone, aveva compiuto qualche passo allontanandosi dal bar, ma subito il rombo di una moto l'aveva gelata sul posto.
Con velocità, un moticiclista l'aveva raggiunta sbarrandole la strada. Tremava schifosamente, poteva essere chiunque, un ladro, un assassino, uno stupratore. Era rimasta ferma a guardarlo senza neanche avere il coraggio di respirare, e il casco integrale portato dall'uomo, le impediva di guardarlo negli occhi. Si era ritrovata a stringere la borsa per infondersi coraggio, ma se si fosse trattato di un ladro non avrebbe esitato a cedeglierla purchè la lasciasse stare.
-Salta su.- aveva pronunciato quello dopo poco, e Sakura si era lasciata andare ad un sospiro di sollievo riconoscendo la voce di Sasuke oltre quel pesante casco. Si era guardata intorno spaesata non sapendo bene cosa fare, ma prima di potergli dire qualcosa come risposta, lui si era sfilato dalla testa quell'oggetto, liberando i capelli con un cenno del capo e lasciando che gli occhi neri potessero posarsi completamente sul corpo infreddolito e spaventato di lei per lunghi istanti.
Forse a causa del tono perentorio ed autoritario che aveva usato o forse a causa  della stanchezza che aveva attanagliato il corpo e la mente, Sakura aveva annuito alle parole di Sasuke ed era salita sulla moto.
Nuovamente si era guardata intorno per trovare un appiglio da cui tenersi per evitare di cadere da lì. Si sentiva una sciocca, avrebbe potuto tenersi da lui, ma non voleva toccarlo, non voleva recargli disturbo, le parole di Sasuke del primo giorno ancora aleggiavano nella sua testa. Probabilmente già accompagnarla a casa lo stava scocciando oltre ogni misura. E forse anche lei stessa credeva che era meglio non cercare alcun contatto fisico con lui.
-Tieni.- le aveva detto poi porgendole il casco nelle mani.
-E tu?- aveva risposto lei subito spaventata, afferrando l'oggetto con poca convinzione.
-Ne ho solo uno, non fare ulteriori domande.- esterefatta dal suo gesto generoso, Sakura aveva esitato prima di metterselo in testa spaventata dall'idea di poter essere scoperti dalla polizia, o la terribile possibilità di avere un incidente. Ma almeno era stato gentile glielo doveva riconoscere.
-...E ti conviene tenerti se non vuoi cadere e farti molto male.- concludendo con ciò, Sasuke si era piegato in avanti afferrando saldamente lo sterzo, pronto per partire. Si era ritrovata ad annuire alla sua schiena, ed aveva ringraziato il vetro scuro del casco quando, dopo averlo stretto forte dalla vita, le sue guance avevano preso colore, diventando presto rosse. 

Con un ghigno ad adornare le sue labbra quando aveva sentito il corpo della ragazza premere contro il suo, Sasuke era partito sfrecciando, incurante della notte e delle numerose insidie che poteva celare. Non era certo di sapere cosa lo spingesse a correre così tanto, forse l'alcol e il fumo che circolava nel suo corpo lo aveva reso abbastanza euforico, forse il fatto di essere sempre stato una persona abbastanza avventata, oppure la consapevolezza di spaventarla e di vedere finalmente una reazione sul suo viso. Non lo sapeva, e non era certo che gli importasse poi così tanto. La notte portava occasioni, durante la notte niente era reale, tutto poteva essere compiuto. La notte era libertà.
Nonostante il vento aggredisse brutalmente i loro corpi, lui sentiva le mani di Sakura stringergli forte la giacca di pelle.

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