Capitolo sei

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L'aveva spinta violentemente sul divano una volta messo piede in casa. Non aveva neanche avuto il tempo di rendersene conto, che già le mani di Sasuke percorrevano frenetiche il suo corpo. Non le aveva neanche sfiorato il seno, eppure lei aveva già il fiato corto e un cuore che palpitava ossessivamente sotto la pelle rovente. Una volta che Sasuke aveva preso posto tra le sue gambe, Sakura aveva chiuso gli occhi e debolmente aveva cercato di fermarlo, sussurrando qualche poco convinto "no". Non aveva osato incrociare il suo sguardo, era certa che se fosse successo, gli avrebbe urlato in faccia quanto fosse poco coerente con le sue parole e con se stessa e gli avrebbe fatto capire quanto invece si stesse perdendo sotto il suo tocco.
Perchè allora porre quella resistenza futile? Per darsi prova che forse sentiva una dignità sotto la carne, oppure per creare una semplice scusante nel momento in cui si sarebbe fatta schifo da sola, così da poter dire "io ho tentato di fermarlo"? Non aveva senso, nulla di tutta la sua vita lo aveva. Perchè cercarlo adesso, allora?
Forse si sbagliava, forse per dimenticare tutto aveva bisogno di Sasuke. Le aveva provate tutte, aveva provato l'inferno su di sè, che le costava allora lasciarsi andare tra le braccia di un demonio?
Aveva visto Sasuke piegarsi sul suo collo, saggiare con voracità la sua pelle, fino a scendere sulla scollatura, con le mani, con la bocca, con i denti, con la lingua. E poi era successo, come richiamato dalla vicinanza di quel livido, il telefono aveva preso a suonare nella borsa di Sakura, poggiata sul tavolo vicino al divano. Aveva chiuso gli occhi sperando di ignorarlo, di perdersi nelle mani di Sasuke, ma quello non ne voleva sapere di smettere. Continuava imperterrito, con quella canzone odiosa, a disturbarle il cuore e la mente perchè dopotutto sapeva chi era, sapeva che avrebbe pagato quel suo atto di coraggio, o di stupidità, di quella mattina.
Aveva chiuso gli occhi con forza questa volta e senza rendersene conto si era irrigidita fino a diventare di granito. Con le palpebre serrate non aveva visto Sasuke soffermare il suo sguardo su quel poco che rimaneva dell'ematoma, ma soprattutto non lo aveva visto mentre affondava le sue iridi sul suo volto, intento a leggere tutto ciò che lei tentava disperatamente di tenersi dentro.
-Non rispondi?- le aveva detto lui, sollevandosi appena per osservare meglio il suo viso.
-Non è importante.- aveva risposto lei con voce fievole. Forse era davvero così, insomma perchè doveva per forza essere Tai?
-Sono quasi le quattro del mattino, chi ti chiama a quest'ora senza che sia urgente?- lei aveva preferito non rispondere a quelle parole che le sembravano tanto una provocazione ed aveva voltato il viso di lato, decisa a interrompere quel contatto visivo che le stava facendo così male, che la incriminava. Quel suono orribile le martellava il cervello, aveva smesso un attimo giusto il tempo per darle la vana speranza di essere libera da esso, ma dopo qualche secondo aveva ripreso, nelle sue orecchie e nella sua testa più forte di prima.

Sentiva il costante sguardo di Sasuke addosso e presto le sue mani avevano cominciato a bruciare, a farle male pur rimanendo ferme sul suo petto e sulle sue gambe.
Ma che stava facendo? Che cazzo stava facendo?
Sasuke, notando il cambiamento del suo sguardo si era alzato lasciandola libera, e lei con uno scatto si era precipitata ad afferrare quel maledetto affare.
Un fievole sussulto l'aveva colta nel vedere quel nome tanto doloroso campeggiare sullo schermo del telefono. Era rimasta in sua contemplazione per qualche attimo prima di essere risvegliata da un forte dolore al petto. Con gli occhi pieni di lacrime a stento trattenute, si era voltata verso Sasuke inscenando un sorriso falso, tanto simile ad una smorfia dolorante, chiedendogli scusa, indicando il cellulare con una mano.
-Non sei costretta a rispondere... Se non vuoi.- aveva detto lui. Ed era come se non lo avesse mai visto veramente. Era rimasta ferma immobile di fronte a quegli occhi neri, cos'era quella sfumatura a lei estranea a tingere le iridi dei ragazzo? Non l'aveva mai guardata in quel modo, non ricordava di aver mai ricevuto un simile sguardo. Era serio, maledettamente serio, forse troppo per essere una persona che non dovrebbe entrare nella sua vita. E lei era rimasta a guardarlo, qualche attimo in più del previsto, forse.
-No... Io, voglio... Devo... Scusa...- ridendo debolmente aveva cacciato indietro le lacrime ed era corsa nella sua stanza mentre, stretto forte tra le sue dita, il telefono continuava imperterrito a suonare per la quarta volta.

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