Capitolo tredici

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Era passata una settimana.
Stesa contro il bordo della vasca a fissare il soffitto bianco del bagno, non riusciva a dire che quelli fossero stati sette giorni facili da far passare, e neanche che il tempo fosse volato per alleviare il dolore che sentiva al cuore.
Non si parlavano, quando erano vicini facevano di tutto per non parlarsi, neanche per salutarsi semplicemente. Sakura faceva di tutto pur di non incontrare i suoi occhi, li schivava come se potessero bruciarla, evitava ogni contatto come se la potessero uccidere... E forse non si sbagliava sulla seconda ipotesi.
Sasuke, dal canto suo, aveva attuato la sua stessa posizione, ma lei ignorava le motivazioni che lo avevano portato a prendere quella decisione. Forse per ciò che gli aveva detto una volta di concedersi, quella notte in camera sua, o semplicemente perché non gli interessava avere un qualsiasi rapporto con lei. Del resto poteva pure essere, non conosceva molto di lui... Eppure lo amava, lo amava e lo desiderava nonostante tutto.
Perché stava male allora? Il tempo guarisce ogni ferita, certo, ma come può, l'incedere delle ore, salvarla se continuava a sbagliare con lui? Quella sera, non tanto lontana, non era stata l'ultima volta in cui avevano avuto rapporti fisici, loro due.
Seppur non si cercassero con gli sguardi, i loro corpi non riuscivano a stare lontani l'uno dall'altra.
Ogni posto era perfetto per farlo. Qualsiasi pertugio abbastanza riparato dagli occhi indiscreti della gente diventava complice della loro passione e dei loro desideri.
Si concedeva con tutta se stessa, mostrava a lui la parte più fragile di lei, lo abbracciava, lo baciava mentre lo accoglieva con il proprio corpo, lei faceva l'amore con lui e lo faceva con tutta la sua anima. E lui?
Sasuke non la negava, non la allontanava quando non aveva addosso i vestiti, la guardava come se non l'avesse mai vista.
Sasuke la guardava negli occhi nonostante il più delle volte non avesse niente a coprire la sua pelle, quella era una delle tante cose che la spingeva a cercarlo con le mani, che la portava a sognarlo la notte, nel proprio letto, lei viveva per il secondo di quello sguardo. Si sentiva totalmente sua.
Era principalmente per questi motivi che non poteva accettaregli inviti di Naruto, lui le chiedeva spesso di uscire fuori, magari preoccupato dal suo costante muso lungo, ma lei aveva sempre declinato gentilmente ogni offerta.
Lui era troppo buono per lei, troppo ottimista. Aveva seriamente paura che se avesse continuato a frequentarlo avrebbe intaccato la sua felicità, e lei voleva troppo bene a Naruto per ferirlo così.
Lei amava solo Sasuke.

Si era fatta scivolare nella vasca fino a quando l'acqua non le era arrivata alla gola e aveva chiuso gli occhi mentre con la mente percorreva ogni centimetro del viso di Sasuke, ogni movimento lento che lo vedeva compiere mentre la stringeva a lui e poi il momento terribile in cui tutto finiva, quando lui andava via e la lasciava sola, con le guance rosse e la testa che le martellava. Rimaneva atterrita dal male che le faceva ogni volta che i suoi pensieri scivolavano alla fine dei loro rapporti. Era inevitabile, comunque, che andasse a finire così, lui era stato chiaro fin dall'inizio, era lei che aveva voluto che tutto quello continuasse. Possibile che non avesse un minimo di buon senso in quella testa? Perché continuava a farsi costantemente del male, più di quanto già gli altri non glielo facessero?
Pensare a Lena, a quel punto, era quasi inevitabile.
Non riusciva a concepire come avesse potuto tradire così la sua fiducia, né avrebbe mai potuto perdonarla per ciò che le aveva fatto. Era la sua migliore amica, una vera e propria sorella, eppure si era sbagliata sul suo conto, proprio come era successo per Tai, ma mentre quando si parlava di lui era riuscita ad accettare con il tempo che fosse una persona cattiva, con Lena non poteva generare gli stessi pensieri che riservava all'uomo.
Quella ragazza era davvero troppo importante per lei, lo era stata per la sua crescita e non le aveva mai dato modo di pensare che non si potesse fidare. Si era morsa le labbra al ricordo delle sue parole; l'aveva minacciata, Tai aveva minacciato Lena e questo l'aveva portata a tradire la sua fiducia.
Sapeva che era così, lei stessa glielo aveva detto, eppure le faceva male pensare che gli avesse parlato della sua nuova vita a Konoha, ma probabilmente il cuore le doleva così tanto perché era sicura che presto o tardi sarebbe arrivato. L'avrebbe rintracciata senza troppe difficoltà, l'avrebbe portata via da quella città, da quella casa, dal 34, da Naruto e da Sasuke. Sarebbe di nuovo tornata ad Otawa, costretta al suo fianco, e lì sarebbe stata sola perché in quel piccolo paese sulle montagne non aveva nessuno che potesse considerare amico, solo Lena aveva voluto al suo fianco in quegli anni, ma dopo tutto questo era sicura che non avrebbe più voluto vedere quella sua strana chioma rosa pur di stare in pace, lontana dal dolore e lontana da Tai, lontana da Sakura Haruno, la maledetta da Dio.
Avrebbe presto detto addio al sogno di rifarsi una vita e alla possibilità di poter essere qualcuno un giorno, di avere una famiglia tutta per sé, un lavoro, un marito che l'amasse con tutta la sua anima.
Ma doveva guardare in faccia la verità, avrebbe mai trovato qualcuno che la volesse al suo fianco senza sentire il bisogno di ferirla?
Si era ritrovata a pensare a Sasuke e, con tutta la forza di volontà presente dentro la sua mente, aveva cercato di trattenere le lacrime che, prepotenti, lottavano per affiorare dai suoi occhi.
Non voleva piangere ancora ma aveva capito che, no, Sasuke non l'avrebbe mai potuta amare come desiderava esserlo, doveva semplicemente smettere di crederci.
Dopo minuti di lotta, le lacrime avevano preso a rigarle le guance confondendosi con l'acqua presente dentro la vasca; si era abbracciata le gambe, nascondendo il viso contro di esse, ed aveva aspettato di calmarsi, mentre dalla finestra, posta sul lato opposto della stanza, filtravano, pallidi, i raggi del sole.

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