Capitolo nove

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Sakura non sentiva niente.
Una leggera pressione sullo stomaco, un lieve giramento di testa, e del calore. Sì, sentiva del calore nel petto, lì dove solo la morte e il freddo pungente albergava da anni.
Poi nulla più. Le festa, le grida, le canzoni urlate a squarciagola, le risate, il suo corpo stesso. Nulla.
Non era neanche sicura di vivere...
Aveva chiuso gli occhi in quel momento e tutto era diventato magico, d'un colpo.
Si era sentita trasportata su, in alto, volando tra le nuvole, sopra il mondo corrotto, sopra gli esseri umani meschini, sopra il dolore.
Fluttuava,si sentiva leggera come non si sentiva da tempo.
Una piccola entità di luce, chiara e azzurra, un'anima sanata, rigenerata.
E il merito era suo, di Sasuke che con un solo slancio aveva unito le loro labbra in un attimo intenso e magico come pochi.
Gemeva sulla sua bocca, gemeva e sorrideva su di essa come se lui potesse vederla, come se Dio potesse vederla. Sono felice, si ripeteva. Ed era davvero così.
Bastava così poco?
La via per la felicità si poteva trovare tra le labbra di un'altra persona?
-Credevo che non mi avresti mai baciata- si era fatta scappare. Una voce tremante, insicura, spaventata.
Aveva sentito freddo subito dopo e il respiro caldo del ragazzo abbandonarle il viso. Aveva aperto gli occhi con la paura di aver sbagliato, di aver parlato troppo, ed era rimasta a guardarlo ammaliata, impossibilitata ad abbassare lo sguardo dalla luce delle sue iridi.
Rispondimi, Sasuke, dimmi qualcosa. Pregava dentro di sè, sempre più terrorizzata.
Si era sentita crollare a terra quando la mano con cui le sfiorava la testa un attimo prima, si era abbassata abbandonando la sua presa. Aveva sentito il cuore tremare e il suo sogno ad occhi aperti si era presto distrutto sotto il peso dell'oscurità che li avvolgeva e che aveva attanagliato quel corridoio.
Chiudendo gli occhi, aveva abbassato lo sguardo pronta a riprendere la via dei suoi passi e chiudersi a chiave nella sua stanza, ma un gesto inaspettato, tanto quanto quello di prima, le aveva fatto sollevare le palpebre di scatto, rischiando quasi di svenire.
Senza rendersene conto fino in fondo, Sasuke, prendendola da un mano, l'aveva trascinata nella sua stanza, ed un sorriso felice e sgombro dalla paura aveva preso posto sulle sue labbra.

Il ragazzo si era chiuso la porta alle spalle e vi si era appoggiato contro, guardandola, aspettandola.
Sakura aveva sentito il cuore salire in gola, rapidamente,  e per l'ennesima volta aveva abbassato logli occhi cominciando a torturarsi le mani con fare frenetico, trovando difficile, se non impossibile, continuare a guardarlo.
Come un uragano, Sasuke si era lanciato su di lei, intrappolandola tra le sue braccia e rapendo per la seconda volta le sue labbra. Lei si era lasciata andare, sciogliendosi contro il suo corpo, bruciandosi su di esso come amava fare e un debole gemito aveva lasciato la sua bocca, quando si era ritrovata sdraiata sul letto, con il corpo del ragazzo ad immobilizzarla contro il materasso.

Il tempo era diventato una dimensione astratta e relativa.
In un solo attimo i vestiti di entrambi erano caduti giù sul pavimento, lasciando finalmente che la loro pelle si unisse e si sfiorasse in un gioco elettrico e passionale. Muscoli contro muscoli, petto contro petto.
Senza staccare le labbra dalle sue, Sakura aveva stretto con forza le gambe intorno al bacino del ragazzo ed aveva sospirato piano quando lui era affondato in lei in un solo colpo.
Buttando la testa indietro e sospirando per il piacere, Sakura gli aveva dato libero accesso al suo petto e al suo collo, invito che il ragazzo non era stato in grado di rifiutare.
Sasuke, tra una spinta e l'altra, aveva preso in bocca i boccioli di Sakura, turgidi e rosei, mordendoli e baciandoli, mentre con una mano era risalito fin sopra il suo viso, sfiorandone delicatamente una guancia calda, come se fosse una carezza donata al più sensibile e fragile essere vivente.

Lei gli aveva donato il suo corpo, perchè esso bramava quello del ragazzo.
Si completavano.
Stringendosi forte alle spalle di Sasuke, affondando quasi le unghie nella sua carne, Sakura aveva dato libero sfogo alle sua emozioni, buone e cattive.
Aveva lasciato che l'angoscia la lasciasse finalmente libera, che la disperazione si allontanasse da quella stanza, che la gioia scoppiasse tra di loro e illuminasse i loro corpi nudi sotto il firmamento di quella camera da letto che tutto sembrava, meno che reale.
-Non lasciarmi...- gli aveva sussurrato all'orecchio tra i gemiti che scuotevano la sua anima.
-...Sasuke, non lasciarmi andare.-  aveva continuato poi, sentendo il ragazzo aumentare le spinte e l'intensità dei suoi movimenti.
Ed avevano continuato, mentre il tempo passava portandosi con sè un pezzo di loro, forse la loro parte più malinconica, quella che là, tra quelle quattro mura, non aveva ragione e diritto di esistere, portandosi via i loro fantasmi, i loro passati, i loro dolori.

Le mani avevano lasciato andare la pelle dell'altro solo quando entrambi erano giunti all'orgasmo e i gemiti in quella stanza erano cessati per lasciare il posto al fiato corto e al respiro rotto.
Sakura si era portata una mano sul petto, mentre sentiva in cuore battere furiosamente. Sapeva che quel movimento accelerato non era dovuto solo al recente amplesso, ma anche alla stretta vicinanza con il corpo di Sasuke, che affaticato, si trovava sotto la sua testa. Batteva forte, e batteva per lui.
Aveva abbassato lo sguardo fino a scorgere sul polso di lui quell'insignificante bracciale in cuoio, ed aveva sentito una forte stretta allo stomaco al pensiero del perchè aveva proprio scelto quel simbolo.
Quando era successo? Come era possibile che avesse trovato il suo pezzo mancante in un ragazzo che non conosceva e che apparentemente non si lasciava conoscere?
Era giusto così?
Non sapeva nemmeno cosa la unisse a lui, se fosse amore o una forte attrazione fisica e psicologica, ancora non era in grado di definirla, e lui? Cosa era lei per lui?
Improvvisamente le parole di quella notte, non tanto lontana, le erano circolate nella testa, vorticosamente e dolorosamente.
"Continuiamo tutto questo..."
Una fitta al cuore l'aveva lasciata per un attimo senza respiro, e si era stretta di più a lui, inconsciamente, mentre un groppo allo stomaco le impediva in qualche modo di vivere tranquilla.
"...e senza implicazioni sentimentali."
Lui aveva rispettato la sua parte in quel maledetto patto, l'aveva tenuta lontana da sé e dalla sua vita. L'aveva scansata alla luce del giorno, avvicinandola solo quando ormai il sole era giù oltre la linea d'orizzonte.
Durante la notte.
Quando tutto può avvenire e un giro in moto prende le sembianze di una corsa contro le catene che imprigionano l'uomo, quando un contatto fisico annulla la solitudine, quando non ha importanza cosa accade nel mondo circostante. Urla e dolore non esistono di notte.
Niente esiste in quel mondo parallelo fatto di buio e di stelle.
Nemmeno Sasuke e Sakura.
Lui sembrava averlo capito, e lei? No, lei no. Lei si era fatta solo imbambolare da una figura machiavellica e soave che aveva le sembianze di un ragazzo bellissimo e oscuro.
Chi era lui?
Chi era lei?
Cosa voleva Sakura Haruno?
Questo era facile, lei voleva la felicità, e lui? Cosa voleva veramente Sasuke?
-Perchè mi tieni lontana dalla tua vita?- aveva domandato lei, spinta dai suoi pensieri e dalla voglia di trovare un minimo di luce nella sua esistenza.
Quelle brevi parole avevano squarciato il silenzio di quella stanza, un silenzio che era musica, magia, per le sue orecchie.
Un silenzio animato solo dal veloce battito del suo cuore e dalla dolcezza dei loro respiri.
Un silenzio che presto le era mancato, perchè soppiantato da uno più teso, distorto e pesante.
Non sentiva più niente, sembrava che tutto il mondo si fosse fermato insieme a loro, per ascoltare, come il muto e inerme osservatore, qual era, di un dramma.
Aveva trattenuto il fiato, aspettando una risposta che aveva tardato ad arrivare, e si era scoperta delusa dalla mancata risposta del ragazzo.
Cercava uno squarcio, uno spiraglio d'aria in quella situazione, ma quello che si stava creando non era ciò che si aspettava.
Una voragine, ecco cosa si stava estendo sotto i suoi piedi, tra di loro, tra i loro corpi, tra le loro anime.
-...Insomma... Naruto non sapeva nemmeno della mia esistenza...- aveva poi aggiunto lei in un disperato tentativo di intraprendere una conversazione, ma quello che aveva ricevuto in cambio non era stato altro che omertà, una muta conferma di ciò che più temeva.
Non si era mossa dal suo petto, anzi si era stretta di più a lui perchè in qualche modo il suo subconscio le aveva fatto capire che ciò che stava accadendo non le avrebbe più permesso di avvicinarsi a lui come in quegli istanti.
In un modo o nell'altro, si sarebbe deciso qualcosa di fondamentale lì, su quel letto, tra la distanza di un ciglio, di un sussurro, di un pensiero.
-...Ti do così fastidio?- non poteva tenersi tutto dentro. Non poteva più farlo.

Aveva sussultato quando, con uno scatto nervoso, Sasuke si era mosso dalla posizione in cui si trovava, alzandosi dal letto e dandole le spalle. Era finita con la schiena contro il materasso con un tonfo sordo, ma velocemente si era messa a sedere coprendosi con le lenzuola. Guardava senza riuscire a capacitarsi di come tutto fra di loro fosse cambiato in un solo attimo, con delle semplici parole, e tremava. Tremava per la paura di quello che sarebbe potuto succedere da lì in avanti e presto gli occhi le si erano offuscati di lacrime dure ad essere generate. Con fatica le aveva trattenute oltre degli occhi verdi troppo incerti, segnati dalla delusione e dalla sofferenza, e non era stata capace di trattenere un moto di disperazione quando Sasuke aveva continuato a ignorarla.
-S...Sasuke?- lo aveva chiamato ancora una volta. Di nuovo si era messa ad elemosinare la sua attenzione, e aveva rabbrividito di fronte al suo stesso tono. Una voce cristallina e chiara come la sua, nel pronunciare quella breve parola, era diventata incrinata, distorta, finta. Aveva faticato persino a riconoscerla, e si era morsa il labro inferiore per punirsi di essere sempre così sottomessa al volere e alla presenza di persone che le incutevano timore. Perchè non poteva anche lei avere una dignità?
Perchè rimaneva ferma, nuda, coperta solo dalle lenzuola a torturarsi le labbra perchè Sasuke non la considerava, piuttosto che prenderlo dalle spalle, girarlo, urlargli e poi infine baciarlo di nuovo?
Perchè non era capace di prendersi ciò che desiderava?
Stringendo la mano in un pugno disperato, Sakura si era ritrovata ad abbassare la testa al ricordo del bacio e degli attimi di prima. Come era possibile che si fosse tutto dissolto in una nuvola di fumo, così, da un minuto all'altro?

-Perchè dovresti voler entrare nella mia vita?- Sasuke aveva squarciato il buio nella mente di Sakura con la sua voce.
Continuava a guardargli la schiena, ed era come se fosse lontano anni luce da lei. Non si aspettava una domanda simile, e si era ritrovata a riflettere nuovamente su cosa la legasse a lui, cosa riusciva a provocarle con un solo sguardo. Ma andando avanti con le proprie riflessioni si era resa conto che più si addentrava nella sua mente, più si allontanava dall'avere una risposta certa, perchè in fondo Sakura non sapeva cosa la spingesse a perdersi in lui ogni volta che anche solo la sfiorava, ed era certa che non sarebbe mai stata in grado di capirlo in fondo.
Perchè forse da quando aveva conosciuto Tai, tanti anni fa, Sasuke le aveva donato quella scintilla di libertà che tanto bramava, perchè le aveva fatto riscoprire la bellezza del mistero, della passione violenta, dell'amore carnale scottante.
O c'era dietro qualcosa di più forte? Di più profondo?
-Io... Veramente...- avrebbe voluto spiegargli a voce tutto quello che stava pensando, ma come avrebbe fatto? Non ne avrebbe avuto la forza, le sarebbe mancato il coraggio.
-Tra noi c'è solo un rapporto carnale...- la voce di Sasuke l'aveva presto interrotta. Era lontana, pur trovandosi a pochi centimetri di distanza, quel suono era come se fosse terribilmente distante da lei, ovattato, inudibile.
Quasi inconsistente.
Eppure, allo stesso tempo, ogni singola sillaba le era giunta come un urlo violento nella sua mente, un grido di scherno per essersi illusa, per aver ancora sperato in un qualcosa di puro e bello a questo mondo.
-...non c'è nient'altro, nè mai ci sarà, Sakura...-
Perchè? Perchè infierire così su un cadavere? Perchè continuare questa sceneggiata fatta di parole?
Sasuke si era alzato dal letto e presto aveva raccolto da terra i suoi vestiti. Lei non era stata capace di guardarlo neanche per un secondo, persa ad osservare il nulla, la sua vita, sgretolarsi ancora una volta sotto la potenza e la devastazione dell'ennesimo uomo che l'aveva umiliata.
-...mettitelo in testa.- eppure lei ci aveva sperato fino all'ultimo. Aveva creduto di aver letto qualcosa di diverso nei suoi occhi, che oltre a quello stupido patto ci fosse altro, qualcosa di vero e di intenso dentro il cuore di quel ragazzo, possibile che si fosse sbagliata?
-Ma tu mi hai baciata.- aveva sussurrato lei presa dai suoi pensieri. Involontariamente aveva alzato gli occhi, forse per vedere l'effetto che avrebbero fatto quelle parole su Sasuke, oppure perchè non era nemmeno certa di averle pronunciate e cercava una risposta sul volto del ragazzo.
-Io non bacio una persona di cui non mi importa nulla.- aveva poi ricalcato lei con forza, con voce più sicura seppur tremante.
Bel discorso il suo forse, eppure nel momento in cui aveva pronunciato quelle parole si era sentita di darsi dell'egoista, perchè forse tutto quello che stava accadendo lo aveva deciso lei stessa, fin dal principio, accettando che Sasuke facesse di lei tutto ciò che voleva.
Aveva visto il ragazzo fermarsi e ricomporsi davanti ai suoi occhi, osservarla con celato stupore e scherno, mischiato ad una rabbia non poco evidente, ed aveva trattenuto il respiro.
Senza sapere il motivo, Sakura aveva subito cominciato ad avere paura.
-Strano... Eppure continuavi a stare da chi ti distruggeva...- la freddezza dei toni e delle sue parole, l'avevano portata a spalancare gli occhi di fronte alla figura del ragazzo. Si era sentita punta sul vivo, impossibilitata a coprirsi in qualche modo di fronte agli occhi accusatori ed indagatori di lui.
-Come fai a...-
-Lascia stare.- con un'occhiata l'aveva interrotta nuovamente, dirigendosi verso la porta e appoggiando sopra la maniglia una mano.
Quel gesto l'aveva allarmata, ma più di tutto l'aveva distrutta il pensiero che Sasuke aveva capito tutto, di lei, del suo passato, di Tai. Avrebbe voluto alzarsi, scoprirsi di quel maledetto lenzuolo, corrergli incontro ed abbracciarlo, fermandolo. Eppure le mancava l'aria, i singhiozzi che ormai la percuotevano le toglievano ossigeno e le lacrime le offuscavano la vista. Si era coperta il viso in un disperato tentativo di proteggersi dal mondo e da quel ragazzo, cercando di rendersi per una volta invisibile a tutto e tutti. Avrebbe tanto voluto rendersi microscopica, così tanto da scomparire, avrebbe voluto morire.
-E ricomponiti.- erano state le ultime parole pronunciate dal ragazzo, dopo di che era uscito sbattendosi dietro di sè la porta. A quel rumore, Sakura aveva sussultato ma non aveva avuto il ncoraggio di scoprirsi il viso.
Che senso aveva la sua vita?
Che senso aveva soffrire così tanto? Ci sarebbe stato un momento in cui tutti questi suoi sacrifici sarebbero valsi finalmente a qualcosa?
Avrebbe trovato un giorno questa maledetta felicità di cui parlano tutti?
Per il momento lei rimaneva ferma immobile nella sua stanza, coperta per metà solo da un lenzuolo, su un letto che sapeva di lui e del rapporto carnale che avevano consumato.
Con gli occhi che le bruciavano e con la mente che la feriva, generando i pensieri più atroci.

Con il passare dei minuti, Sakura non aveva neanche la forza di vestirsi, e si era ritrovata a rannicchiarsi sul suo letto, nascondendo la testa sotto il cuscino e sotto le lenzuola, mentre implacabili le lacrime uscivano dai suoi occhi.
Mentre l'intero mondo, che fino a quel momento era rimasto in silenzio a guardare la degna fine di un dramma, riprendeva i suoi ritmi, con i suoi suoni e le sue luci, lei rimaneva immobile.
Nella sua testa albergava il vuoto, aveva così tante cose a cui pensare che tutte insieme si annullavano lasciandola sola con il rombo esterno delle macchine e le risate dei ragazzi nell'altra stanza.


**


Non aveva avuto la forza di muoversi.
Appoggiandosi ad essa, si era lasciato scivolare lungo la porta fino a sedersi a terra.
La sentiva, e l'avrebbe sentita anche quando avrebbe smesso di piangere.
Lei non poteva recriminarlo, lui doveva guardare per se stesso, lui non voleva nessuno al suo fianco.
Nessuno.
Nemmeno una stupida ragazza che nonostante non lo conoscesse gli aveva fatto un regalo.
Lo aveva guardato, quel ciondolo appeso al suo polso.
Era il più bel regalo che gli avessero mai fatto e che probabilmente avrebbe mai ricevuto in tutta la sua vita.
Motivo per questo, voltando gli occhi al cielo, lo aveva tolto dal polso e lo aveva infilato in tasca.
Per non vederlo più.

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