-Perfetto, con quest'ultima diapositiva chiudiamo la lezione di oggi. Ci sono domande?-
Sakura aveva continuato a trascrivere le ultime nozioni snocciolate dal professore sentendo già un certo languorino nascere all'altezza dello stomaco. Aveva guardato che ora si fosse fatta sull'orologio sul polso sinistro e aveva aspettato che il docente li congedasse per potersi fiondare fuori dall'aula e poi direttamente a casa a mangiare un boccone, pomeriggio avrebbe avuto molte cose da fare e sarebbe dovuta essere celere in ogni suo movimento. Risanare una vita era molto impegnativo, in fondo.
-Meglio così, abbiamo tutti fame! Ci vediamo domani- aveva sorriso di gusto a quella battuta ed aveva annuito sperando il professore non se ne accorgesse.
**Era uscita da casa fresca e leggiadra come la brezza che ravvivava l'aria di Otawa quel pomeriggio. Danzava sospesa in una realtà senza tempo che la rendeva evanescente di fronte ai suoi stessi pensieri e si era stupita di quanto le cose si fossero dimostrate benevole con lei una volta mostratogli un sorriso convinto.
Era quasi trascorso un mese da quando aveva lasciato Konoha, da quando si era lasciata alle spalle i drammi di quell'esistenza e ogni giorno le sembrava di riacquistare vigore e una rinnovata serenità che solo in quegli istanti aveva creduto di non aver mai saggiato in vita sua.
Sì, poteva quasi dire di essere del tutto guarita da quel dolore al cuore che più di una volta l'aveva portata a credere che l'avrebbe uccisa.
Salutando Lena con un bacio, si era caricata la borsa in spalla ed era uscita per strada con l'intenzione di non voler prendere nessun mezzo pubblico per raggiungere la sua meta. Nonostante le nuvole coprissero buona parte dell'azzurro del cielo e un vento fresco scuoteva con vigore la sua pelle e i suoi capelli, Sakura era decisa a percorrere quella strada con i propri piedi per due ragioni fondamentali: voleva che il mondo posasse gli occhi sulla sua figura viva e forte e poi perché era stata ferma per cinque ore in un'aula universitaria senza avere la possibilità nemmeno di muovere un muscolo.
In quelle settimane lontana dal suo passato aveva imparato a vivere, aveva capito quanta forza si celasse nel suo animo, aveva appreso di essere una combattente valorosa ed era assolutamente convinta di volerlo dimostrare a tutti coloro che lo avrebbero messo in dubbio.
Ne era uscita, quasi definitivamente; aveva con sé ancora qualche livido che probabilmente non se ne sarebbe mai andato, ma lo aveva accettato, era stata in grado di esorcizzare i suoi mali grazie anche all'aiuto dei gesti quotidiani che riusciva a compiere, dai più piccoli come alzarsi ogni giorno e sorridere alla propria immagine nello specchio fino a quelli più complessi e pesanti come la decisione di riprendere gli studi all'università, interrotti quando la vita le stava sfuggendo dalle mani.
Aveva trattenuto un sorriso orgoglioso al pensiero di quante cose fossero cambiate in pochi giorni, persino i fiori nell'erba sembravano sorriderle. Ne aveva colto uno con un unico gesto e lo aveva portato appena vicino al naso sentendone il profumo lieve; per un istante aveva voluto credere che essi nascessero per lei e per la sua felicità ritrovata. Il mondo cominciava piano piano a tingersi di tutti i colori e solo quando aveva ripreso a camminare e aveva salutato una vecchia conoscenza per strada con un largo sorriso e un accennato inchino aveva capito che in quel momento la terra si stava riempiendo di tutti colori conosciuti, ed erano bellissimi nella loro varietà cromatica.
Era decisa a cogliere ogni sfumatura che quella vita le avrebbe offerto d'ora in avanti, anche quelle più scure e incerte perché se era stata in grado di capire una sola cosa da quell'esperienza era che fuggire dalle situazioni scomode non portava altro che rogne e problemi che difficilmente si sarebbero potuti risolvere.
Eppure percepiva una nota stonata nel suo discorso, a tratti si sentiva pure un po' egoista.
Aveva voltato le spalle a Konoha, era scappata da quella città per paura di non riuscire a riprendere in mano la propria vita, eppure se in un primo momento quella scelta le fosse sembrata consona ed adatta, in quel momento, a distanza di giorni, aveva capito che probabilmente non aveva compiuto una scelta saggia.
Principalmente perché, all'altezza del petto, sentiva un buco non indifferente.
Lo sognava ogni notte, non riusciva a dimenticarlo né smetteva un solo istante di pensare al suo viso, alle sue mani, ai suoi occhi.
Aveva rimandato quel particolare discorso fino a quel momento, soffocandolo sotto diverse commissioni e corse a perdifiato, ma non poteva più nascondere i suoi pensieri, non poteva più compiere un simile omicidio.
Ricacciando indietro un groppo amaro che aveva tentato di soffocarla, aveva ancora una volta allontanato l'ombra scura di quel ragazzo che le aveva fermato il cuore più di una volta per poi farlo ripartire più veloce di prima. Le tremavano le mani, come sempre, ma avrebbe aspettato di trovarsi di fronte agli occhi aguzzi della dottoressa Tsunade, lei sicuramente le avrebbe estratto con le pinze ogni sensazione negativa e malinconica che albergava il suo cuore.
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Perdition
FanfictionSasu/Saku. Ricetta per una storia potenzialmente pericolosa: Sfondo erotico, una Sakura con un passato doloroso e difficile alle spalle, ma con la voglia di rinascere, ed un Sasuke scontroso, altezzoso e menefreghista. Mi lancio nella seconda lon...