Se non fosse per te
Bugie18
Chi sostiene che in vita siamo tutti uguali, è un eretico. Uno della peggior specie, uno di quelli da Santa Inquisizione. Un millantatore che, preso sotto braccio da due uomini incappucciati, viene condotto lungo un corridoio umano, gremito di disadattati, assassini, gente di infima reputazione, sino al mucchio di steppa e legno, dove contrarrà morte per mezzo del fuoco. Un eretico arso vivo, colpevole di blasfemia.
Non siamo uguali, per quanto romantica e giusta possa esser tale affermazione. C'è chi nasce sotto una buona stella, chi, invece, ha perennemente la sorte rivolta altrove. Chi combatte contro un fato ingiusto, chi si crogiola nei propri averi. Chi ha possibilità, chi muore, sperando di scovarne almeno una al cospetto di Dio. Chi attende invano.
Dei miei venticinque anni posso solo parlarne bene. In fondo, sebbene eventi particolari, sono venuta su onestamente, con dei valori. Ho compreso quanto possa far male l'abbandono, qualsiasi esso sia e ho fatto di una sciagura un motivo per ripartire. Ho trovato nella solitudine una soluzione, nelle avversità un qualcosa che non mi facesse soccombere. E ho tentato di cogliere, attraverso gli occhi e la riflessione, ciò che va oltre le apparenze.
Mi appoggio a terra, sedendomi dinanzi una ringhiera di un ristretto balcone. Guardo attraverso le sue sbarre in ferro. Se solo si potesse fermare il tempo, quando la fortuna se ne sta dalla nostra parte. Se solo l'orologio non muovesse le sue lancette, segnando un nuovo minuto sparito via. Sarebbe tutto più semplice, starsene in silenzio e vivere di attimi.
Il vestito nero è troppo corto, così tanto da celare appena le cosce e dunque la mia intimità. Le calze brillano sotto la luce della luna, che piena di se stessa, resta in cielo, come un'eterna luce accesa.
Stasera non mi sento uguale a nessuno, poiché nessuno, eccezione fatta per Giulio, è qui con me a mirare questo spettacolo della natura.
Furore è un piccolo, piccolissimo comune di Salerno. Non conta neppure mille abitanti. Non sarebbe così famoso se non avesse il fiordo, un ristretto specchio d'acqua, talvolta verde cristallino, talvolta azzurro, posto allo sbocco di un vallone a strapiombo, creato dal lavoro incessante di un ruscello. Terra di marinai, accoglie un piccolo borgo, fatto di casette microscopiche, barchette e reti. Lo sciabordio delle onde sulle rocce scure, l'odore del sale che entra nella cavità nasale e dà alla testa, neppure fosse una droga.
Scavalcato dalla strada statale mediante un ponte sospeso, il fiordo se ne sta tranquillo, senza esser violato dai clacson delle automobili.
Qua e là friniscono le cicali, nascoste nella vegetazione spuntata nella montagna quasi bianca. Una lunga scalinata permette ai turisti di giungere dall'alto della strada al basso della spiaggia curata e pulita quanto le acque.
Giulio si pone di fronte. Inclina la testa e mi osserva estasiato. Come se fossi tanto bella quanto il panorama. Le luci delle dimore marinare, arroccate tutte insieme su un costone del monte, ravvivano l'azzurro mare e ne risaltano il colore. Il ponte a stento di vede e ciò che di esso è visibile ad occhio nudo, appare sospeso nell'etere.
Mi toglie le scarpe una ad una e le lascia al suo fianco. Accarezza i miei piedi con delicatezza e movimenti circolari. Forse un semplice gesto per farmi comprendere il suo stato. Rilassato ed arreso, vinto da tanta bellezza.
Abbiamo da poco mangiato del delizioso pescato del giorno alla griglia con limone, in una delle abitazioni del borgo. Una casa privata, affittata per celebrare ricorrenze, lieti eventi o semplicemente per avere un attimo di pace con la natura strabiliante.
Per un attimo mi soffermo su quanto resta della nostra cena. Piatti sul tavolo, rigorosamente vuoti, le teglie in ceramica, lasciate dal cuoco, i bicchieri con la bottiglia di vino. Le candele bianche, in atmosfera soffusa.
"Sei felice?"
Gli sorrido-"sì, molto".
Mi avvicino per sbottonargli la camicia quanto basta per liberare il collo. Sarà deformazione professionale, fatto sta che, anche in occasioni informali, è vestito di tutto punto con il classico completo scuro.
Ma stasera lo scorgo con una luce diversa. Con occhi lucidi e fare appartato. Arrotola le maniche della camicia e mi permette di compiere lo stesso gesto suo di prima, togliergli le scarpe.
Non abbiamo bevuto molto, a stento un bicchiere a testa. Una decisione tacita presa per rimanere appositamente lucidi. Vaneggiare per l'alcol avrebbe compromesso il pieno godimento di una possibilità decisamente rara. Non capita mica tutti i giorni di rilassarsi nel pieno lusso di Furore!
Intrecciamo le mani, le mie con le sue, e sorridiamo appena, quanto basta per ringraziarci di questa ennesima opportunità donataci. Lui, con un gesto eclatante; io, privandomi sempre più dei preconcetti e di paure.
"Ho lasciato Lara. Definitivamente. E l'ho fatto per te"
Punto il mio sguardo dritto su di lui, chiedendo alla mia mente di ripetere, come un nastro registratore, quanto ascoltato. E lo fisso, perché nell'intensità dei suoi occhi, desidero scovare la verità. L' attendibilità della sua frase.
"L'ho fatto la scorsa volta, quando sono stato a Salerno"- mi parla a voce bassa e calma, quasi rassegnata-" in questi otto anni, abbiamo avuto alti e bassi io e Lara, sarebbe inutile negarlo..."- guarda il palmo della sua mano-"non riesco neppure a toccarla. Mi fa ribrezzo pensare di sfiorarla..."- deglutisce a fatica-"le voglio bene, si, ma io mi sento innamorato di te, nonostante il poco tempo, nonostante la mia situazione... Nonostante la tua".
Un vortice di emozioni. Quanto può devastarti un uomo così pacato? Mi gira la testa, tanto da spingermi ad appoggiarmi al muro. La sua confessione è come una lama fredda e precisa al centro del cuore. Lo strafigge, dividendolo a due metà. È un vuoto, un abisso improvviso in cui sono inciampata e dal quale non sono capace di emergere. È un secondo di scossa lungo la colonna vertebrale. E perché ora ho la sensazione di essermela fatta sotto?
"Non pretendo niente da te, Gioia"- riprende il suo discorso-"ora non più. Sono consapevole di aver preteso sin troppo da un mese a questa parte. Non ti sei preclusa nulla, sebbene sapessi di Lara e della possibilità che la nostra crisi potesse finire in un modo diverso da questo. Sei tu che devi scegliere"- abbassa lo sguardo verso il pavimento, grattando i capelli e scompigliandoli.
"Cosa dovrei scegliere?"- è un miracolo se ho formulato una domanda di senso compiuto.
"C'è anche Michele nel tuo passato e nel tuo presente"
Questo è il risultato di una coppia che, su sette giorni, sta insieme massimo quattro. Si ha sempre poco tempo per ragionare e poco per fare l'amore. Si dà priorità ai piaceri della carne. Forse poco al dialogo. Ma, in fondo, sono felice che la sua scelta sia dipesa unicamente dalle sue azioni e no da mie dichiarazioni.
Già, una coppia!"Ci sei tu qui con me...non vedo nessun altro"
"Non c'è nessun altro?"- sembra voler esser rincuorato.
Scuoto il viso-"no, nessun altro".
Si fionda su di me, abbracciandomi teneramente. Porta i miei capelli sotto il suo naso ed ispira profondamente. Profumo di lavanda, di solidità, onestà. Profumo di sincerità. Un solo ed unico profumo, privo di sfumature. Uno, coinciso, dove può immergersi lui e nessun altro.
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Fine diciottesimo capitolo.
Grazie di cuore e
spero che Furore vi sia piaciuto tanto quanto piace a me!Nota pubblicità: P_Vittoria
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Se non fosse per te-Bugie
RomanceGioia, venticinquenne napoletana, si rifugia da Michele, suo cugino trentenne, dopo la morte della madre. I due hanno un legame speciale, ma soprattutto un segreto che cercano di nascondere prima di tutto a se stessi. Irrompe nel rapporto Giulio, av...