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Se non fosse per te
Bugie









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Sollevo dal basso verso l'alto una cesta di vimini. Un peso esiguo, se si tiene conto che è vuota. L'adagio accanto alla scala in ferro e punto l'attenzione verso il cielo. Ricorre il primo giorno di Luglio e l'orologio segna le dieci in punto. Un nuovo mese ha inizio e spero porti con sè novità che siano di gran lunga differenti rispetto quelle subentrate da quando mi sono stabilita a Minori. 

La luce del sole si sposta da un punto ad un altro ed io saltello come un grillo all' estenuante ricerca di un luogo ombreggiato. Detesto indossare le scarpe chiuse d'estate, ma, in questo caso, non potevo esimermi.

Sono nell'appezzamento di terra di proprietà di Athina, in compagnia di Vittorio. Mio cugino ha avuto il pensiero di telefonarmi e chiedermi di fargli compagnia durante la raccolta dei limoni. Se ne sta lì, sullo scaletto, ad arraffare quanti più agrumi possibili, che, prima di lanciare nella cesta, annusa, carpendone l'inconfondibile profumo.

Si volta, mantenendosi con una mano sola-"guarda che buoni, Monia ci farà delle ottime delizie".

Riparo gli occhi con le mani-"si, ma stai attento a come ti muovi".

Volta le spalle-"prendo gli ultimi e scendo, non ti preoccupare".

Detto, fatto. Velocemente viene giù e resta sorpreso dinanzi i sei recipienti traboccanti. 

Mani sui fianchi e occhi strizzati-"forse Monia preparerà delizie per un anno".

Gli do una pacca sulla spalla-"probabilmente si. Ti sei fatto prendere dalla mano".

Annuisce-"dai, sediamoci. Mi sono ucciso".

In effetti, credo che tre ore, con braccia alzate, non siano una passeggiata. Tiro fuori dalla busta una coperta spessa e la stendo sotto un albero, mentre Vittorio è occupato con il suo zaino.

"Guarda cosa ho portato?"-esclama esaltato.

Aguzzo la vista-"sale e un coltello?".

"Esatto, così mangiamo un limone, che è pieno di sali minerali".

Quanti ne abbiamo divorati da piccoli. Sono sicura che qualcuna di voi storcerà le labbra, ma vi garantisco che fa un gran bene alla salute. Si prende un limone e lo si pulisce accuratamente, privandolo di tracce di terreno o verderame. Lo si taglia in due e si cosparge il sale, che diminuisce l'acidità. C'è chi lo mangia anche con lo zucchero, io lo preferisco esattamente come lo sta preparando Vittorio: bello, succulento e senza nessun accorgimento. Con tutto il frutto ancora racchiuso dalla buccia.

"Tieni, Gioia."- mi porge una parte-"Ci rianimiamo un po' dopo tutta la fatica".

Do un morso e lascio che le papille gustative assaporino la freschezza e la genuinità del prodotto.

"Questo è proprio buono"- sentenzia-"è maturo al punto giusto ed è naturale". Vittorio scruta la vastità della proprietà con occhi sognanti-"quanto mi piacerebbe avere un pezzo mio di terra. Ci coltiverei un po'di ortaggi, gli agrumi, le spezie. Tutto dal produttore al consumatore".

Gli sorrido-"mai dire mai nella vita, cugino".

Vittorio incrocia le gambe nude-"per il momento mi devo occupare della festa di Agosto".

Pulisco le labbra con un fazzoletto-"come stai messo, a proposito?".

"Sinceramente? Di merda"- è perplesso-"aveva ragione Michele, ho sottovalutato l'impegno, che si sta rivelando più complesso di quanto supponessi. Ma Gioia, ascoltami, io non l'ho fatto per manie di grandezza. Ti pare che mi voglia pavoneggiare sulle spalle di mio fratello?".

"No, certo che no."- gli rispondo-"Siamo cugini, ti conosco abbastanza da sapere che il motivo è un altro."

Approfitto della situazione per andarci giù di confidenze, perché io una mezza idea ce l'avrei-"tu l'hai fatto per Michele, vero?".

Mi accarezza la spalla-"lo sapevo che mi avresti sgamato. L'ho fatto per Michele e Monia".

"E perché?"

"Perché è un'ottima occasione per aumentare il giro dei clienti al bar. Inoltre Monia dovrebbe costantemente lavorare con noi, quindi avrebbe più tempo per frequentare Michele"- Vittorio mi appare molto serio-" Giorgio Ruocco è morto, sua figlia e mio fratello no ed ora devono sciropparsela loro tutta questa storia schifosa. Magari, stando insieme, si conoscono di più e si tengono impegnati da qualsiasi pensiero".

"Sei una gran bella persona, lo sai?"- solo chi ama profondamente, può arrivare a tanto.

Fa spallucce-"si fa quel che si può, Gioia".

Una leggera brezza scompiglia i miei capelli e mi riporta alla mente immagini del passato. Questo posto una volta era abbandonato. I vecchi proprietari non ne avevano cura e noi ci venivamo per giocare o semplicemente per isolarci. Comprenderete bene che, in una realtà come questa, non ci sono molti svaghi per i giovani. Quindi dovevamo crearli da soli, con l'ausilio di piccole cose. A me divertiva tanto arrampicarmi sui rami, Michele e Antonio adoravano nascondersi, seguiti da Vittorio. Athina andava alla ricerca degli uccellini. Da piccoli ne trovammo uno con un'ala spezzata e lei lo curò con diligenza. Poi da adolescenti gli intrattenimenti mutarono e questo divenne il posto delle confessioni. Capitava anche spesso di giungere insieme e di dividerci in coppie, maschi e femmine, poiché non sempre l'altro genere aveva la sensibilità giusta per comprendere quanto stessimo vivendo. Insomma qui è successo l'impossibile: Athina e il pianto disperato dopo esser diventata una donna, Antonio e quell'anno con il braccio ingessato, io con il broncio il giorno prima di ritornare a Napoli e Michele con la sua passione per la corsa di primo mattino e Vittorio con la vespa.

Quell'albero presenta ancora un intaglio a mano. Un segno fatto da Michele proprio lì dove facemmo l'amore la prima volta. È come se lo rivivessi, mentre bacia le lacrime uscite fuori dai miei occhi. Fu così delicato, non mi fece male. Ma la natura è quello che è e un piccolo fastidio, quel giorno, alla base della mia intimità lo sentii, eccome.

"A che pensi, Gioia?".

Ritorno alla realtà e abbozzo un sorriso-"a Michele, a quante cose abbiamo fatto insieme".

"Mi ha detto di qualche giorno fa..."

"Ti ha riferito ogni cosa?"-chiedo, curiosa.

"Si, compreso che ti ama"

"Non mi va però, Vittorio, che mi tratti come un oggetto"

"Immagino, è la gelosia che gli corrode l'anima"-dichiara mio cugino-"fai bene a stargli lontano, se non puoi dargli ciò che vuole".

"Mi dispiace, Vit"- è tutto quello che mi viene fuori.

Mi dispiace e mi addolora quanto accaduto. Ma Giulio esiste, è con me e mi suscita più felicità di quanto si possa pensare. E mi dà allegria. Spero che in un prossimo futuro Michele apprezzi la mia sincerità. Nonostante i suoi sbagli, non smetterò mai di volergli bene. Niente e nessuno potrà cancellarlo dalla mia vita. Solo lui ha la facoltà di allontanarsi, se decide di farlo.

"Che dici, andiamo via? Tra poco devo recarmi al bar"- Vittorio è un orologio svizzero, quando si tratta di lavoro.

"Certo, piego la coperta e andiamo".

Ci prendiamo per mano, come fratello e sorella, e ci indirizziamo verso la mia Panda rossa, parcheggiata in un angolo. Si, è proprio vero, nessuno vuole il tuo bene più della famiglia e la mia, sgangherata e ampliata, ne è una chiara dimostrazione.











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Fine ventinovesimo capitolo.

Oggi vi do un po' di spoiler: probabilmente tra una decina di capitoli terminerò "Se non fosse per te-bugie". Ma non è una conclusione definitiva, ci sarà un seguito con tante sorprese e del quale, tuttavia, non ho ancora deciso titolo e data di pubblicazione. 

Vi mando un bacio grande,

A presto!

Se non fosse per te-BugieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora