Se non fosse per te
Bugie
22
Non l'ho mai capita quella di "in amore vince chi fugge". L'ho sempre trovata una frase stupida, priva di ogni fondamento. A cosa serve fuggire, se si ama? Possono esserci delle incomprensioni, ma tanto vale discuterne e risolvere pur di far trionfare il vero sentimento.
Qualche mese fa non ero dello stesso avviso. Avrei istigato alla fuga chiunque mi avesse confessato un rapporto in crisi. Bella vigliacca ero, non c'è nulla da aggiungere.
Minori mi ha aiutata a sviluppare una consapevolezza diversa, non solo di me stessa anche e soprattutto del mio intimo. In sostanza, questa minuscola città mi ha invogliata a maturare, a costruire delle basi solide su cui erigere una struttura fortificata, quella del mio cuore e della mia personalità. Ecco perché ora Giulio dorme beato al mio fianco.
Mi sistemo alla bene meglio sul letto, tentando di non produrre troppi rumori per non farlo svegliare. Ora che gli presto attenzione, noto che riposa nel modo più assurdo possibile. Se ne sta abbracciato al cuscino, una parte gli solleva il capo, un'altra quasi all'altezza del diaframma. Le gambe attorcigliate tra loro. Ed io che sono rimasta alla vecchia posizione supina, con il guanciale extra sottile per evitare il torcicollo.
Ha i capelli spettinati con quei riflessi dorati che rimandano alla mia immaginazione un bambino di pochi mesi totalmente biondo con i suoi occhioni verde scuro. La solita barba, fresca di cura del barbiere. Ormai questa strana tendenza va di moda.È domenica mattina, secondo la radiosveglia. Io resto dell'opinione che ieri il calendario di Frate Indovino segnava primo Maggio, esattamente il giorno in cui mi sono recata qui. Giugno è agli sgoccioli, sono due mesi che prendo uno stipendio tutto mio e sempre due mesi che gestisco una casa per conti miei. Talvolta scovo le ricevute delle bollette pagate e storco le labbra, poiché il pagamento non è dipeso da me. Sono consapevole che il suo, quello di Giulio, è un gesto spontaneo, ma devo farci ancora l'abitudine. Ancora non mi si ficca in testa l'idea di un uomo in casa che provvede alle spese domestiche.
L'ho perdonato. Dopo la sfuriata a Michele, mi sono impossessata nuovamente dell'autocontrollo e mi sono incamminata verso casa di Giulio, con l'intenzione di dialogarci. Il medico, suo coinquilino, un certo Marco, mi ha indicato la stanza adibita a studio. Strano ma vero, era la prima volta che ci mettevo piede. Solitamente analizza le sue pratiche sulla terrazza qui fuori o in cucina.
La sala ricevimento è piuttosto scarna nell'arredo. Il tutto si limita ad una scrivania, palesemente di seconda mano, con due poltrone. Un armadio con vetrate e un cestino rifiuti. Sul soffitto una lampadina penzolante. Alla faccia dello studio! E pensare che tempo fa aveva snobbato il mio monolocale super lusso cinque stelle perché considerato poco accogliente. La sua camera è più asettica di una sala operatoria.
Non appena mi ha vista, si è alzato per abbracciarmi e devo dire che la cosa non mi è dispiaciuta. Anzi, era ciò di cui necessitavo. Due spalle ampie disposte a donarmi calore umano. In cuor mio sapevo che l'avrei perdonato senza troppe remore. Perché io ci tengo molto alla sua presenza nella mia vita.
Mi piace così com'è, alla mano, gentile, riflessivo, silenzioso quando ha delle pratiche da sbrigare. Ma resta attorno a lui quella sfera, quell'alone di mistero e fascino, che ti attirano come una calamita. Ha una personalità duplice: quando supponi di aver visto tutto di lui, ecco che se ne esce fuori con una nuova trovata. E la sorpresa di Furore docet.
Ieri sera stavamo cenando a base di polpette al sugo con pane caldo, gentilmente offerto dal ristorante giù in strada. Stavamo mangiando e bevendo un po' di vino rosso. Io non sono astemia, ma non sono neppure una che beve tantissimo. Reggo il minimo sindacale. E nonostante la cena fosse un pochino pesante, l'alcol mi ha dato leggermente alla testa. L'ho sparata, gliel'ho buttata lì, il che ha giocato a mio vantaggio al fine di esaminare la sua reazione.
"Hai visto più la tua compagna?"
"Certo! Ciao Gioia"
"Non fare il buffone, sai a chi mi riferisco"
"Sei tu la mia compagna o fidanzata, ragazza, come meglio preferisci"
"Parlo dell'altra, Giulio"
"Io non ho un'altra, Gioia. Ne abbiamo già parlato. E comunque no, non vedo Lara da quando l'ho lasciata"
"Si, ma tu ti rechi ogni settimana a Salerno"
"Si, perché, in caso contrario, mi licenziano ed io con gli avvocati del mio studio vado molto d'accordo"
Insomma Lara sembra uscita dalla sua esistenza tanto in fretta quanto ci è piombata. Mi chiedo se sia possibile che una donna, dopo otto anni e un'infinità di lavatrici con mutande e calzini di Giulio, abbia abbassato così in fretta la guardia.
Eppure Giulio non si è mai nascosto dietro un dito, quante volte ha risposto alle sue chiamate in mia presenza? E se l'avesse tradita già in passato? Oppure se Giulio in realtà è un uomo rozzo e lei non lo tollerava più?Raggomitolo il lenzuolo bianco sopra le labbra. Poggio il mento sulle ginocchia e guardo, con occhi sbarrati, il muro bianco. E se Giulio è un sola? Mangia, beve, fa l'amore con me e poi scompare perché ha trovato di meglio? Eccole tutte, le avvisaglie della mia insicurezza. Si, lo ammetto, ho paura di perderlo.
La sveglia suona. Sono le otto di un mattino soleggiato, quindi pura consuetudine. Parte una canzone di Rihanna, il cui fisico scultoreo mi manda in bestia.
Esco fuori dallo stato di trans e inizio a schiacciare i tasti a casaccio pur di evitare che Giulio si desti. Missione fallita, mugugna e pronuncia delle frasi impasticciate.
"Mortacci sua, è festa oggi"
La sua è la chiara definizione della domenica in Campania. L'ultimo giorno della settimana viene definito "festa", poiché nessuno lavora. O quasi. Tu vaglielo a spiegare agli albergatori, ai ristoratori e ai baristi che è festivo.
Già, i baristi. Quello più noto, non lo frequento da più di quarantotto ore. E non ho intenzione di cambiare i miei piani. Ho ancora del rancore nei suoi riguardi. A trent'anni se ne esce fuori con i trabocchetti, lui, la volpe di Minori.
Cascasse il cielo, non ci vado al Miluna. E non do retta neppure alle suppliche di Vittorio, che detesta i battibecchi in famiglia. Non mi importa di apparire infantile agli occhi altrui, ho solo voglia di sferrargli un calcio nel deretano per quanto stupida ha creduto io fossi.
"E dai, amore, torna a dormire"- bofonchia Giulio.
Mi trascina a se con delicatezza e mi coccola, facendomi adagiare sul suo petto nudo.
Mi accoccolo e chiudo gli occhi. Solo in una cosa do ragione a Michele, non è mai troppo tardi per essere felice. Ed è giunto il momento per me di afferrare e trattenere quello che mi spetta, senza pensarci troppo. Senza troppi grilli per la testa.
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Fine ventiduesimo capitolo.
Grazie mille a tutti!
Ragazze scusate se pubblico a raffica: probabilmente avrò molto da fare la settimana prossima e non mi va di rallentare con gli aggiornamenti, a maggior ragione perché il numero dei capitoli è aumentato nella mia scaletta.
"Annamo bene, annamo proprio bene", disse la Sora Lella!I prossimi capitoli saranno piuttosto brevi, vi salvo dai monologhi da flebo di vitalità, questo perché sono in procinto di sganciare la bomba "Carla super saiyan". È in arrivo una notizia bella tosta per uno dei nostri personaggi.
Vi adoro tutt@
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Se non fosse per te-Bugie
RomanceGioia, venticinquenne napoletana, si rifugia da Michele, suo cugino trentenne, dopo la morte della madre. I due hanno un legame speciale, ma soprattutto un segreto che cercano di nascondere prima di tutto a se stessi. Irrompe nel rapporto Giulio, av...