35- prima parte

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Se non fosse per te
Bugie

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Prima parte

Avvito la moka con un canovaccio. Accendo il fornello e la poggio su, dopo averla caricata con acqua e caffè macinato. Afferro due tazzine entrambe con un cucchiaino di zucchero all'interno. Rovisto alla ricerca di una presina per non scottarmi le dita. Prego affinché questo espresso venga fuori degnamente, ho riposato così poco da sentirmi ancora spossata. Le poche ore di sonno sono state rese possibili dalla stanchezza accumulata il giorno precedente.
Giulio è a letto e ne sono sollevata dal momento che ho bisogno di un attimo per riflettere. Un attimo prima di intavolare la discussione rimandata ieri.

Non so da dove incominciare. Questo stato di smarrimento ormai non fa che pervadermi da settimane e non è per nulla piacevole. È come se non fossi più padrona di me stessa. In un modo o nell'altro ogni mia azione è conseguenza del libero arbitrio altrui e questa cosa mi sta scocciando. Mi sento prigioniera, incatenata ad un muro per volontà altrui. E non appena faccio per ribellarmi, quelle stesse catene, a cui sono legata, graffiano la pelle.

In tutta la mia esistenza, per quanto io ancora giovane sia, mai mi sarei augurata tanto imbarazzo. Comprenderete che la situazione fosse piuttosto critica e surreale. Così dannatamente angosciante da ammutolirmi. Ma i giochi erano pressoché fatti e negare l'evidenza sarebbe stato inutile ed infantile. Non che l'idea mi abbia mai sfiorata. Non lo affermo per vanto, ma mi contraddistinguo per la sincerità innata. Se non ci avesse sorpresi, gliene avrei parlato. Senza contare che dagli errori altrui tento costantemente di trarne insegnamento. Guarda a cosa hanno portato i silenzi, le verità nascoste di mio padre, mia zia, Giorgio Ruocco. Quel tacere per salvare la faccia non ha che generato castelli di sabbia che alla prima folata di vento sono crollati.
No, io non sono come loro. Non mi nascondo dietro un dito. Quel bacio c'è stato, carico di brividi e inaspettato. È stato dato, ricevuto e visto. Ometterlo sarebbe un errore nei miei confronti, in quelli di Michele e di Giulio, che merita rispetto.

Non ero a conoscenza della sua volontà di anticipare il rientro a Minori. Suppongo, a questo punto, volesse farmi una sorpresa. Sapeva che ci tenevo molto a questo evento, a fare bella figura dando il meglio di me stessa. Probabilmente desiderava starmi accanto per spronarmi ed incitarmi. Posso dire tutto di Giulio, posso formulare mille congetture, ma devo dargli atto di una cosa: mi ha perennemente sostenuta ed aiutata con consigli, ogniqualvolta ne avevo necessità.

Sono ridicola, vero? Sembro la donna media che, a tradimento scoperto, elenca i pregi del povero compagno cornificato senza remore. Perché siamo onesti, quando Michele si è avvicinato, di Giulio non mi è ben che meno sfiorata l'idea. Si, ero arrabbiata con lui e resto convinta delle spiegazioni che deve fornirmi su Lara, ma ciò non giustifica nulla. Michele mi ha stretta a sè ed io ho ricambiato. Non c'è altro da aggiungere.

Aveva uno sguardo truce, Giulio. Dire nervoso e con il sangue agli occhi è riduttivo. Non ho risposto a quella domanda, quando mi ha chiesto se stesse accadendo qualcosa. Che gli vai a rispondere ad un uomo così, che, si, è successo qualcosa e quel qualcosa l'ha pure sotto il naso? Mi sono zittita, con la lingua tra i denti e una vergogna indecente. Ho preso distanza da Michele, che nel frattempo non faceva che puntare a mo' di sfida la sua attenzione sull'avvocato. Non c'è stato alcun litigio, nessuna scazzottata. Solo un incessante scrutarsi in cagnesco, come fanno gli animali prima della lotta.

Non posso andare avanti così, tra due fuochi accesi. Sono belli, roventi, seducenti, ma non appena faccio per avvicinarmi, mi bruciano, chi di più chi di meno. Devo fare un passo avanti verso me stessa e uno indietro verso loro. Peggio di così, ci sono solo gli abissi.

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