Se non fosse per te
Bugie37
Non so se vi sia mai capitato di avere così tanto da dire da non riuscire a pronunciare una sola parola. È un controsenso, certo, ma è ciò che mi accade ormai da tre giorni, esattamente da quando ho voltato le spalle a Michele.
Ho smesso di lavorare, Angelo è stato così gentile e comprensivo da permettermi di congedarmi per qualche tempo. Avrei voluto spiegargli, fornirgli una giustificazione plausibile, ma ho desistito. Il buonsenso e il rispetto mi suggerivano di rivelargli il malessere celato, un gesto il mio per sottolineare che gli ero e gli sono ancora infinitamente grata per l'opportunità di lavoro. Ma quando l'ho visto accomodarsi sul sofà in libreria, con i suoi capelli bianchi e il viso scavato dalle rughe, non ho retto. Mi sono scusata, ho domandato se fosse possibile ciò che gli proponevo, ho atteso la risposta e sono andata via. In lui ho intravisto la naturale posizione di un padre, quello che io non ho al mio fianco. Probabilmente il mio fidarmi di uomini sbagliati è dovuto anche all'assenza di una figura maschile. D'altronde mio padre mi ha lasciata nel momento del bisogno, in piena adolescenza. È così, forse, scelgo partner sbagliati perché non ho un modello da seguire.
Mi sono rintanata in casa, spingendomi in strada unicamente per espletare faccende come la spesa o il pagamento di qualche bolletta. Mezz'ora in totale, il resto del tempo è stato scandito a letto in silenzio. Avete presente chi resta vittima di un trauma? Necessita di un lungo periodo riabilitativo per accettare quanto vissuto sulla propria pelle. Ecco, ho fatto lo stesso nel mio monolocale. Ho riflettuto sugli ultimi giorni e ho rivalutato le mie scelte. Se potessi portare le lancette dell'orologio indietro, rifarei tutto nuovamente. Compreso invitare Giulio a traslocare. Avete letto bene, Giulio non abita qui da più di quarantotto ore. Ne ho piene le scatole dell'amore, di scovare altrui in bagno, in cucina. Esigo la mia privacy e Giulio ha ancora in fitto la palazzina con il medico, dunque è ritornato li. Non demorde, sia ben chiaro, nell'arco del giorno ricevo suoi messaggi, ma non oltrepassiamo queste carinerie. Michele è un taboo, non allungate l'orecchio, non c'è nulla da sentire. Da me, amiche mie, non avrete notizie, poiché disinteressata. La via del Miluna la conoscete, rivolgetevi al diretto interessato!
"Ti va di parlarne?"- sussurra Athina. Quasi teme di farmi innervosire.
Faccio si con il cenno del capo, mentre sulla sedia a dondolo do da mangiare al piccolo Costas. Cresce a vista d'occhio il mio figlioccio, le guance paffutelle rosate e un bel sorriso che ti addolcisce il cuore. È una buona forchetta, trangugia biberon preso continuamente dalla fame. Casa di Athina e Antonio è un completo caos con oggetti fuori posto e giocattoli sparsi ovunque. È l'emblema della felicità, perché dove c'è scompiglio, vive un bambino sereno sotto l'occhio vigile ed amorevole dei genitori, che preferiscono cibarsi delle sue moine, dei suoi traguardi raggiunti piuttosto che spendere tempo tra una sistemata ed un'altra. Non c'è nulla che possa sostituire la gioia di un figlio.
"Non posso credere che l'abbia fatto, Titì"- introduco io l'argomento della chiacchierata.
Athina piega una tutina del figlio-"sai Gioia"-pone una mano davanti-"e fidati, non voglio giustificare nessuno"- continua con voce pacata-"io credo che Michele non l'abbia fatto intenzionalmente. Certo, ha fatto male i suoi conti, ma non penso ti abbia baciata senza sentimento"- mette gli abitini in una cesta-"resta un coglione, sia ben chiaro, ma il sentimento alla base c'è".
Mi dondolo avanti e indietro-"ok, ma lo fa una volta, lo fa una seconda volta, alla terza mi saltano i nervi e me ne frego di ciò che prova".
"Per questo ti dico che è un coglione"- enfatizza la sua affermazione-" e credo pure che si sia fatto male i conti su Giulio"- afferra i giochi di Costas a terra e li ripone nella cassapanca che gli ho regalato al battesimo-"parliamoci chiaro, Michele sarà pure un idiota, ma nella vita è un vincente. Guarda il bar, si spacca la schiena dalla mattina alla sera, ma a fine mese i soldi non gli mancano affatto"- si fa due conti sulle dita-"retribuisce mio marito e pure bene, mantiene gli studi al fratello, paga i fornitori e tutte le santissime tasse e si mette pure qualcosa nella saccoccia e da parte. Al giorno d'oggi non è poco. Forse è questo che lo frega, pensare di trionfare in tutto, compreso in amore. È il suo modo per riscattarsi dopo aver patito in passato".
"Come se l'amore si possa comprare, Tití"- replico sospirando.
Scuote il viso contrariata-" non è una questione materiale. Michele non è uno di quelli che comprano l'amore. Se così avesse fatto, sarebbe stato degno figlio di Giorgio Ruocco. Voleva solo riconquistarti e Giulio gli ha rovinato tutti i piani".
"Sì, ma concordi con me che mi tratta come un oggetto e no come una donna".
"Sicuramente, Gioia"- mi versa un bicchiere d'acqua fresca-"ma quello che ne sa dell'amore. Gioia, chi gliel'ha dato l'amore a Michele. La mamma gli vuole bene, ma quasi quasi è lui che ha fatto da genitore a lei. Fabrizio è morto prima che scoppiasse il vostro amore, tu hai avuto il casino con tuo padre. Dimmi tu Michele quale amore ha avuto. Chi gli ha insegnato ad amare"- si pone dinanzi-"ma tu hai fatto bene ad allontanarlo, lo capirà. L'hai fatto anche per lui. La lontananza aiuta a somatizzare e riflettere. Poi in un futuro, Dio vede e provvede".
Le sorrido-"certo che la maternità ti ha reso saggia".
Sbuffa-"già"- scrolla le spalle-"è finita l'epoca in cui me la spassavo sulla vespa con Antonio e dormivo con mamma e papà".
"E Dio ti ringrazio"-esclamo-" a diciotto anni ancora nel lettone!".
"Oh, io sono una ragazza sensibile".
"Ma quale ragazza sensibile e sensibile vai trovando. Tu sei abituata bene"- concludo, scoppiando a ridere.
Mi indica-"hai detto la santa verità. I miei genitori mi hanno trattata con i guanti, a maggior ragione perché figlia unica. Però sono felice adesso, ho il mio piccolino e spero di farne un altro tra qualche anno. Mi piacerebbe che avesse un fratello o una sorella"- e punta nuovamente nella mia direzione-"mica come me che mi sono dovuta accontentare di te!".
Le lancio la bavetta di Costas, appisolatosi beato-" vattenn, che ti è andata di lusso con un'amica come me".
Tratteniamo le risa per non disturbare il bambino. Mentre io me ne sto comoda sulla sedia e il piccolo tra le braccia, Athina sgobba tra una faccenda domestica ed un'altra, approfittando della mia presenza e del mio aiuto. La osservo spolverare, lavare ed avere un'illuminazione per la prossima domanda.
"A proposito, e Giulio?"
"Sta a casa sua, continuiamo a sentirci, talvolta ci incontriamo per strada. Sono tre giorni che non è da me e non mi dispiace. Capisci che mettere ordine nella mia testa prevede tranquillità e con lui in giro è impossibile"-accarezzo il capo di Costas-" poi so che è impegnato con le sue cause..."
Ha un fare interrogativo-"ma tu non gli hai rivelato i tuoi sospetti".
"No, per niente"- inspiro-"dopo la vicenda di Michele, non mi andava di mettere altra carne a cuocere. Ma risolverò anche questa. Tempo che mi calmo un po'".
Athina prende Costas per portarlo in camera da letto nella sua culla-"Gioia, stammi a sentire, fatti suora e ti togli tutti gli impicci".
"Eh, quasi quasi"-le rispondo, sdrammatizzando come lei.
Confermo e riconfermo, amare è una cosa seria ma soprattutto difficile. Per fortuna esiste l'amicizia, l'ancora di salvataggio dei cuori infranti.
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Fine trentasettesimo capitolo.
A presto!
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Se non fosse per te-Bugie
RomanceGioia, venticinquenne napoletana, si rifugia da Michele, suo cugino trentenne, dopo la morte della madre. I due hanno un legame speciale, ma soprattutto un segreto che cercano di nascondere prima di tutto a se stessi. Irrompe nel rapporto Giulio, av...