Capitolo 5

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Sylvie e io siamo le ultime a lasciare il bistrot.

- voglio immergermi nella vasca da bagno- dice Sylvie, prendendomi sottobraccio mentre ci avviamo lungo la strada. - con le candele-

- non esci stasera?-

- no. Il lunedì e' una merda, ma il mercoledì sera e' una ficata. Dovresti venire- gli occhi marroni scintillano allusivi, ma si offuscano subito quando si accorge che scuoto la testa. - perché no?-

- non bevo- attraversiamo schivando il traffico serale, con i clacson che ci suonano perché non siamo sulle strisce.

- oh Fanculo!- urla Sylvie, attirando un milione di sguardi nella nostra direzione.

- Sylvie!- la tiro via dalla strada, mortificata. Ride e mostra il dito medio a un automobilista.

- perché non bevi?-

- non mi fido di me stessa- le parole mi sfuggono di bocca, e lei si gira di scatto verso di me con due occhi pieni di sconcerto, poi fa un sorrisetto.

- penso che potrebbe piacermi la Livy ubriaca-

- sono arrivata- dico sbuffando, e indico la fermata dell'autobus e mi preparo ad attraversare di nuovo.

- a domani- si sporge per baciarmi sulla guancia e tutte e due facciamo un salto quando un clacson comincia a strombazzare. Io ignoro l'idiota impaziente, ma Sylvie no.

- e che cazzo! Che gli e' preso a questa gente?- urla - non diamo nessun fastidio alla tua costosa Mercedes, pappone!- fa un passo verso la macchina proprio mentre il finestrino dal lato passeggero inizia ad abbassarsi. Lei si china verso l'interno.

- impara a guidare cazz...- interrompe l'invettiva e raddrizza la schiena, scostandosi dalla Mercedes nera. Incuriosita, mi sporgo per scoprire che cosa le abbia chiuso la bocca, e il mio cuore fa le capriole appena mi accorgo chi c'è alla guida.

- Livy...- la voce di Sylvie e' appena udibile - penso stesse suonando a te-

Sono ancora parzialmente chinata, dove lui se ne sta seduto sul sedile, rilassato, una mano appoggiata con disinvoltura sopra il volante.

- sali- ordina brusco. So che entrerò in quella macchina. Sylvie scuote la testa

- Livy, io non lo farei. Non lo conosci- Ritorno in posizione verticale e apro la bocca per parlare, ma non ne esce alcun suono. Sono combattuta, non so per quanto tempo mene sto li ferma a riflettere, ma un tratto la portiera del guidatore si apre di colpo e lui gira a gran passi attorno alla macchina, afferrandomi per un gomito e aprendo la portiera del passeggero.

- ehi!- Sylvie cerca di riprendermi - che cazzo credi di fare?-

Vengo spinta nel sedile, prima che lui si volti vero una Sylvie sbalordita.

- voglio solo parlarle- prende carta e penna dalla tasca della giacca e scarabocchia qualcosa che poi le porge. - Sono io. Chiama quel numero.-

- cosa?- Sylvie gli strappa il foglio di mano e lo legge.

- chiama quel numero- chiude la portiera e gira attorno alla macchina, lasciando Sylvie sul marciapiede a bocca aperta. Dovrei saltare giù ma non lo faccio. Dovrei protestare e urlargli contro ma non lo faccio. Non ho paura di lui. Non e' pericoloso per me, forse, per il mio cuore.

Per tutto il tragitto in macchina, sembra molto riflessivo, e lo e' anche quando spegne il motore e scendere per poi venire dalla mia parte. Apre la portiera, i nostri occhi si incontrano e mi tende il palmo.

Per una sola voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora