Capitolo 19

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Miller poggia con cura le posate sul piatto vuoto e si pulisce la bocca con il tovagliolo ricamato.
-Le dispiace se uso il bagno? -
-Certo che no! - trilla nonna - La porta in cima alle scale-
-Grazie- si alza, ripiega il tovagliolo, lo posa accanto al piatto, poi accosta la sedia dal tavolo ed esce dalla stanza.
Gli occhi di nonna lo seguono
- Guarda un po' che chiappe- commenta, mentre  il fondoschiena di Miller scompare.
-Nonna! - Quasi mi strozzo, scandalizzata.
-Sode, forma perfetta. Livy, tu permetterai a quell'uomo di portarti fuori a cena-
-Datti un contegno! - Abbasso gli occhi. Mi sento come in trance.
- Sparecchio- dico, allungandomi a prendere il piatto di Miller.
-Ti aiuto- George fa per alzarsi, ma io gli metto una mano sulla spalla per trattenerlo.
-Non serve George. Ci penso io-
Senza protestare, si mette a rabboccare i bicchieri di vino.
-Prendi la torta all'ananas! - mi grida dietro nonna.
Con una pila di piatti in mano, vado in cucina, ansiosa di sfuggire alla presenza latente di Miller, un uomo imperscrutabile, bellissimo, che porta scritto in fronte "ti spezzero' il cuore".
Solo un rapporto fisico.
Niente sentimenti.
Niente emozioni.
Una notte e basta.
Ventiquattro ore, di cui gliene devo ancora sedici. È il doppio di quanto già sperimentato. Il doppio delle sensazioni e del piacere... Il doppio del dolore una volta finito.
-Sento i tuoi pensieri-
Faccio un balzo e mi volto.
-Mi hai spaventata- dico posando le stoviglie sul piatto di lavoro.
-Mi dispiace- si scusa, avvicinandosi calmo - Stai di nuovo pensando troppo? -
-Io lo chiamo essere prudente-
-Prudente? - ora è di fronte a me - Non lo definirei così -
Lo guardo in faccia - No? -
-No- mi prende con delicatezza per il mento - Io lo chiamo comportarsi da sciocca-
I nostri occhi si incontrano e così le labbra, che si sfiorano appena.
-Non riesco a decifrarti- mormoro.
-Non voglio essere decifrato, Livy. Voglio essere inondato del piacere che mi dai-
Mi sciolgo contro di lui - Stai rendendo le cose davvero difficili-
Mi accarezza la schiena, risalendo fino al collo - No. Sto rendendo tutto molto semplice. Pensarci troppo lo rende difficile, e tu ci stai pensando troppo- mi bacia la guancia - Lascia che ti porti a letto-
-Facendolo, mi trasformerei in qualcosa che ho giurato di non essere mai-
-Sarebbe?- mi da baci delicati su tutto il collo. È un uomo astuto. Mi sta mandando in pappa i sensi, ma peggio ancora la mente.
-Alla merce' di un uomo-
Avverto una leggera esitazione delle sue labbra. Si scosta dal mio collo e mi studia, pensieroso.
Alla fine allunga una mano e mi sfiora una guancia con le nocche.
-Se qui c'è qualcuno alla merce' di qualcun'altro, Livy, quello sono io- sposta gli occhi sulle labbra e comincia a avvicinarsi lentamente. Ed io non faccio niente per fermarlo.
-Dovremmo tornare a tavola- cerco di liberarmi dal suo abbraccio, girando il viso.
-Non finché non dici che verrai con me- mi solleva e mette seduta sul bancone. - Dillo-
-Non voglio-
-Si invece- accosta il naso al mio- Non hai mai voluto niente così tanto in vita tua-
-Sei molto sicuro di te-
Scuote la testa, un sorriso appena accennato - Anche se cerchi di convincere entrambi a parole, tutto il resto mi dice il contrario-
Si infila un dito in bocca e lo succhia, poi traccia una pista umida lungo la mia gola. Raddrizzo la schiena sentendo la pulsazione tra le cosce e lo incito a toccarmi in quel punto.
-Penso che troverò il calore- lentamente comincia a scendere con la mano - Che troverò qualcosa di bagnato- sussurra, il dito che si insinua nei miei slip - Penso che se ti penetrassi adesso, i tuoi muscoli avidi mi afferrerebbero e non mi lascerebbero più andare-
-Fallo- le parole mi sfuggono di bocca - Ti prego Fallo-
-Farò tutto quello che vuoi, ma nel mio letto- toglie la mano, abbassandomi l'orlo del vestito. - Conosco le buone maniere. Non mancherò di rispetto a tua nonna. Riesci a controllarti mentre mangiamo quell'ananas?-
-Se io riesco a controllarmi? - domando in un sussurro ansimante.
-Sono in difficoltà, credimi- si risistema e mi fa scendere dal bancone - Vediamo quanto in fretta riesco a mangiare la torta. Vuoi portarti qualcosa per la notte? -
No, in realtà no. Voglio che dimentichi le buone maniere - Prenderò due cose al volo dopo il dolce-
-Come preferisci- mi afferra la nuca e guida fuori la cucina, il calore della stretta che intensifica il mio desiderio.
È un imbroglione ecco cos'è.
Un attore.
Un presuntuoso travestito da gentiluomo.
Il che lo rende il peggior nemico che il mio cuore potesse trovare.
-Eccoli! - nonna batte le mani, balzando in piedi - Dov'è la torta? -
-Oh! - faccio per girarmi, ma mi accorgo che se Miller non allenta la presa non andrò da nessuna parte.
-Non importa- nonna agita una mano verso la mia sedia - Siediti, la prendo io-
Miller in pratica mi piazza sulla sedia e mi accosta al tavolo, quasi come se volesse sistemarmi in posizione perfetta, come fa con tutto il resto - Comoda? -
-Si, grazie-
-Non c'è di che- si siede accanto a me e quando siamo tutti serviti, solleva il cucchiaio e prende un pezzo di torta, per poi portarlo piano alla bocca. Seguo ogni suo movimento con gli occhi, con il cucchiaino sospeso a mezz'aria.
-Stai bene? - chiede lui mentre prende un altro boccone.
-Si. Stavo solo pensando che non ho mai visto nessuno mangiare una delle torte di nonna con tale lentezza- Sono scioccata dalla mia osservazione allusiva, e il fatto che Muller tossisca, la mano davanti alla bocca, mi dice che lo è anche lui.
-Stai bene? - chiede nonna ansiosa. Non mi giro, perché vedere Miller in quel modo è una novità troppo grande per perdere e anche un solo istante.
Finisce di masticare, mette giù il cucchiaino e si pulisce la bocca - Chiedo scusa- prende il bicchiere e mi guarda, portandoselo alle labbra - Le belle cose vanno assaporate, Livy, non affrettate-
Sorseggia il vino e sento il suo piede risalirmi lungo una gamba sotto il tavolo.
-È davvero fantastica nonna- Metto in bocca un pezzo di torta, mastico, ingoio e mi lecco le labbra, tutto molto lentamente. E so che la mia sequenza di azioni spudorate ha avuto l'effetto desiderato, perché sento i suoi occhi azzurri che mi divorano - Ti piace George? -
-Come sempre- si appoggia allo schienale - Mi sa che dovrò sbottonarmi un po'-
-George! - sibila nonna - Siamo a tavola-
-Di solito non ti da fastidio- borbotta
-Si bè, abbiamo ospiti-
-È casa sua, signora Taylor-
-Oh- Nonna agita una mano, timida - Sei troppo gentile, Miller-
È un leccaculo, ecco cos'è.
-Noi sparecchiamo e voi due andate a divertirvi-
La mia sedia viene scostata prima che possa appoggiare il cucchiaio, e mi ritrovo in piedi, guidata verso il lato del tavolo dove sono nonna e George - Signora Taylor, la ringrazio-
-Ma di nulla! - si alza e lascia che Miller le baci le guance, mentre mi guarda con occhi spalancati - È stata una serata meravigliosa-
-Sono d'accordo- dice lui - È stato un piacere conoscerla George-
-Anche per me- balza in piedi, prendendo posizione accanto a nonna - Serata incantevole - stringe la mano a Miller.
In silenzio li supplico di sbrigarsi con i convenevoli. Il massaggio delle sue dita sulla nuca non fa che confermare questo pensiero.
Bacio nonna e George e permetto a Miller di condurmi fuori dalla sala da pranzo - Vuoi prendere qualcosa? -
-No- mi affretto a rispondere. Non voglio ritardare oltre. Non discute, apre svelto la porta e mi spinge fuori. Una volta raggiunta l'auto, apre la portiera e mi fa accomodare sul sedile, poi svelto richiude lo sportello e passa davanti al cofano per entrare. Mette in moto e si allontana dal marciapiede.
-Sei stata molto cattiva durante la cena, Livy-
Mi volto di scatto a guardarlo. Cattiva? - Sei tu quello che mi ha intrappolata in cucina- gli ricordo.
-Mettevo al sicuro le prospettive per la serata-
-Sono una prospettiva? -
-No, sei una vittoria scontata- Tiene gli occhi sulla strada, serio. Si rende conto di quello che dice?
-Mi fai sembrare una sgualdrina- ho la mascella contratta e stringo i pugni - Vorrei che mi riportassi a casa-
Svolta bruscamente a sinistra. Stiamo percorrendo un vicolo fiancheggiato da zone di carico dei negozi allineati su entrambi i lati.
-Tu sei la mia vittoria scontata, Livy. Mia e di nessun'altro- Inchioda, si sgancia la cintura di sicurezza, poi fa lo stesso con la mia è mi trascina sulle gambe.
-Che stai facendo? - ciao chiedo sconvolta,mentre Miller invade i miei sensi.
Vista.
Olfatto.
Tatto.
E presto il gusto.

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