Capitolo 18

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-Eccola qui- Miller si alza e scosta la sedia vuota alla sua sinistra - Vieni a sederti-
Mi avvicino piano, titubante, ignorando l'espressione radiosa di nonna, e mi siedo - Grazie- mi sistema vicino al tavolo prima di riprendere posto accanto a me.
-Ti sei cambiata- osserva, girando il piatto qualche millimetro in senso orario.
-Ero un po' stropicciata-
-Stai benissimo - sorride
-Grazie - sussurro
-Grazie a te- ci fissiamo, e so che nonna e George ci stanno osservando.
-Vino? - chiede nonna.
-La prego, mi permetta- Miller si alza e gira intorno al tavolo per prendere il vino dal secchiello del ghiaccio, poi si mette alla destra di nonna per versarlo.
-Molte grazie- Nonna lancia a George uno sguardo entusiasta, dopodiché sposta gli occhi su di me. È sovraeccitata.
Miller intanto riempie il bicchiere di George, poi raggiunge me. Non mi chiede se ne voglio, versa e basta, nonostante sappia benissimo che non bevo alcolici.
-Bene- George si alza mentre Miller prende posto - Faccio io gli onori di casa- Prende il coltello e inizia a affittare il capolavoro culinario di nonna - Josephine, ha un aspetto superlativo -
-Davvero- concorda Miller, bevendo un sorso di vino. Riappoggia il bicchiere, tenendo il gambo del calice tra il medio e l'indice. Lo osservo, in attesa.
Ed eccolo: con un movimento impercettibile sposta il bicchiere qualche millimetro a destra. Sorrido, scoprendolo a osservarmi.
Piega la testa da una parte, gli occhi socchiusi ma scintillanti.
-Cosa? - mima con le labbra. La mia attenzione si focalizza sulla sua bocca e il bastardo si lecca le labbra, spingendomi ad afferrare il bicchiere e bere.
Un pezzo di Wellington mi arriva nel piatto - Prendi anche le patate e le carote, Livy- dice nonna - Ti mettiamo un po all'ingrasso-
Prendo qualche cucchiaiata di verdure e poi servo Miller.
-Non ho bisogno di ingrassare -
-Qualche chilo in più non ti farebbe male- dice Miller - Giusto un osservazione - conclude davanti al mio sguardo sbalordito.
-Grazie, Miller- dice nonna soddisfatta - È sempre stata pelle e ossa-
-Sono magra non pelle e ossa- protesto, lanciando uno sguardo di avvertimento a Miller, che risponde con un lieve sorriso.
Un impulso vendicativo molto puerile mi spinge ad allungare la mano verso il suo bicchiere di vino per spostarlo.
-È buono? - domando, con un cenno alla carne che ha sulla forchetta.
-Delizioso- conferma. Poi poggia il coltello sul piatto perfettamente parallelo al bordo del tavolo e mi prende la mano per spostare piano piano il bicchiere e rimetterlo a posto. Riprende il coltello e ricomincia a mangiare.
-Il miglior Wellington che abbia mai assaggiato, signora Taylor -
- Sciocchezze! - Nonna arrossisce - È stato semplicissimo-
-Non sembrava- mugugna George - Ti sei agitata di qua e di là per tutto il pomeriggio, Josephine-
-Non ero agitata! -
Inizio a mangiucchiare le carote, intanto con la mano libera sposto di nuovo il bicchiere di Miller. Lui mi guarda con la coda dell'occhio e posa di nuovo il coltello, poi riprende il bicchiere e lo rimette dove secondo lui deve stare.
Reprimo un sorriso. Meticoloso persino nel mangiare: taglia il cibo in pezzetti della stessa misura e infilza tutti i rebbi della forchetta in ogni boccone prima di portarselo alla bocca. E mastica lentamente.
-Che cosa fai per vivere, Miller? - domanda la nonna. La adoro. Già, cosa fa Miller Hart per vivere? Dubito che dirà alla mia dolce nonnina che non vuole entrare nel personale, visto che è seduto alla sua tavola.
-Non voglio tediarla con queste cose, signora Taylor. È noiosissimo-
Mi sbagliavo. Non l'ha evitata direttamente, ma è riuscito a trovare una scappatoia.
-A me piacerebbe saperlo- insisto io, sentendomi audace. Sbatte piano le palpebre, poi solleva gli occhi.
-Mi piace tenere separati gli affari e il piacere, Livy. Lo sai-
-Molto ragionevole- mugugna George - Ho vissuto tutta la vita secondo questa massima-
La mia audacia viene fulminata dallo sguardo di Miller e, peggio ancora, da quelle parole. In pratica sono una transizione di lavoro.
-Dovresti mangiare- mi esorta - È davvero delizioso-
Riprendo a mangiare, ma non sono affatto a mio agio. Miller non avrebbe dovuto accettare l'invito a cena di mia nonna. È personale. Sta invadendo la mia privacy, la mia sicurezza. È lui che ha insistito per mantenere gli ambienti ben definiti, eppure eccolo qui, a immergersi nel mio mondo, piccolo certo, ma comunque mio. E questo non è limitarsi al fisico.
Finché sarà così, dovrai porvi rimedio.
Tutte le mie regole sono finite nell'oblio nell'istante in cui ti ho messo le mani addosso.
Quali regole, e per quanto tempo gli provochero' quelle sensazioni? Voglio che il suo corpo risponda al mio come il mio al suo. Una volta superate le remore morali, è tutto molto semplice. Talmente semplice da far paura..

Per una sola voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora