Capitolo 6

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E' tutta la settimana che non sono me stessa. Tutti l'hanno notato, anche Gregory che, insieme alla nonna, mi fa trovare tutti i giorni una torta al limone.

Sto pulendo l'ultimo tavolo con lo strofinaccio, ma la mia testa e' altrove, quando la porta del bistrot si apre e mi ritrovo davanti Mr Occhi Spalancati. Sorride imbarazzato, e si chiude la porta alle spalle.

- E' troppo tardi per un caffè a portar via?- domanda.

- Niente affatto- afferro il vassoio e lo appoggio sul bancone, per poi caricare il filtro. - Cappuccino?-

- grazie- i suoi passi si fanno più vicini. Mi metto all'opera, ignorando Sylvie che passa con i secchi dell'immondizia. Metto in funzione il beccuccio del vapore e comincio a scaldare il latte, facendo ruotare il bricco che emette un sibilo impetuoso simile ai miei pensieri in subbuglio. Verso, spolvero e metto il coperchio, poi mi giro per consegnare il caffè.

- due e ottanta, per favore- Tendo la mano. Tre monete da una sterlina vengono poggiate con cura nel mio palmo.

- sono Luke- dice piano - Posso chiederti il tuo nome?-

- Livy- getto con noncuranza le monete nel cassetto.

- E stai con qualcuno?- domanda cauto.

- Te l'ho già detto- i capelli castani chiaro ricadono delicatamente sulla fronte, ben pettinati, e gli occhi castani sono caldi e amichevoli - quindi perché me lo chie...- mi arresto a metà frase e sposto lo sguardo su Sylvie , appena rientrata, e la fulmino con un occhiata di rimprovero. Sylvie si rifugia in cucina.

- La mia amica ha la bocca larga- gli passo il suo resto - buon cappuccino-

- Perché mi hai rifilato una balla?-

- perché non sono disponibile- e' ancora vero, anche se per una ragione del tutto diversa. Sospiro. - E' ora di chiusura- Luke fa scivolare un biglietto sul bancone e lo picchietta con il dito prima di lasciarlo li.

- Mi piacerebbe molto portarti fuori una volta o l'altra, quindi se decidi di essere disponibile sarebbe fantastico sentirti- lo guardo e lui mi fa l'occhiolino, e se ne va fischiettando allegro.

Il venerdì si trascina dolorosamente. Ho evitato nonna, preferendo saltare colazione e affrontare la telefonata preoccupata che sapevo avrei ricevuto sulla via del lavoro. E' tutto il giorno che ho un pensiero fisso e sono sempre sul punto di chiedere consiglio a Sylvie, ma poi lascio perdere, sapendo quale reazione otterrei. Ma lei ha il suo numero, e io lo voglio. Stiamo per chiudere il bistrot e a quel punto decido di chiederglielo.

- Sylvie?- dico innocente.

- Livy- imita il mio tono cauto, piena di sospetto.

- Hai ancora il numero di Miller?-

- No!- scuote con vigore la testa e si precipita in cucina - l'ho buttato-

La inseguo, non sono disposta ad arrendermi.

- Ma l'hai chiamato dal tuo cellulare- le ricordo

- l'ho cancellato- sbotta, poco convincente.

- Per favore Sylvie. Sto andando fuori di testa- porto le mani davanti al mio volto supplicandola con lo sguardo.

- No no no Livy..- Sylvie si blocca si colpo.

- Che cosa...- sono io che mi ammutolisco adesso, vedendo Miller in piedi vicino all'entrata, calmo, con un abito grigio i capelli a zazzera di onde scure e gli occhi azzurri limpidi come il ghiaccio.

Avanza senza distogliere lo sguardo, ignorando Sylvie.

- Hai finito il turno?- Sylvie sta per esplodere di rabbia, ma poi decide di tornare in cucina, lasciandomi sola con lui. Respiro a fondo.

- Vuoi un caffè?- domando.

- no- risponde a bassa voce- vieni a fare due passi-

Due passi? - perché?-

- Prendi la borsa e la giacca- Faccio come dice, ignorando l'espressione incredula di Sylvie, mentre prendo la mia roba.

- io vado- Mi metto la borsa a tracolla e mi avvicino a lui. Mi fa attraversare la strada fino alla piazzetta e mi fa mettere seduta su una panchina, poi si accomoda al mio fianco, girandosi verso di me.

- Hai pensato a me?- domanda.

- di continuo- ammetto.

- Allora passerai la notte con me?-

- Sempre ventiquattr'ore e basta?- domando. E lui annuisce. Mi appoggia una mano sul ginocchio e stringe con delicatezza.

- Ventiquattr'ore, nessun legame, nessun impegno, e nessun sentimento, tranne il piacere- mi lascia il ginocchio e porta la mano al mio mento per avvicinare il mio volto al suo. - E sarà piacevole, Livy. Telo giuro-

- Perché lo vuoi?- chiedo. Per la prima volta da quando l'ho incontrato, sorride. Un sorriso vero.. Un sorriso bellissimo...

- Semplicemente perché devo baciarti di nuovo- accostandosi, posa con dolcezza le sue labbra sulle mie. - E' una cosa nuova per me. Ho bisogno di sentire ancora il tuo sapore-

Nuova? E' una cosa nuova per lui?

- E perché quello che possiamo creare insieme non e' una cosa da lasciarsi sfuggire, Livy-

- La miglior scopata della mia vita?- domando con le labbra sulle sue, e lo sento che sorride di nuovo.

- E molto di più- si stacca da me. Un uomo cosi deve avere una sfilza di donne tutte raso, pizzo, e tacchi alti fuori dalla porta pronte a farlo impazzire di desiderio. Scuoto la testa e guardo a terra.

- Ricordami di nuovo perché vuoi fare questa cosa-

- Perché voglio averti, Livy. Voglio venerarti- i suoi occhi lampeggiano di desiderio - ma ora mi sto chiedendo se sia una buona idea- Alzo il viso di scatto.

- No voglio farlo, voglio avere ventiquattr'ore con te-

- Perché?-

- Ho bisogno di dimostrare a me stessa che ho sbagliato tutto, per troppo tempo- mi faccio coraggio e lo bacio, sollevandomi in punta dei piedi. Le sue labbra sulle mie e il suo corpo solido a sovrastarmi sembrano proprio... La cosa giusta.

- Sei sicura?- scioglie l'abbraccio, puntandomi i suoi occhi con un espressione seria in volto. - Ho messo in chiaro come sarà Livy. Se puoi farcela, allora per le prossime ventiquattr'ore siamo solo noi, il mio corpo e il tuo corpo che fanno cose incredibili- Annuisco, insicura.

- Ok- dice- ti porto a casa-

Sto ignorando la voce nella mia testa che al momento mi urla di fermare tutto e subito. So come andrà a finire, ed e' probabile che sarà un gran casino. Ma non posso rifiutare lui. O me stessa.


Per una sola voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora