Giulia stava scendendo le scale che portavano agli uffici, per tornare nell'atrio principale dove stava la sua scrivania. Camminava senza guardare davanti a sè, poichè era troppo occupata a sfogliare e leggere le pagine pinzate che aveva in mano. Riportavano gli impegni della settimana in generale e dei singoli giocatori. Per il mercoledì, era programmata un'intervista ad Álvaro da parte di un canale internazionale. Si appuntò mentalmente di dirglielo appena possibile. Proprio mentre lo pensava, svoltò il corridoio e se lo ritrovò davanti, quasi ci andò a sbattere contro.
- Cosa stai facendo qua in mezzo al corridoio? - domandò lei forse con voce un po' troppo alta, ma lui non la considerò comunque. - Álvaro? - lo chiamò allora. Lui non rispose di nuovo, così la ragazza gli toccò la spalla.
Il ragazzo si riscosse e si girò. - Mi hai spaventato! - disse.
- Ti ho chiamato due volte e non mi hai considerata. - ribattè lei, sorpresa dal fatto che davvero non l'avesse sentita.
Anche lui era sorpreso di non essersi accorto di essere chiamato. - Stai dicendo sul serio? - chiese.
- Sì che dico sul serio. - rispose Giulia.
Ci fu un attimo di silenzio, in cui lei guardò in fondo al corridoio, dove si intravedeva l'atrio. C'era Emily che disfava uno scatolone e i
impilava i sacchetti con all'interno le felpe sopra al tavolino al centro della stanza.Le si accese una lampadina. - Ah, ora ho capito tutto! - rise Giulia.
- Che cosa? - domandò Álvaro guardando nella sua stessa direzione.
- Sì, sì. - lo assencondò lei. - Continua pure a negare tutto. - aggiunse con un sorrisetto divertito e ricominciando a camminare.
Il ragazzo pensò che lei avrebbe davvero potuto aiutarlo, e che continuare a nascondersi non fosse utile. Così la richiamò. - Giulia, aspetta. -
Lei sorrise compiaciuta e tornò indietro. - Sì? - fece una volta di nuovo vicina a lui.
- Cosa... - tentennò. - ...potrei fare? - terminò arrossendo.
- Trovare coraggio, nient'altro. - rispose Giulia semplicemente. Lo vide poco convinto, così riprese. - Buttati, non ci pensare. - lo incoraggiò.
- Dici? - chiese il ragazzo.
- Sì, fidati. - lo rassicurò lei.
Lui non ebbe il tempo di rispondere che Emily si stava avviando verso di loro nel corridoio.
- Io vado, mi raccomando. - disse Giulia piano, in modo che la sentisse solo lui. Poi se ne andò. Quando incrociò l'altra ragazza, si salutarono.
Emily e Álvaro rimasero soli in corridoio.
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Arrivata nell'atrio, Giulia trovò Simone alla macchinetta del caffè.
- Simo, ti cercavo. - disse la ragazza.
- Cosa ho combinato stavolta? - domandò lui, ripercorrendo con la mente le azioni compiute negli ultimi giorni per vedere se ce ne fosse qualcuna non completamente innoqua.
- Non cosa hai combinato, ma cosa potrai combinare, piuttosto. - ribattè lei.
In quel momento, Simone si preoccupò davvero. - Di che cosa stai parlando? - chiese infatti.
- Del fatto che uscirai con Pamela. - rispose. Lui la guardò con espressione interrogativa, così proseguì. - Lei è felice, e lo sono anch'io. Ma voglio chiederti solo una cosa. - spiegò allora.
- Che cosa? -
- Di non fare il cretino, d'accordo? - disse seria.
- No Giù, non farò il cretino. - la rassicurò. - Posso essere un cretino in molte occasioni, ma non in altre. - aggiunse.
- Bene. - accennò ad un sorriso lei.
- Che palle sarà averti come cognata. - rise lui, smorzando la situazione.
- Eh, pensa io! - ribattè lei.
Mentre i due ridevano, entrò Daniele e Giulia si incupì all'improvviso.
Lei si girò verso il ragazzo con cui stava parlando. - Ho dimenticato una cosa di sopra. - gli disse, e a testa bassa per non incontrare gli occhi dell'altro, tornò verso il corridoio dal quale era passata prima.
Simone se ne accorse e si rattristò un po' anche lui.
Dopo, Daniele camminò piano e con aria sconsolata verso il divano, poi ci si lasciò cadere sconfortato. Sempre peggio, ora lo evitava anche. Con i gomiti appoggiati alle ginocchia, si reggeva la testa con le mani. - Io non ce la faccio più. - disse solo.
Simone lo raggiunse e gli si sedette di fianco, gli mise una mano sulla spalla per confortarlo. - Non può fare così per sempre. - provò a consolarlo. - Quando capirà, smetterà. - continuò.
- Mi dite tutti così... - ribattè Daniele tristemente. - Ma quando? -
- Non lo so... - rispose l'altro.
Daniele non accettava quello che era successo, era come una persona che si accorge di aver sbagliato, fa di tutto per essere perdonata, ma magari non le cose giuste. Questo lui lo aveva capito, però.
Si sentiva frustrato per questa cosa, desiderava sapere quale fosse la cosa giusta fare, ma era ovvio che non poteva saperla da lei: ci doveva arrivare da solo.
Per il momento aveva optato per il non tentare niente, anche se stava male anche per la sua lontananza oltre che per l'accaduto. Se ne era reso conto la sera prima, di quanto stesse male soprattutto per quella. Le mancava come l'aria, ormai pensava a lei qualsiasi cosa facesse e dovunque fosse.
Se la conosceva, non si sarebbe tenuta dentro tutto ancora a lungo, ma l'attesa era comunque mortificante.- Buongiorno a tutti. - disse allegramente Álvaro comparendo nella stanza e raggiungendoli.
Entrambi ricambiarono, ma solo Simone con voglia, al che Álvaro capì la situazione e si scambiò uno sguardo triste con l'altro attaccante, mentre Daniele aveva la sua attenzione altrove. Il nuovo arrivato si sedette sulla poltrona lì vicino.
- Allora, tutta questa allegria? - chiese Daniele dopo qualche istante di silenzio in cui nessuno aveva detto niente.
- Esco con Emily. - rispose lo spagnolo con gli occhi a cuoricino.
- Finalmente ti sei deciso! - esclamò Simone ridendo.
Daniele si unì a lui.
Álvaro prima sbiancò, poi arrossì, molto imbarazzato. Tentò di parlare ma fu interrotto.
- Sì, si capiva che ti piaceva. - precedette qualsiasi domanda il difensore.
- Io... - provò comunque a dire qualcosa lui. - ...niente. - si arrese con un sospiro, senza riuscire ad uscire dall'imbarazzo.
Spazio autrice
Buon anno a tutte!
Giulia♡
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Ho imparato già ad amarti senza più riserva alcuna 2 - Daniele Rugani[REVISIONE]
FanfictionEra iniziato tutto da un'amicizia, forse fin troppo stretta.