Il giorno dopo, tutti avevano appena finito di pranzare, quando Álvaro entro sconsolato nella stanza sbuffando rumorosamente. Giulia osservò i suoi movimenti, poi decise di parlare.
- Álvaro? - lo chiamò.
Lui si girò a guardarla. - Sì? -
- Non c'è nessuno in giro? Sbuffavi per quello? - gli domandò.
- Sì, sono andati tutti a casa oggi. - rispose.
- Forse perchè oggi l'allenamento è più tardi. - lo informò. Ci avrebbe messo la mano sul fuoco che lo spagnolo non aveva capito. Come al solito, pensò.
Infatti, lui si girò leggermente sul divano sul quale si era seduto per guardare verso di lei e strabuzzò gli occhi. - Stai scherzando?! - le chiese.
Giulia rise. - Assolutamente no. - rispose poi.
Álvaro stette un po' in silenzio e poi guardò l'orologio. Si alzò e si sedette su una sedia di fronte alla scrivania di Giulia. - Ormai rimango qui, non mi conviene andare a casa. - constatò.
- Mai una volta, qua dentro, che si possa lavorare in maniera tranquilla. - affermò la ragazza.
Lui sapeva che in realtà lei scherzava, perciò rise.
In quel preciso istante, appena dopo la frase di Giulia e nel bel mezzo della risata di Álvaro, entrò Emily.
Emily era la direttrice degli Juventus Store e una volta alla settimana portava tute da allenamento, maglie per la partita e tutto il materiale ufficiale che poteva servire nel centro di allenamento e allo stadio.
Álvaro aveva smesso improvvisamente di ridere.- Ciao Giù. - la salutò la nuova arrivata.
- Ciao Emi. - ricambiò. - Come stai? -
- Non c'è male. - posò lo scatolone che portava a terra. - Tu? -
- Tutto bene. - rispose. - Vieni, appoggiati qua sulla scrivania. - le disse poi. - Così sistemo subito la roba. - aggiunse.
Emily sollevò nuovamente lo scatolone di cartone e aspettò che Álvaro si spostasse per prendere il suo posto e appoggiarlo dove le aveva detto l'altra.
- Álvaro, ti sposti? - disse Giulia. Ma lui era completamente sulle nuvole, stava fissando Emily. - Álvaro, allora! - ripetè lei, molto meno gentilmente e passandogli una mano davanti alla faccia.
- Cosa c'è? - le chiese scocciato.
- Levati, così Emily appoggia lo scatolone! - esclamò la ragazza.
- Ah, sì... ehm, scusa... - balbettò imbarazzato dopo essersi alzato goffamente e aver fatto spazio alla ragazza, tenendo lo sguardo basso. Giulia notò che era arrossito.
- Grazie... - nemmeno lei lo guardò mentre mormorava quella parola. Anche lei era arrossita.
Giulia si chiese mentalmente cosa ci fosse nell'aria in quel periodo, ovunque si girasse c'era qualcuno di sbadato, la maggior parte perchè innamorato. Non ci pensò ulteriormente e lasciò perdere l'argomento, per dedicarsi a ciò che Emi aveva portato. Così iniziò a tirare fuori i vari sacchetti di plastica e a controllare cosa contenessero. Contò che le maglie fossero del numero esatto e che ci fossero di ogni giocatore, poi le rimise all'interno dello scatolone. - Direi che c'è tutto. - disse. L'indomani le avrebbe dovute portare allo stadio per la partita.
- Perfetto. - disse allora Emily.
- Vieni domani allo stadio? - le domandò Giulia.
- Ovvio, c'è la festa scudetto, se vincono. - le rispose molto contenta all'idea.
- Bene, allora ci vediamo là. - le sorrise l'altra.
- Ci vediamo, ciao! - la salutò anche lei.
Emily uscì dalla porta scorrevole e Álvaro la seguì con lo sguardo fino a quel momento, quando scomparve dalla sua vista. Giulia se ne accorse e decise di sfruttare quella situazione per prenderlo un po' in giro.
- Hai finito di sbavare? - gli domandò lei scoppiando a ridere subito dopo e sedendosi.
- Eh? Cosa? - si riscosse lo spagnolo.
- Hai sentito bene. - ribadì. - Ti ho chiesto se hai finito di sbavare dietro ad Emily. - continuò.
Álvaro si ricompose. - Io non sbavo dietro a nessuno. - ribattè serio poi.
- Ah, ah. - rispose Giulia, quando capì che era inutile continuare ad insistere, dato che avrebbe continuato a negare che Emily in realtà gli piaceva eccome. - Per fortuna che non sei andato a casa. - aggiunse però poco dopo.
- Cosa intendi dire? - chiese lui, sospettando che la ragazza gli stesse preparando un'altra frecciatina.
Giulia sorrise tra sè e sè, convinta di aver colpito nel segno. - Niente, sarebbe stato noioso essere sola. - rispose invece.
- Ma se prima hai detto che non riesci mai a lavorare tranquilla... - riflettè l'altro a voce alta.
- Infatti. - ribattè lei, ridendo ancora perchè lui non capiva.
Álvaro decise di non portare avanti la conversazione ulteriormente: se fosse andata avanti sarebbe stato peggio per lui.
Non voleva ammettere a sè stesso che quella ragazza gli piacesse, forse perchè aveva paura che qualcuno trovasse un punto debole in lui, che aveva sempre voluto dare tutt'altra impressione di sè alle persone.----------
- Carico per domani? - chiese Giulia a Daniele quando si fu messa comoda sul divano e appoggiata alla sua spalla.
- Sì. - rispose lui semplicemente dandole un bacio sulla testa. - Chi si addormenterà per primo stasera? - disse poi ridendo.
Giulia si strinse un po' di più a lui. - Di questo passo, io. - rispose con il sorriso sulle labbra e socchiudendo leggermente gli occhi godendosi quella situazione al massimo.
Daniele pensò a quando, un po' di mesi prima, si era ritrovato in quella stessa posizione, anche se la situazione era ben diversa.
Allora era in preda a una confusione totale sui suoi sentimenti e tutto ciò che riguardava la sua attuale ragazza lo metteva in difficoltà e cercava di evitare qualsiasi cosa potesse complicare ulteriormente la situazione in cui si trovava, per quanto riuscisse a stare lontano da lei. Anzi, per un certo periodo si era anche convinto che fosse una cosa che si poteva, con il tempo, dimenticare e superare. Mentre ora non desiderava altro che rimanere così, ma, soprattutto, desiderava stare con lei.
Giulia sentiva una stretta al cuore ogni volta che pensava a quante volte aveva negato che provasse qualcosa per lui, eppure quando aveva deciso di dirgli tutto allo stadio le era sembrato fin troppo evidente quello che sentiva, ma smetteva automaticamente di tormentarsi e di pentirsi delle sue azioni quando pensava al fatto che lui era lì con lei, nonostante tutto quello che aveva fatto per evitare che finisse in quel modo.
Entrambi erano consapevoli di aver messo i piedi fra le ruote ai propri sentimenti per fin troppo tempo.
Infine, come aveva predetto Giulia, la prima ad addormentarsi fu lei, poco prima della fine del film che stavano guardando.
Daniele la osservò per qualche istante che dormiva sotto la sua stretta, poi sorrise.Spazio autrice
Voglio scusarmi se aggiornerò meno spesso rispetto all'altra storia, cercherò di trovare più tempo possibile!
Ditemi cosa ne pensate.
Giulia ♡
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Ho imparato già ad amarti senza più riserva alcuna 2 - Daniele Rugani[REVISIONE]
FanfictionEra iniziato tutto da un'amicizia, forse fin troppo stretta.