Quattordici

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Daniele entrò in casa e si diresse subito nel sua stanza, per poi stendersi sul letto. Sbuffò e incrociò le mani sulla fronte.
Si era sbrigato a fare la doccia per primo ed era scappato subito da Vinovo dopo l'allenamento di quel pomeriggio. Ultimamente passava nel centro sportivo solamente il tempo strettamente necessario ed evitava chiunque, anche i suoi compagni di squadra. Anche quel giorno aveva fatto così ed iniziava a sentirsi leggermente in colpa per il suo comportamento misterioso e per il non farsi mai vedere in giro, ma sapeva perfettamente che, se avesse lasciato trasparire il suo malumore, lo avrebbero riempito di domande. Lui non sapeva affatto celarlo, per cui preferiva che lo vedessero il meno possibile.
Gli squillò il cellulare, che Daniele si accorse di avere ancora in tasca. Lesse sullo schermo che si trattava di Stefano.

Sospirò, pensando che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, poi rispose. - Dimmi. -

- Dani, non si riesce proprio a beccarti in questo periodo. Volevo sapere come stai. - disse il centrocampista velocemente, quasi finisse il tempo per sentirlo come finiva quello per vederlo quando era al centro sportivo.

- Come devo stare Ste... - rispose l'altro. Dopo qualche istante, andò avanti. - Non reggo più questa situazione. -

- Posso provare a parlarci io, se vuoi. - voleva fare qualcosa per lui, non sopportava vederlo così male.

- Come vuoi tu, ma secondo me sarebbe inutile in ogni caso. - ribattè Daniele, sempre più sconfortato. Lui pensava esattamente quello, che non potesse capire la realtà di una cosa a meno che non sia direttamente lei ad assimilarla poco a poco. Temeva che, al contrario, insistendo nel farla ragionare, si convincesse sempre di più del suo pensiero sbagliato, forse per orgoglio. Dopo averci ripensato, si corresse quando l'amico stava per rispondere. - No, Ste. Lascia stare. -

- Perchè? - domandò deluso Stefano, che stava già ideando cosa dire alla ragazza. Voleva davvero rendersi utile per l'amico in qualche modo, anche se parlare con Giulia era una cosa che aveva già provato a fare allo stadio il giorno stesso dell'accaduto. Però faceva leva sul fatto chei quel moento fosse a caldo. Eppure, non gli veniva in mente altro da fare nonostante continuasse a scervellarsi su quella faccenda. Se conosceva bene l'amico, sapeva che se fosse venuto a conoscenza del fatto che pensava di continuo a come aiutarlo, gli avrebbe detto di smettere di preoccuparsi per lui e che non era necessario.

- Perchè peggiorerebbe le cose. - rispose l'altro. - Voglio lasciarla capire da sola, non c'è altra soluzione. - spiegò. - Spero lo farà. - aggiunse dopo essersi preso un secondo per sospirare. Iniziò ad avere paura. Fino a quel momento era rimasto nella convinzione che lei prima o poi avrebbe capito, ma se non fosse stato così?

- Va bene, Dani. - acconsentì Stefano, a cui non veniva in mente altro da dire al proprio compagno di squadra per dargli una mano. - Per qualsiasi cosa, chiama. - disse poi. Almeno quello poteva farlo per lui.

A Daniele si scaldò il cuore, era proprio un vero amico. Lo ringraziò e si salutarono, poi appoggiò il cellulare di fianco a sè.
Si mise ad osservare il soffitto.
Non viveva più nella casa in cui stava ora da un po', da quando si era trasferito l'estate precedente a casa di Giulia, allora sua amica, perchè doveva farci dei lavori.
Da allora, non si era più allontanato da lei, era diventata la persona che riusciva a farlo sorridere a fine giornata nonostante l'allenamento di quel giorno fosse stato particolarmente stancante, la persona essenziale da vivere nella sua giornata.
Anche finiti i lavori era rimasto con lei, non aveva motivo di andarsene dato che si erano decisi a mettersi insieme ed essere tornato adesso in quella casa che non sentiva più sua era stato strano.
Casa sua era dove si trovava Giulia, casa sua era lei.
E tutto ciò che gli stava intorno in quel momento gli sembrava estremamente estraneo a quelle che erano le sue abitudini. Non faceva che sentirsi fuori posto lì, come se le sensazioni negative che provava di continuo in quel periodo non fossero già abbastanza.
Quando apriva gli occhi al mattino vedeva una stanza poco famigliare, invece che la sua testa appoggiata al suo petto e i suoi capelli arruffati.
Quando andava in cucina preparava la colazione solo per una persona, adesso.
Quando guardava la televisione sul divano non aveva più nessuno da stringere a sè, qualcuno che ogni sera si addormentasse lì sulla sua spalla perchè non riusciva a resistere al sonno fino alla fine del film.
Quando si annoiava, non poteva più andare a farle qualche scherzo, cosa che avevano sempre fatto anche quando erano soltanto amici. Ogni volta Giulia si arrabbiava per finta e sempre per finta si offendeva, e Daniele doveva darle un bacio per farsi perdonare.
Non poteva più dirle che la amava tutte le volte che ne sentiva il bisogno.
Non poteva più darle i baci sulla fronte quando era preoccupata, come gli piaceva fare.
Non poteva più baciarla.
Non poteva più fare tante cose, da quelle che potevano sembrare più piccole e poco importanti a quelle essenziali. Niente era poco importante, erano tutte cose che gli mancavano alla stessa maniera.
Lei era importante, lei gli mancava.
Lei era la sua giornata, la sua abitudine.
E a ripensare a tutte quelle cose, nemmeno si era accorto che aveva iniziato a versare qualche singola ed isolata lacrima.

Spazio autrice
Scusate se è triste.
Buon Natale a tutte!
Giulia♡

Ho imparato già ad amarti senza più riserva alcuna 2 - Daniele Rugani[REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora