Sette

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In quei pochi giorni precedenti, Giulia si era buttata a capofitto nel suo lavoro e nelle sue mansioni. Faceva le scale un sacco di volte al giorno dai campi agli uffici, faceva tutto lei. Portare la propria attenzione da un'altra parte, credeva fosse la soluzione migliore per non pensare per tutta la durata del giorno a quanto era successo il giorno della festa scudetto.
Questa "soluzione" che aveva trovato, però, era efficace solo per una parte del giorno. Infatti, quando era a Vinovo con le mani tra i fogli e gli occhi su uno schermo, riusciva a concentrarsi su quello che doveva fare, chiudendosi in sè stessa e creando una barriera attorno a sè, così che anche i pensieri negativi e le immagini di quel giorno fossero respinti da essa. Il momento peggiore arrivava la sera, quando la mente non impegnata staccava ed era libera di viaggiare verso quello a cui non voleva pensare. Lì non c'era davvero nulla che la potesse aiutare, ma riconosceva che se fosse stata sola sarebbe stato mille volte peggio di quanto già era. C'erano le volte in cui se qualcuno le parlava, non dava risposta e non dava segni di aver sentito. Rimaneva letteralmente incantata. Diventava inerte ed impassibile a tutto ciò che le accadeva intorno, compresi i tentativi di sua sorella per distrarla. Lei e anche tutte le sue amiche avevano capito che farla sentire meglio non si poteva, ma solamente distrarla dalla realtà, anche se era molto difficile, per quanto fosse una cosa giusta.
In quel momento Giulia era a Vinovo e si era presa una pausa. Beveva un caffè seduta sul divanetto con aria assorta e pensierosa. Quando si accorse che stava per distrarsi, si sbrigò a finire di bere. Poi buttò il bicchiere di plastica nel bidone della spazzatura accanto alla macchinetta e andò a recuperare da terra uno scatolone disordinato con al suo interno delle cose che non servivano più. La ragazza lo svuotò e gettò gli involucri di plastica e i fogli inutili che vi erano dentro. Restava una felpa della tuta da gioco e una divisa da allenamento invernale, entrambe erano in più e avrebbe dovuto riportarle allo store ad Emily, poi ci avrebbe pensato lei. Quando realizzò ciò che doveva fare, si rese conto che non aveva voglia di muoversi anche solo da Vinovo, nonostante si sarebbe allontanata da Daniele andando allo store nel centro di Torino dall'amica.
In quel momento, il difensore entrò nella stanza accompagnato da Álvaro.

- Ciao, Giulia. - la salutò l'attaccante. - Come va? - aggiunse.

- Ciao. - ricambiò lei, ignorando Daniele. - Tutto bene. - rispose. Sì, come no pensò invece.

- Che stai facendo? - le domandò ancora allegro.

Daniele rimaneva dietro al compagno di squadra con sguardo basso, incapace di guardare negli occhi la ragazza, la quale continuava a fare come se lui non ci fosse.

- Ho questo scatolone che devo portare allo store, ma non ne ho proprio voglia. - disse infatti in risposta alla domanda di Álvaro.

Al che, lo spagnolo divenne frenetico e visibilmente agitato, ansioso di parlare e come se gli fosse stata fata un'accusa da cui doveva prontamente difendersi. - Se vuoi, lo faccio io. - si propose ansioso di una risposta affermativa da parte di Giulia.

- Tra poco c'è l'allenamento. - dissero quasi a tempo Giulia e Daniele. Dopo che si furono accorti di aver parlato contemporaneamente, si guardarono e i loro occhi si incontrarono.

Daniele aveva uno sguardo sinceramente imbarazzato, che lasciava trasparire una malcelata e repressa sofferenza. Giulia, invece, all'esterno sembrava impassibile, ma dentro di sè sentiva un vortice di emozioni dibattersi, allo scopo di trovarne una che si esternasse nel suo sguardo tramite una qualche espressione. Cosa che però non avvenne, perchè fu lei a smettere di guardare nella direzione del ragazzo, per poi arrossire di nascosto e fare del suo meglio per ricomporsi, come se non fosse successo niente.

Anche Álvaro era rimasto sbigottito da quella situazione di tensione tra i due ed era rimasto zitto in mezzo a loro, guardando da una parte e dall'altra senza sapere come comportarsi. Lasciò passare ancora qualche istante, poi parlò. - Ehm... - balbettò all'inizio. - Sì, avete ragione. Ma posso farcela ugualmente, se mi muovo. - riuscì a concludere poi, togliendo inconsapevolmente da una situazione imbarazzante i due, che lo ringraziarono mentalmente.

- Davvero, Álvaro, è compito mio. - e mentre diceva quella frase, Giulia iniziò ad intuire il vero motivo per cui lui teneva a farle quel favore, ossia vedere Emily.

- Non è un problema. Devo anche passare a casa a prendere una cosa, sono di strada. - insistè infatti lui.

Lei pensò che probabilmente era solo una scusa anche quella, ma, nonostante questo, non gli disse niente. - Va bene allora. Grazie mille. - cedette allora con un sorriso ed un'espressione che fece intendere ad Álvaro che non era scema e che capiva il reale motivo per il quale lui andava allo store.

L'altro, da parte sua, fece un sorriso imbarazzato mentre prendeva lo scatolone tra le braccia. Poi salutò Giulia e Daniele ed uscì dal centro sportivo di Vinovo verso il parcheggio in cui aveva lasciato la macchina la mattina.
Quando l'attaccante spagnolo aveva salutato il suo compagno di squadra, uscendo, la ragazza si era innervosita all'idea di rimanere di nuovo sola con lui come nell'infermieria quella sera allo Juventus Stadium.
Pensò velocemente al da farsi, poi le venne un'idea. Raccolse una cartellina da terra e si avviò verso il corridoio, senza neanche dare il tempo a Daniele di valutare la possibilità di dirle qualcosa.
Lui rimase interdetto dalla situazione. Stava appunto pensando ad una cosa intelligente da dire, quando Giulia se n'era andata. Sospirò, cercando di scaricare la tensione, e si lasciò cadere sul divanetto nero, pensieroso ancora una volta.

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Giulia superò l'angolo del corridoio e si appoggiò al muro. L'unica cosa a cui aveva pensato era stata allontanarsi dalla stanza con un pretesto qualsiasi.
Chiuse gli occhi e pensò a quanti problemi stava creando alla gente che le stava intorno, solamente per una cosa che era successa tra lei e Daniele e che, secondo lei, avrebbero dovuto risolvere solamente loro due senza coinvolgere altri.
Aveva discusso con Domenico facendolo arrabbiare.
Aveva fatto e stava facendo preoccupare le sue amiche.
Aveva fatto venire a Torino sua sorella.
Le stava venendo da piangere, ma dovette trattenersi a causa dello squillo del cellulare. Era Emily.

- Ciao, Emi. - la salutò Giulia asciungandosi con un dito l'unico accenno di lacrima che era sceso sul suo volto.

- Ehi Giù. - ricambiò il saluto. - Senti, quelle cose che mi hai detto prima per messaggio che mi avresti portato? - chiese dopo.

- Ah. - rispose sorridendo, anche se l'altra non poteva vederla. - Te le ho fatte portare da Álvaro. - aggiunse con una risatina.

- Che cosa?! - esclamò l'altra atterrita da ciò che l'amica le aveva detto.

- Manco ti avessi mandato chissà chi! - rispose Giulia con altrettanta enfasi. - Tanto lo so che... - provò ad aggiungere.

- Giulia. - la interruppe Emily, per evitare che dicesse quanto non voleva sentirsi dire.

- Devo andare, ci sentiamo. Ciao. - la liquidò allegramente parlando veloce e senza darle la possibilità di rispondere.

Mise il telefono in tasca, sorrise per il fatto che stava rendendo felice Emily senza che lei ancora lo sapesse e ricacciò via i brutti pensieri che prima erano entrati dal buco nella corazza che la vista di Daniele aveva aperto in lei.

Spazio autrice
Scusate molto se la settimana scorsa non ho aggiornato, ma ho avuto molto da fare e poco tempo per scrivere.
Spero di essermi fatta perdonare.
Ditemi cosa ne pensate del capitolo e grazie mille a voi che leggete questa storia, davvero.
Giulia♡

Ho imparato già ad amarti senza più riserva alcuna 2 - Daniele Rugani[REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora